C’è posto per un altro action-platformer/metroidvania?

Per quanto nel corso degli anni mi sia scoperto amante del genere metroidvania, ultimamente sto rischiando l’indigestione. Questa particolare categoria di giochi sta giungendo ad un punto di saturazione ed il nostro e Vostro gusto di videogiocatori sicuramente è andato raffinandosi, riuscendo a percepire la reale qualità di un titolo rispetto a quelli che sono i giochi che hanno rivoluzionato il genere.
Forse l’attesa spasmodica di Silksong (ed il successo innegabile di Hollow Knight) diventa ulteriormente manifesta nel momento in cui la stragrande maggioranza della stampa specializzata lo utilizza come termine di paragone per parlare di Greak: Memories of Azur, titolo che ci accingiamo a recensire.
La premessa narrativa del gioco è tutta incentrata sull’eroe eponimo Greak e sui suoi fratelli: Adara, un’apprendista stregone e il guerriero Raydel. Il loro compito è quello di ritrovarsi e di unire le forze per attraversare le lande di Azur e difendere la loro razza, i Courine, dagli Urlag che stanno invadendo il loro mondo.

Come al solito la narrazione non risulta essere niente di straordinario, ma mostra qualche personaggio ben caratterizzato anche tra quelli non giocanti, soprattutto grazie al tratto stilistico delle animazioni e disegni che avranno colto le vostre attenzioni già dai trailer e dalle varie presentazioni e che vi riporterà immediatamente all’atmosfera dei migliori cartoni animati della fanciullezza.
L’unico paragone possibile con Hollow Knight, però è quello sull’art direction, che è oggettivamente incredibile, come se al gioco del Team Cherry fosse stato aggiunto tanto colore, a creare delle ambientazioni veramente suggestive e differenziate, i cui dettagli anche microscopici si perdono in handheld, ma sbocciano su grande schermo.
Per quanto riguarda il gioco in sé, dunque, rifuggiamo il confronto con l’intoccabile cavaliere insetto e cerchiamo di capire le caratteristiche che formano l’identità di Greak.
Un’abilità per ogni fratello.

Lo scheletro del gioco è quello di un action-platformer con una zona centrale o hub-world in cui potrete attardarvi con i vari NPC acquistando pozioni, ingredienti per ricette o imparando alcune nuove tecniche. Da questa zona si dipanano i vari percorsi in una mappa comunque interconnessa, che è ciò che rende tale un metroidvania.
La caratteristica che rende Greak diverso da tutte le altre declinazioni del genere è il controllo dell’intero gruppo di fratellini e l’alternanza tra loro nelle varie fasi di gioco. Questa meccanica è stata probabilmente ispirata da The Lost Vikings, gioco del 1992 (tra i primi prodotti sfornati da una certa Blizzard Entertainment), che vedeva tre barbuti vichinghi aiutarsi a vicenda facendo delle proprie abilità particolari un punto di forza e una differenziazione a livello di gameplay. Il fatto di poter controllare contemporaneamente fino a 3 personaggi finalmente rende le fasi di puzzle e di enigmi ambientali più stratificate della media. Se il piccolo Greak risulta il più bilanciato dei tre con il suo doppio salto e il suo attacco base abbastanza rapido ed i colpi a distanza tramite balestra, Adara può usufruire di dardi magici per attaccare da lontano e della levitazione per spostarsi, mentre Raydel è l’unico che possiede uno scudo e quello certamente più versato nel combattimento.

Grazie a questa differenziazione e diversamente da quasi tutti gli action-platformer degli ultimi tempi, Greak ci presenterà enigmi più articolati o quantomeno sfaccettati: solo uno dei tre Courine potrà raggiungere la leva “x” che vi servirà per attivare il macchinario “y”, che il fratello dovrà puntare verso il bersaglio “z”. La varietà di queste situazioni impatta anche il level design in modo interessante…, ma sapete già che c’è un “ma” in arrivo (soprattutto se avete sbirciato le valutazioni a fine recensione): ognuno dei tre personaggi potrà essere spostato singolarmente per raggiungere le varie aree di una schermata e i vari punti d’interesse degli enigmi e mantenendo premuto ZL i tre potranno muoversi in gruppo (mentre con ZR potrete richiamare gli altri due fratelli dalla vostra posizione), con tutte le complicazioni che andiamo di seguito a descrivere.
Il potere è moltiplicato o diviso?
Purtroppo lo spostamento dei singoli Courine rallenta parecchio l’azione, e può aumentare il backtracking, anche se vi permetterà di gestire ogni personaggio con precisione. D’altro canto, muovere i tre tutti insieme potrà risultare nell’impigliarsi di alcuni di essi (che hanno agilità e tipi di movimento diversi) all’interno degli ostacoli della mappa, con conseguenti interruzioni nel flusso dell’azione di gioco o perfino tristi game-over per la morte anche solo di uno dei vostri compagni di viaggio.

