Il Game Boy Advance (oh mia console del cuore) ha rappresentato uno spazio speciale per la saga di Castelvania. Nei primi 2000 la portatile a 32-bit di Nintendo ospitò diverse avventure dei vampiri Konami – alcune delle quali annoverate tra i migliori episodi del franchise -, e si trattò di un legame precoce, dal momento che al lancio del GBA tra i primi tre giochi disponibili spiccava quel Castelvania: Circle of the Moon destinato a fare breccia nel cuore dei giocatori – con un paletto di frassino, magari.
Ricordo con viva chiarezza la sensazione che quell’attesa mi dava: non vedevo di trascorrere le sere a giocare al nuovo Game Boy nella mia cameretta, illuminato da una lampada appositamente agganciata sopra al letto, sotto le coperte per difendermi dal freddo e dai mostri.
La permanenza dei cacciatori di succhiasangue durò per circa un lustro, proteggendo l’ultimo Game Boy fino all’uscita del suo successore. A vent’anni di distanza dal primo episodio, Konami chiude il cerchio (appunto) riproponendo questo fortunato periodo della saga su Nintendo Switch, con l’aggiunta di Castlevania: Vampire’s Kiss, originariamente uscito per SNES. Prendete crocifissi, aglio e Joy-Con, e preparate i pollici.

La schermata iniziale propone i titoli in ordine cronologico, e ad aprire le macabre danze è proprio l’episodio Circle of the Moon. Ambientato in un castello austriaco nel 1830, il gioco ci metterà nei panni di Nathan Grave, il portatore della Hunter Whip, la frusta del cacciatore – motivo di discordia col compagno d’avventura Hugh Baldwin – per cercare di fermare la resurrezione del Conte Dracula (miii) tramata dalla vampira Camilla.
Le tinte sullo schermo sono cupe e calde, le musiche tra le migliori della Collection (sparatevi Awake e il suo basso fuori controllo, per favore), la difficoltà è ben calibrata e rispettosa dell’old school: Circle of the Moon, giustamente osannato all’uscita, proprio come un vampiro non invecchia, e mantiene inalterata tutta la sua forza – ludica, in questo caso. In esso troviamo tutti gli elementi tipici dei Castelvania di questa Collection: metroidvania impiantati sul backtracking, con avanzamento progressivo ed element gdr, respawn dei nemici, boss enormi, punti di salvataggio sparsi per la mappa. L’approccio è action e platform, ma l’inventario rappresenta uno strumento indispensabile: per utilizzare oggetti, sfruttare i potenziamenti delle statistiche e abbinare le carte del Dual Set-Up System (DSS), strumenti che potremo ottenere in base al fattore fortuna delle nostre specifiche e che conferiranno particolari poteri ai nostri attacchi: un oculato utilizzo di queste risorse risulterà di grande efficacia soprattutto nelle numerose boss fight.

Le differenze col sequel del 2002 Castelvania: Harmony of Dissonance sono evidenti, e però non mutano l’essenza del gioco quanto il feedback sulla giocabilità e alcune opzioni. Il protagonista Juste Belmont, imparentato niente poco di meno con quel Simon Belmont che per primo affrontò i vampiri a suon di frustate in era NES, avrà a disposizione un nuovo sistema di capacità e magie, l’azione di dash sui pulsanti laterali, e un mercante dal quale acquistare o al quale vendere gli oggetti preziosi rinvenuti durante le scorribande di creature delle tenebre. Per rispondere a chi l’anno precedente lamentò un’eccessiva ombrosità, l’aspetto grafico ricevette una rischiarata generale: la palette è più accesa, più luminosa, e le figure su schermo hanno dimensioni maggiori – a scapito però del fascino tenebroso del precedente episodio. In generale tutta l’azione risulta più compassata, senza però perdere la capacità di divertire.

La storia di Castlevania: Aria of Sorrow del 2003 racconta invece le gesta di Soma Cruz, un exchange student liceale in viaggio in Giappone che si ritrova a dover affrontare la reincarnazione del re dei vampiri; che dire, non si scherza con gli scambi culturali.
Esteticamente il gioco si pone a metà strada tra Circle of the Moon e Harmony of Dissonance, mentre è più vicino a quest’ultimo per quanto riguarda la gestione delle armi e dei poteri. A proposito di poteri, in questo episodio vengono giustificati con la capacità di Soma di assorbirli dai nemici (Kirby: Vampire Slayer is real). Con le sue diverse modalità e i finali alternativi, rimane uno degli episodi più lodati dalla critica, unico del terzetto a far parte della serie principale della saga.
Ultimo titolo della Collection è Castlevania: Vampire’s Kiss, porting dell’episodio del 1995 per Super Nintendo, che ci rimanda a un periodo precedente del gameplay del brand: livelli lineari e chiusi, assenza di inventario ed elementi gdr, un classico titolo arcade anni ’90, ma in questa raccolta sfigura rispetto ai tre episodi per GBA, risultando macchinoso e in generale invecchiato male.
In questa versione per Switch i quattro titoli dispongono di un menu sempre accessibile col taso ZL che presenta un ampio ventaglio di azioni che vanno dai replay alle impostazioni video ai salvataggi istantanei: feature che ammodernano il software, ma il consiglio è di evitare i quick save, per non snaturare l’esperienza di gioco originale.

Il sottoscritto tende, i lettori lo ricorderanno, a non premiare con troppo entusiasmo le raccolte se non in casi particolarmente virtuosi – tanto più una ad opera di Konami, un’azienda che ha decisamente perso la rotta insieme alla stima e all’affezione dei giocatori, per via delle sue scelte scellerate in ambito creativo e aziendale, fattori che fanno sembrare questa uscita l’ennesimo tentativo di raccogliere denaro dagli appassionati tornando a sfruttare il fattore nostalgia su fasti che ora come ora non esistono più. Tuttavia la qualità ludica di Castelvania Advance Collection è palese, trattandosi di titoli eccellenti non scalfiti dal tempo (almeno tre su quattro) e proposti ad un prezzo tutto sommato ragionevole: €19,99 per rivivere una parte della storia dell’ultimo Game Boy finora realizzato.
E poi, si sta avvicinando Halloween: non c’è forse un momento migliore, per andare a caccia di vampiri.