Dopo anni dal lancio, Xenoblade Chronicles 2 continua a stupire e a dividere la community
Il primo Xenoblade Chronicles è stato un evento eccezionale, il lancio di un gioco che riesce da solo a sostenere sulle sue gambe un intero genere. Un mix tra combat system impressionante unito a dei paesaggi mozzafiato e strappati dai più bei racconti fantasy che potreste mai leggere.
La colonna sonora si faceva portatrice di una narrativa semplicemente meravigliosa, in grado di trascinare con sé i cuori e gli umori di più di un milione di fan in tutto il mondo. Il fenomeno Xeno, la storica serie che i Monolith avevano iniziato all’epoca su PlayStation 1 con Xenogears, era tornato a prosperare su Nintendo Wii con un nuovo e incredibile capitolo, ambientato in un mondo in cui non esistevano null’altro se non due titani, sui cui corpi avevano trovato casa intere popolazioni di esseri viventi.
E dopo ben 7 anni dal lancio originale, avvenuto nell’ormai lontano ottobre del 2010 in Giappone, i Monolith Soft hanno portato su Nintendo Switch un nuovo capitolo della serie, un nuovo straordinario mondo, dei nuovi e carismatici personaggi. Ma sarà tutto oro quel che luccica nel mare di nuvole?
Setting e personaggi
Xenobalde Chronicles 2 parte da una premessa vagamente simile al precedente capitolo. Nel mondo di Alrest esiste un solo, sconfinato, mare di nuvole. Questo mare ricopre ogni cosa conosciuta e porta dentro di sé i relitti dispersi di imbarcazioni e tesori nascosti nelle sue profondità.
Sopra questo mare di nuvole vivono alcuni titani, più piccoli di Bionis e Mechanis, ma che allo stesso modo hanno ospitato forme di vita di ogni specie e tipologia sopra di essi e al loro interno. E questi titani hanno dato il nome ai regni che vi sono sorti sopra, come Argentum o Torna, Gormott o Indol.
E sopra di essi vivono centinaia di specie di esseri viventi diversi, unite da un legame indissolubile con alcune creature chiamate Gladius. Ogni persona che riesce a stabilire un contatto con un Gladius ne diviene il Ductor, sancendo così la creazione di un legame eterno e molto stretto tra le due creature. Centinaia di anni prima delle avventure narrate nel titolo, il mondo di Alrest è stato devastato da un nemico potente e particolarmente pericoloso, un Gladius di nome Malos, sconfitto poi dal leggendario eroe Addam e dalla sua Gladius.
Ed è proprio ad Alrest, sulla schiena di un piccolo e anziano titano conosciuto come Azurda, che facciamo la conoscenza di Rex, il protagonista dell’opera. Personaggio tanto discusso quanto curioso, poiché mescola in sé i tratti caratteristici di un ragazzino in fase di crescita con un desiderio di riscatto per il suo mondo e un cuore estremamente generoso.
Tanto generoso che, senza nemmeno starci a pensare troppo, Rex deciderà di aiutare Pyra, la misteriosa Gladius che poi scopriremo essere un’Aegis, a raggiungere il misterioso albero del mondo chiamato Elysium, terra natia di Pyra e, pare, di ogni altro Gladius del mondo.
Nel corso della settantina di ore che ci serviranno per terminare l’avventura avremo modo di conoscere diversi personaggi comprimari, tutti spinti ad agire e a unirsi a Rex per motivazioni diverse ma tutte altrettanto valide. Tora, per esempio, è un Nopon che si è spinto oltre i limiti della sua specie, incapace di legarsi a un Gladius per davvero arriverà a costruirne uno artificiale e perfettamente funzionante.
Nia, dal canto suo, rimane affascinata dal coraggio e dall’altruismo di Rex, dalla sua voglia di lottare per gli altri e dall’affetto che riserva verso tutti. Pur mantenendo segreta la sua vera identità fino a quando non è stato necessario svelarsi al mondo, Nia diventa una spalla fondamentale per il protagonista.
Anche Mòrag si unisce a Rex, inizialmente, per via di un crescente interesse nei confronti del ragazzo. Come ha fatto un ragazzino, così giovane e inesperto, a legarsi non solo a un Gladius qualsiasi bensì all’Aegis in persona? Il suo interesse verso Rex e sulla verità che si cela dietro a Malos e alla ricerca dell’Elysium la renderanno una coprotagonista davvero interessante.
