È un Bug o una Feature?
È passato molto tempo da quando vidi tERRORbane per la prima volta. Era il 2017 quando allo Svilupparty di Bologna, manifestazione mostra a numerosi sviluppatori videoludici, incontrai quello che era il cuore di Bitnine studio. Nel 2019 il loro prototipo era in uno stage molto più avanzato e l’idea di fondo mi piacque.
Il titolo è, ad un inquadramento superficiale, un gioco di ruolo orientale (inteso come genere, non come luogo di produzione), che fa il verso ai Final Fantasy dei tempi andati. Ad un’analisi più approfondita è invece classificabile come RANDOMANZA PURA.
tERRORbane è un’esperienza peculiare. E non sto usando termini poco precisi perché non voglio andare a descrivere analiticamente quel che mi trovo davanti. È che il gioco è un insieme di non sequitur, cose random, cambi di direzioni e battute a raffica. Tutto si regge sulla sorpresa costante e sul tono del tutto.
La premessa è quella di ritrovarsi in un gioco pieno di bug, parlare direttamente con lo sviluppatore mentre cerca di sistemare il tutto e fargli capire che quello che ha creato è una sorta di colabrodo. Nel prosieguo dell’avventura si incontrerà molto commentario sul mondo gaming moderno ed una caterva di rimandi, citazioni e prese in giro di praticamente tutto. Quanto più vasta è la vostra cultura videoludica, quanto più potete cogliere elementi e citazioni, anche se c’è da dire che la maggior parte delle citazioni sono di grandi saghe, quindi dovrebbero funzionare sui più.
Anche se si è vicini al mondo della programmazione si possono apprezzare alcune chicche, modi di dire e fare e comportamenti peculiari. In quest’ottica, la narrativa di fondo che vede il nostro eroe raccogliere i giusti poteri per sconfiggere il cattivo finale, è un contorno a tutto quel che accade e non è mai il vero focus dell’avventura.
Il gioco si porta a termine, o quantomeno io l’ho fatto, in una manciata di ore, su di un percorso che sembra un binario scritto e stabilito. E ti vien da dire tutto qua? Ed invece il prodotto si apre e svela tutte le sue carte. Ci sono diversi percorsi da scoprire e sperimentare e fondamentale è la capacità del giocatore di esplorare e fare un po’ di testa propria per scovare tutti i bug e rompere il gioco in ogni modo “possibile”. Questo porterà a nuove gag ed a scoprire nuovi scenari, sempre interessanti e nuovi sia ludicamente che concettualmente. Le variazioni sono tante, così come i segreti ed il tempo speso su quest’avventura aumenta di molto.
E poi non è che ci sia molto altro da scrivere o dire ad essere sinceri. Le meccaniche di gioco sono tutte gimmick estemporanei. C’è creatività nella loro ideazione e c’è bisogno che il giocatore impegni i riflessi o il cervello il giusto per risolvere i vari puzzle (ogni cosa è un puzzle, anche le sequenze di battaglia), ma andarle a descrivere è ridondante, si tratta di sistemi e tratti autoesplicativi, che vivono nel bisogno della gag del momento.
Il punto forse più peculiare è il ritmo. A meno di non affossarsi un attimo ed impuntarsi per ottenere alcuni risultati specifici, la prima giocata scorre via così velocemente che è un turbinio che cattura e strega e sfrutta la raffica a suo enorme vantaggio. Nelle fasi di riesplorazione dei diversi scenari alternativi, c’è più effetto fatica, specie nel rivisitare porzioni già affrontate alla ricerca dell’ultimo bug.
Ottima la realizzazione audiovisiva, perfettamente in tono e stile con il contesto. Ma si tratta di un gioco che vive la sua scintilla massima sul momento, molto personale in quanto a riuscita poiché sappiamo bene che l’humor non è oggettivabile ed è tanto possibile che funzioni bene come su di me, che adoro roba referenziale e a rottura quarta parete, oppure che non aggredisca affatto la nostra anima.
C’è valore nel divertimento che si ricava da tERRORbane e si vede la cura riposta dagli sviluppatori nei suoi vari aspetti. Io mi continuo a chiedere cosa si sarebbe potuto fare con un prodotto più strutturato sul lungo pezzo, con una vera avventura dalla A alla Z. Probabilmente sarebbe risultato troppo pesante e sarebbe dovuto essere pesantemente ridimensionato, perdendo molta della sua carica di risate.