Nelle vite dei giocatori arriva sempre, tra un mastodontico open world e un indie blasonato, quel titolo più timido, meno chiacchierato, ma che salta all’occhio nello store digitale e chiama all’acquisto. Di Carto si è parlato ingiustamente poco e, manco a dirlo, anche del suo piccolo team di sviluppo, Sunhead Games, avendo all’attivo soli altri due titoli, The Swords e A Ride into the Mountains. Ma Carto rappresenta un salto enorme rispetto ai predecessori che, per quel che ci riguarda, pone il team tra gli sviluppatori indie più interessanti e di cui attendere con attenzione un nuovo titolo. Perché Carto è una gemma da disseppellire senza troppi dubbi.
Un inizio semplice
Con pochi, ispirati pannelli acquerellati, veniamo a conoscenza della storia di Carto, una piccola cartografa in viaggio a bordo di un dirigibile, e di sua nonna. Le due viaggiatrici possiedono una sorta di mappa del globo e non una qualunque, ma magica: muovendone un tassello, si provoca un effetto sul mondo sottostante. Spostare un’isola sulla loro mappa, quindi, equivale a spostarne una di dimensioni reali, e via dicendo. La piccola, provando a giocare da sola, accosta un tassello raffigurante la loro aeronave con quello di una tempesta… Un vortice disperde migliaia di pezzetti di mappa in tutto il mondo e la piccola Carto cade dal mezzo. Poco storytelling ma fatto bene, che ci introduce in un mondo da capire, da ricomporre e da esplorare. Inizia l’avventura della naufraga in cerca di sua nonna.
Forma e contenuto
Carto si trova su un’isola sconosciuta; aprendo la mappa nel menù non vedremo che il vuoto, ma raccogliendo uno dei tanti foglietti caduti dal dirigibile il mondo visitabile si espanderà, poco alla volta, mostrandoci il cammino, poi una casa, poi un fiume, poi un personaggio… Il gioco mostra da subito la sua doppia natura, quella di un adventure all’acqua di rose e di un puzzle dalla profondità stratificata, costringendoci sempre a comporre la via ideale per proseguire. Carto rappresenta un esempio lampante di una storia costruita al servizio del gameplay, inserendo le meccaniche della sua mappa tanto nello strato extra-diegetico, quello del giocatore, quanto in quello della finzione.
Un prodotto di narrative design di alto livello nella sua semplicità, oltre che sfizioso e divertente. Tutto il mondo di Carto è da ricomporre come ci pare e piace, purché vengano soddisfatti certi requisiti e completate le piccole missioni che ci vengono affidate: collegare fiumi e porzioni di deserto, porre campi fioriti in una certa posizione per far apparire una prateria segreta o ruotare una porzione di mondo per attivare una combinazione segreta sono solo alcuni esempi di ciò che Carto sarà chiamata a fare, spesso e soprattutto per aiutare chi troverà sul suo cammino.
Non un mondo piatto
Sì, perché mentre il gameplay di Carto rende divertente il suo mondo, i suoi comprimari ce lo faranno amare. Ve lo diciamo subito: in questo bizzarro paese di carta non esistono nemici, né combattimenti. Nel corso dell’esplorazione troverete solo volti amichevoli da ascoltare e aiutare, la sfida starà tutta nello spremere le meningi e creare ponti, districare labirinti e trovare pecore smarrite. Sono i personaggi a rendere l’esperienza indimenticabile: da Shianan, la ragazza che ci accompagnerà lungo una traversata in mare, ai concierge di un hotel costruito nella bocca di un vulcano, dai cercatori di tesori nella regione artica al curioso custode di una biblioteca vivente. I dialoghi sono dolci, concisi e ben caratterizzati, rendendo ogni abitante del mondo di Carto l’attore di un grosso libro animato, ognuno con le proprie tradizioni e storie fantastiche.
Unica pecca: manca la localizzazione in italiano. Ma vi consigliamo di non lasciarvi scoraggiare, il livello non è mai ostico e tutti gli scherzi e i giochi di parole vi arriveranno anche se non avete il livello C2. Alla fine, non vorrete altro che scoprire la prossima area solo per conoscere chi vi abita e quale curioso problema lo tormenta.
La sfida del cartografo
Un po’ lo suggerisce lo stile grafico, degno delle favole più spensierate, ma lo sottolineiamo: in Carto non troverete sfide insormontabili. Tutto potrà essere ricostruito usando la logica, facendoci aiutare dagli indizi degli indigeni e dell’ambiente, che ha sempre qualcosa da dire. Strani segni sul suolo, glifi da interpretare e piccoli indovinelli nascondono sempre una soluzione ovvia, ma ben congegnata. Quasi tutti gli enigmi sono ispirati e divertenti da risolvere, ma sono la varietà e lo stupore per certe idee ingegnose che il gioco propone a rendere il tutto sempre fresco. La sensazione è quella di trovarsi davanti a un articolato gioco infantile, o ad alcune sezioni di un qualche Zelda per console portatili, dove la curiosità e la voglia di proseguire sono fedeli alleate nella scoperta di un mondo che ha sempre un proprio senso, senza tradirlo mai con errori o superficialità.
Conclusioni
Il gioco, nella sua brevità (bastano circa cinque ore a completarlo), è praticamente adatto a chiunque. Abbastanza per un pomeriggio invernale con cioccolata e biscotti e forse anche il mattino dopo, magari da proseguire in compagnia dei propri figli o di fratelli e sorelle minori. O da soli, stringendo Switch tra i cuscini: non importa. Non ha avuto la portata di un capolavoro, eppure è difficile imputargli qualsiasi difetto se non l’assenza della lingua italiana. Un’avventura mossa da un evidente desiderio di scaldare il petto di chi la gioca, piena di momenti di tenerezza e di sfide da risolvere con un sorriso stampato sul volto, oltre a un comparto grafico curato ed efficace nella sua estrema semplicità. Perdonate il trasporto, ma sono questi gli indie che amiamo premiare. Fatevi un regalo, dimenticatevi di essere “troppo grandi” e immergetevi nella piccola-grande storia di Carto.