In particolar modo è interessante la Gladius di Mòrag, ovvero Brighid. Una Gladius potente come poche altre, in grado di controllare fiamme di un blu cristallino tanto letali quanto magnifiche. Viene considerata da tutti una Gladius “reale” e per questo motivo è in grado di tenere un diario in cui scrivere tutte le proprie memorie, fattore fondamentale nella narrazione di Xenoblade Chronicles 2, come leggeremo più avanti.
Rex e Shulk non sono lo stesso personaggio
Se c’è una cosa a cui i Monolith ci hanno abituati bene sono i personaggi ben scritti. E ogni protagonista di Xenoblade Chronicles 2 vanta una narrazione assolutamente di prima qualità, atto a costruire un cast di grande rispetto e in grado di far innamorare i giocatori.
Lo stesso Rex è stato il centro di discussioni piuttosto accese tra i fan, soprattutto perché comparato con il precedente Shulk. C’è chi sostiene che sia un personaggio piatto e troppo stereotipato e chi, invece, ne ha apprezzato il tratto evolutivo che lo contraddistingue. Quello che è certo è che la differenza tra Shulk e Rex è ampissima, poiché sono due personaggi che compiono strade diverse e per motivi differenti.
Shulk parte come un ragazzo ingenuo, coinvolto all’interno della battaglia per il proprio mondo grazie al suo intelletto ma tenuto al confine della battaglia fino a quando non si scoprirà l’unico a poter impugnare la Monade. Una volta impugnata l’arma, Shulk compirà il primo passo verso la sua evoluzione sospinto non solo dal suo spirito di libertà, ma da un bruciante e profondo senso di odio e vendetta nei confronti dei Mechon, artefici della morte di Fiora e dello sterminio di migliaia di persone nel suo villaggio.
Rex, d’altro canto, parte da una premessa differente. E’ un ragazzino che è dovuto crescere in fretta a causa della perdita prematura dei suoi genitori, ed ha dovuto imparare da subito a procurarsi risorse da rivendere per spedire cibo e denaro alla casa che lo ha accolto sin da quando era un piccolo orfano e poco più. Lo contraddistingue, quindi, un cuore enorme, aperto all’aiuto reciproco con le altre persone e ricco di buoni sentimenti. Non è l’odio a spingerlo ad aiutare Pyra, bensì un profondo affetto che si è creato nel momento in cui lei lo ha salvato da morte certa per mano di Jin.
Parliamoci chiaro, se da un lato Shulk deve compiere un’evoluzione enorme per mettere da parte i suoi sentimenti di odio e trasformarli in qualcos’altro, Rex non deve compiere questo stesso passo. Per questo quindi ne risulta una caratterizzazione più semplice, meno intricata, ma non necessariamente meno banale.
E a Rex si unisce poi Pyra, un personaggio che visivamente potrebbe dare un’idea davvero facile e banale grazie a un’aspetto piuttosto… esagerato. Eppure sin dal principio capiamo che Pyra è tutto tranne che un personaggio debole o piatto, ma è anzi una protagonista di grande forza e dalle convinzioni ferree, con un carattere ben definito e decisamente forte (specialmente la sua controparte Mythra).
E assieme a loro ogni personaggio che andrà a comporre il cast principale diventerà una colonna portante dell’avventura, in grado di definire un gruppo variegato ma ricco di personalità, un cast unico e assolutamente indimenticabile.
Filosofia e immortalità
Ciò che stupisce di Xenoblade Chronicles 2 sono i dettagli del mondo che emergono ascoltando i dialoghi e leggendo i vari testi che troveremo sparsi in giro per il mondo di gioco. Ne emerge un mondo devastato dalla distruzione e costantemente sull’orlo della disfatta per via della morte di alcuni titani e della conseguente emigrazione di popolazioni su altri titani.
Ne emerge inoltre un rapporto incredibilmente stretto tra Gladius e Ductor, talmente stretto che si può dire che la vita di uno sia indissolubilmente legata all’altro. Jin ne è l’esempio perfetto, soprattutto per quanto visto in Torna – The Golden Country, il DLC pubblicato successivamente al lancio del gioco base che ha dipanato i dubbi sulla Guerra degli Aegis e sulla conseguente distruzione di Torna, uno dei grandi titani.
I Gladius ricevono un potere fenomenale dal nostro creatore lassù, eppure sono condannati a non ricordare. Perché? La Memoria è ciò che permette agli essere umani, anzi, a tutte le forme di vita di crescere. Ma i Gladius sono effimeri. Quando torniamo ai cristalli, i nostri ricordi svaniscono. La nostra crescita è interrotta per sempre. Anche la vita umana ha una fine, è vero. Ma anche se ogni vita umana individuale è effimera, voi potete tramandare i vostri ricordi e questo vi consente di crescere come specie, come cultura.
