Qui la privacy è l’ultimo dei problemi
Se pensiamo al futuro è facile immaginare un mondo interconnesso, vivo, in continua mutazione: dalle macchine volanti ai miglioramenti nella vita di tutti i giorni, dalle intelligenze artificiali alla condivisione di conoscenza ed esperienze, ogni aspetto del “domani” lo vediamo con occhio speranzoso.
Sarebbe quindi curioso poter scambiare due chiacchiere con il buon Evan Kapnos, protagonista del “futuro” in cui è ambientato FORECLOSED di Antab Studio: un uomo comune, che abita in un bilocale vista metropoli (invero non male, ad essere onesti) e si guadagna da vivere come lavoratore dipendente della Securtech, un’azienda in cui si reca ogni giorno, tutti i giorni, probabilmente ascoltando “Everyday is exactly the same” dei NIN.
Evan è uno come noi: burbero e silenzioso, va a dormire buttando i vestiti sul letto e si alza al suono di una sveglia fastidiosissima – probabilmente l’unico modo di non tardare a lavoro – per poi abbandonarsi al florilegio di informazioni che il suo impianto neurale gli riversa ogni mattina sotto forma di realtà aumentata, percepibile direttamente dai suoi sensi, prima ancora che abbia potuto bere il suo caffè – sacrilegio!
Già, non è un mondo proprio invitante quello in cui vive Evan Kapnos. Ma tranquilli, potrebbe andare peggio.
Il mondo di FORECLOSED è costruito sulla distopia dell’interconnessione forzata, in cui ogni abitante è fin dalla nascita collegato ad un sistema a cui deve letteralmente la propria identità: esisti e sei connesso, quindi sei in debito verso le istituzioni, le quali approfittano di questo rapporto di forza per gestire l’ordine pubblico, la diffusione delle informazioni (compresa la pubblicità) e le routine di ogni individuo.
Un sistema potenzialmente inattaccabile, ma in cui si sono insediate diverse figure ambigue capaci di muoversi tra le pieghe delle leggi e creare qualche grattacapo ad un sistema che – però – ha come priorità la preservazione dello stesso piuttosto che la vita umana.
È in questo idilliaco scenario che Evan si sveglia, in un giorno come un altro, scoprendo che l’azienda per cui lavora è in bancarotta: un dispiacere, sì, che però va oltre quello che possiamo immaginare, soprattutto se consideriamo che in questa realtà i dipendenti sono proprietà dell’azienda, al pari di macchinari ed edifici.
Per tutta la durata della procedura di valutazione, quindi, il nostro protagonista diventerà letteralmente un fantasma del sistema informatico/neurale, privato di ogni diritto e servizio, compresa la propria identità. Unico modo per sistemare (se così si può dire) le cose è presentarsi per tempo al tribunale perché possa essere reinserito efficacemente tra i nodi della blockchain.
Da qui in poi è compito del giocatore scoprire cosa attende Evan nel suo immediato futuro: le poche ore che lo separano dall’audizione in tribunale potrebbero diventare teatro di una classica (ma futuribile) storia di segreti, inganni e tradimenti, sempre che rimaniate in vita!
FORECLOSED immerge il giocatore in un universo dalle tinte acide, tra colori saturi e allucinazioni al neon, richiamando un immaginario Cyberpunk molto intrigante ma senza farsi schiacciare dalla propria ambizione in fase di world building: prendiamo il controllo del nostro avatar in quello che è un gioco d’azione con visuale alle spalle del protagonista, concentrati sul nostro obiettivo e guidati dalla trama durante i nostri passi. È facile, almeno inizialmente, perdersi a curiosare nei dettagli che ci circondano, ma presto veniamo richiamati all’ordine – in un modo o nell’altro.
Siamo reietti, siamo fantasmi, siamo fuggitivi, siamo ribelli, siamo eversori: la nostra condizione cambia di pari passo con la storia, raccontata attraverso una rappresentazione visiva in stile comic americano che fin dai primi istanti affascina sia come virtuosismo estetico che tecnico, celando i caricamenti con sapienza, per accompagnarci attraverso cambi di inquadratura e gameplay che rendono l’esperienza variegata. Una serie di stratagemmi, questi, che elevano il gioco oltre la sua apparente (almeno inizialmente) semplicità.