Anche gli inventari dei tre sono gestiti separatamente e se questo vi permetterà di trasportare più cose (ogni volta che ritroverete uno dei fratelli), si sente la mancanza della possibilità di passare gli oggetti da un personaggio all’altro attraverso un’unica schermata od un comando rapido. Più che di veri e propri oggetti poi, si tratterà quasi sempre di ingredienti per cucinare le varie ricette, che di solito sono composte da un trittico di elementi: ecco perché una gestione più agevole degli inventari avrebbe potuto donare scorrevolezza alle meccaniche di gioco.
Il combat system è responsivo, ma gli scontri risultano abbastanza facili rispetto alla media del genere e purtroppo i nemici rimangono quasi gli stessi per tutta l’avventura, tranne rare eccezioni. Il “roll” di Greak ha frame di invincibilità che lo rendono quasi intoccabile. I boss sapranno essere soddisfacenti, anche se non rappresenteranno mai una sfida all’ultimo tentativo. Considerando che con un’esplorazione un po’ più attenta potrete imbattervi nelle stanze di sfida che vi garantiranno ulteriori punti vita, capirete come il combattimento resti sullo sfondo dell’esperienza e sia sempre abbordabile. Le armi non vedono particolari evoluzioni e solo la rosa di mosse disponibile si amplierà in alcuni casi (attraverso alcune quest degli NPC o tramite esplorazione). In generale i tre fratelli sono complementari, ma la loro forza non si moltiplica quasi mai attraverso un’evoluzione, puntando tutto l’accento sulla combinazione delle singole abilità piuttosto che sulla crescita delle stesse.

Inoltre, anche nel combattimento sarete chiamati a prediligere uno dei tre lasciando purtroppo indietro gli altri due: se avanzando compatti la potenza di fuoco aumenterà, molto spesso uno dei tre Courine sarà più esposto agli attacchi dei nemici e, come detto, la morte di uno solo porta al game-over per tutti (ed i punti di salvataggio sono rari). Capiterà quindi che mandiate avanti solo Greak o Raydel per sbarazzarvi degli avversari, mentre gli altri se ne staranno a fare il tifo, lontani da attacchi pericolosi.
Un gioco studiato per essere breve ma intenso.
Il gioco dura circa 6-7 ore attestandosi come piuttosto breve. D’altro canto le animazioni e la direzione artistica sono sopra la media, risultando veramente tra i migliori lavori del genere, per quanto riguarda il disegno a mano. Tecnicamente il gioco gira benissimo sia in portabilità (che è sempre un plus per l’utenza Switch) sia in docked, anche se come detto, alcuni dei dettagli delle ambientazioni sono talmente minuscoli che si perdono un po’ in handheld.

Le musiche risultano epiche e piacevolmente in sintonia con il mood tenero della direzione artistica (anche se vi sfido a trovare tra queste un motivetto unico e catchy, che canticchierete all’infinito): in generale la colonna sonora è di mero accompagnamento e in certe fasi i singoli brani si concludono lasciando forse troppi secondi di silenzio prima che la traccia successiva attacchi.
Greak mette il vestito buono e…questo ci basta.
In definitiva Greak: Memories of Azur è un gioco estremamente scaltro nel mostrare tutta la sua qualità artistica e le possibilità offerte dall’alternarsi dei tre consanguinei Courine con le loro peculiarità di gameplay. La ricchezza visiva trae vantaggio dalla brevità del titolo e la scarsa profondità di alcuni aspetti come il combattimento e l’evoluzione dei singoli personaggi è compensata da puzzle ambientali più articolati della media. Il fatto che il titolo sia uscito quasi a sorpresa, in un periodo in cui si attende il seguito di uno degli esponenti più premiati del genere, non può che gettare ulteriore attenzione su un gioco che, se visto dall’angolazione giusta può essere una piccola gemma per gli appassionati del genere.
Siete pronti a farvi rapire da un paio di ottime caratteristiche orchestrate con sapienza e a mescolarle a fondo fino a scioglierci dentro qualche difetto? Siete pronti a guardare i tre fratelli come uno solo?