Jin
Tra Ductor e Gladius non si crea solo un rapporto di fiducia, ma c’è un vero e proprio sentimento che li lega. Sfogliando testi e ascoltando dialoghi scopriamo che spesso i due finiscono per innamorarsi e passare la propria vita insieme, dando vita a una coppia unica e indissolubile.
Ma, al tempo stesso, il legame tra i due è così forte che se il Ductor dovesse morire, il suo Gladius non solo tornerebbe a essere un cristallo, ma ne perderebbe anche ogni singolo ricordo. L’oblio della memoria è la forma di morte più terrificante in assoluto, quel tipo di morte a cui chiunque vorrebbe sfuggire.
Jin, il Gladius che in Torna – The Golden Country fa coppia con la splendida Lora, è arrivato ad impazzire per la morte della stessa, mangiandone il cuore per “divincolarsi” dal legame che l’univa a lei (e quindi non perderne i ricordi, riuscendo a mantenere la sua forma umanoide) e diventare un semi umano, per poi cristallizzarla nel vano tentativo di trovare un modo per riportarla in vita.
I comprimari delineati da Takahashi e dalla moglie Soraya Saga sono quindi contraddistinti da una personalità assolutamente ben delineata, pur scadendo ogni tanto in qualche cliché tipico giapponese (come l’eroe ingenuo e altruista o quello del Villain mascherato).
Per stessa ammissione di Takahashi, il tema principale di Xenoblade Chronicles 2 è quello dell’immortale scontro tra giovani e adulti, tra chi vuole andare avanti e migliorare il proprio presente e chi invece vuole mantenere un certo ordine del proprio presente, anche al costo di portarlo alla distruzione totale.
Inoltre anche il tema della relazione ragazzo – ragazza è costantemente presente nel gioco. Un tema importante, il quale porta in bella vista la relazione che si instaura tra un giovane ragazzo e una (non proprio) giovane ragazza, sui motivi che spingono il primo ad aiutare la seconda a raggiungere il suo obbiettivo pur non essendo un soldato, né un principe, ne un guerriero. Rex è solo un ragazzo, eppure non si tira indietro dall’aiutare Pyra a raggiungere l’Elysium.
Se nel precedente capitolo la filosofia alla base era un ciclo di vita e morte perpetuo, atto a riportare energia vitale a Bionis, qui invece il concetto è differente. Si parla di oblio, di parla di creazione come di un dono, come di un modo per espiare i propri peccati. I riferimenti religiosi, tanto cari ai ragazzi di Monolith Soft, sono numerosi anche in questo capitolo.
Rex è risorto, non solo per accompagnare Pyra sull’Elysium ma anche per trovare un luogo dove portare gli abitanti di Alrest e salvarli dalla morte dei titani sui quali abitano. E Pneuma, mai troppo citata, si sacrifica per permettere al suo gruppo di amici di salvarsi, donando la sua vita per gli altri.
Nel decimo capitolo, verso il finale della storia, parlando finalmente con l’architetto verremo a conoscenza di un dettaglio da non trascurare. Klaus, diventato in questo mondo “l’Architetto“, spiega al gruppo di aver utilizzato tre super computer con i quali ha condotto l’esperimento che ha poi dato il via alla distruzione della terra e alla creazione dei due universi. E sapete quali sono i nomi dei tre super computer? Logos, Pneuma e Ontos.
Logos è Malos e Pneuma è la forma originale di Pyra e Mythra. Sono nomi particolarmente curiosi e interessanti: nella religione cristiana, secondo il Vangelo di Giovanni, il Logos è la “Parola di Dio“, incarnata sulla nostra Terra da Gesù Cristo. Nella tradizione gnostica, il Logos è un principio cosmico divino e forse è per questo motivo che Malos impugna un’arma molto simile alla Monade di Shulk e dotata di poteri similari. Con la parola greca Pneuma, invece, si descrive il soffio vitale, quello che la religione cristiana chiama Spirito Santo; è una forza che illumina la materia e l’aiuta a evolversi e a trascendere il mondo materiale. Ontos, infine, è una parola che descrive il concetto di “esistenza” e “scopo” e che lo gnosticismo accomuna al concetto di “creazione“.
Criticità e problematiche
Se fino a ora abbiamo parlato di aspetti positivi, la filosofia dietro al gioco e il suo setting iniziale, bisogna anche sottolineare come lo stesso non sia esente da alcuni difetti piuttosto fastidiosi, i quali lo hanno portato a essere molto discusso tra i fan della serie.
Anzitutto il lato tecnico, contraddistinto da una mole poligonale veramente bassa seppur in grado di mostrare a schermo dei paesaggi veramente complessi e sublimi. Ed è un po’ un peccato non potersi godere certi paesaggi spettacolari a causa di una componente tecnica non all’altezza. Anche il framerate in certe zone tende a scendere parecchio, non arrivando mai all’ingiocabilità, ma risultando comunque particolarmente fastidioso.
Inoltre, la mini mappa del gioco è la cosa più sbagliata possibile. Difficile da consultare, non in grado di mostrare i punti d’interesse come si deve e ancora più difficile da navigare, oltre che in grado di occupare una grande parte dello schermo senza alcuna reale utilità.
E poi c’è l’aspetto stilistico, particolarmente combattuto tra la fanbase. C’è chi ha apprezzato lo stile cartoon, contraddistinto comunque da colorazioni molto forti e variopinte, ma ben lontane dallo stile del primo Xenoblade Chronicles (che in effetti uno stile grafico proprio non lo aveva). C’è chi invece non ha visto di buon occhio questa scelta, specialmente perché è stato il motivo che ha portato a “scoprire” letteralmente molte protagoniste donne o a donar loro un look particolarmente vistoso.
La meccanica simil gacha che sta dietro all’apertura dei cristalli dei Gladius poi ha davvero spaccato la fanbase. La scelta di rendere “casuali” le possibilità di trovare i Gladius più rari non è stata particolarmente ben accolta, e molti fan avrebbero preferito prendere parte a missioni anche particolarmente difficili piuttosto che doversi affidare a un meccanismo basato quasi interamente sulla fortuna.
Quindi è all’altezza del precedente capitolo?
E qui la domanda diventa terribilmente complicata. Può Xenoblade Chronicles 2 considerarsi un vero successore del primo capitolo? Può vivere al fianco di un gioco assolutamente magnifico che è riuscito a mettere d’accordo praticamente chiunque?
Prima di considerare una risposta, bisognerebbe parlare anche di alcuni dettagli che abbiamo tralasciato. Il combat system, per esempio, è una versione evoluta e migliorata rispetto a quello visto in Xenoblade Chronicles. La base è sostanzialmente la stessa, ma a creare più ricchezza ci si mettono possibilità di combo senza fine, attacchi di gruppo con cui spezzare delle sfere che avremo precedentemente applicato ai nemici per infliggergli danni ancora maggiori, cambi di Gladius in mezzo alla battaglia (e quindi di strategia d’attacco), e tanto altro.
Pensate che il combat system è stato espanso così tanto che non ne scopriremo i completi vantaggi prima di una trentina di ore. I Monolith Soft hanno ben pensato di andarci piano con i giocatori, non sommergendoli di informazioni da ogni parte sin dal principio ma facendo imparare loro a gestire e sfruttare il combat system poco per volta (anche mediante tutorial praticamente infiniti).
E la colonna sonora del secondo capitolo si attesta, nuovamente, a livelli semplicemente stellari. Le tracce composte da ACE e Kenji Hiramatsu risuonano potenti e magnifiche attraverso gli speaker di Nintendo Switch, cullandoci durante una piacevole scorribanda per le praterie del Gormott e caricandoci del sacro fuoco della battaglia durante gli scontri. E la traccia finale, perfettamente in grado di reggere botta rispetto alla precedente Beyond The Sky, vi farà piangere a lungo una volta raggiunti i titoli di coda. One Last You è una traccia che vi accompagnerà davvero per sempre.
In definitiva, possiamo considerare Xenoblade Chronicles 2 un capitolo all’altezza del precedente? Ovviamente ognuno può apprezzarlo o disprezzarlo, chiunque può esserne rimasto colpito o deluso in egual modo. Però si, l’ultima fatica dei ragazzi di Monolith Soft si può considerare un gioco perfettamente in grado di stare al fianco del precedessore grazie a una storia profonda e articolata, a dei personaggi che nascondono una personalità ben definita e spiccata dietro a una veste grafica che potrebbe trarre in inganno le persone più superficiali. E la colonna sonora unisce alla perfezione ogni singola fase del gioco, sia quando sfruttiamo l’intricato ma ottimo combat system sia quando percorriamo le pericolose lande devastate del suolo sotto il mare di nubi.