La narrativa è concisa, diretta, e si dipana su poche ore effettive nel mondo di FORECLOSED: per questo motivo il ritmo è spedito ed Evan è quasi “tirato per il colletto” da uno dei comprimari della storia, la misteriosa Dalia Khari, attraverso i misteri che circondano la bancarotta della Securtech e il bizzarro firmware che sta sconvolgendo gli impianti neurali del nostro protagonista.
Di area in area, di storia in storia, Evan progredisce di abilità e capacità, passando dallo stealth alle armi da fuoco per poi chiamare in causa i propri, inattesi, poteri: scudi di energia, proiettili perforanti o esplosivi, globi di plasma che distraggono i nemici, telecinesi… di tutto. Affrontando gli eventi e curiosando alla ricerca dei collezionabili presenti nelle varie aree si acquisiscono punti esperienza che permettono al giocatore di creare il setup ideale per i propri gusti – sempre nei limiti imposti dall’eventuale sovraccarico dei nostri impianti, che ci renderà vulnerabili per qualche istante.
L’unica cosa da tenere a bada è il proprio istinto: buttarsi a capofitto nell’azione potrebbe precluderci alcune possibilità tattiche, come la manomissione di dispositivi per generare esplosioni o l’utilizzo degli elementi del fondale suscettibili alla telecinesi per farne armi o scudi. Pazienza e studio dell’ambiente prima di tutto: penserete solo dopo agli headshot!
FORECLOSED, dicevamo, è un titolo piuttosto “conciso”, che costruisce la propria narrazione attorno ad un singolo individuo senza che questo “cammino dell’eroe” vada a chiamare in causa realtà più grandi di lui, cliché abusatissimo e che per una volta è un piacere vedere messo in disparte: Evan è innesco, perno e traguardo, lottiamo pad alla mano per la sua vita e la sua libertà, guizzando tra il lucido cinismo di alleati e avversari.
Nel corso della manciata di ore necessaria per completarlo ci troveremo spesso “soli contro tutti” e la nostra pistola sarà l’alleato migliore che possiamo immaginare. Tra un micidiale colpo alla testa e una raffica di proiettili che dovrebbe stendere un elefante e invece vede il nostro nemico rimanere in piedi, capiterà di storcere il naso, percependo un po’ di incoerenza nell’effetto della nostra arma tra una situazione e l’altra. Ci vuole un po’ per delineare i limiti del sistema di combattimento, ma presto ci si rende conto che non siamo in COD e possiamo provare a studiare le finestre di vulnerabilità dei nemici tradizionali, dotati di elmo, corazzati o con lo scudo. Il momento migliore per parlare di telecinesi…
La pistola è l’arma principale, ma una volta sbloccati i poteri della telecinesi non si torna più indietro: non importa quanti punti esperienza abbiate investito nel vostro arsenale, fermatevi e usate quelli che avete sulle abilità cinetiche, in grado davvero di cambiare le sorti della battaglia.
I nemici a volte possono essere davvero tanti e soverchianti (e per questo esiste una difficoltà “storia“, più semplice, doveste avere problemi), ma una volta preso gusto nell’utilizzare la telecinesi per sbatterli a terra mentre cerchiamo estintori da lanciare in ogni direzione o chiamiamo a noi i cassonetti per farci da scudo, ci si sente davvero padroni del campo di battaglia.
E quando si applica la telecinesi ai proiettili, ottenendo una pistola con colpi esplosivi/perforanti “a ricerca”, il sorriso sul volto vi si inchioda per forza.
Quello che forse manca a FORECLOSED è un vero momento di “catarsi videoludica”, a seguito di una situazione di gameplay che possa rappresentare la prova ultima delle proprie abilità (magari ribaltando le aspettative) o dal lato narrativo attraverso una messa in discussione pivotale delle proprie certezze morali sviluppate nei panni di Evan Kapnoss.
L’esperienza rimane invece molto semplice e legata a doppia mandata al destino del protagonista – cosa evidente dall’esito delle (comunque interessanti) scelte a cui veniamo messi di fronte in alcune situazioni. Il giocatore è Evan, Evan rivuole la sua vita, il giocatore ha come obiettivo riprendersela. Poco importa il resto.
La sfida al sistema e alle convenzioni, la rottura degli inattaccabili ingranaggi del potere e la denuncia della conformazione delle vite sono dilemmi che vengono proiettati sulla vita di un singolo, senza che le sue peripezie possano divenire un esempio o un punto di svolta per il resto del mondo che lo circonda. Ci sono cinismo ed egoismo, forse rassegnazione, nella figura Evan, un anti-eroe destinato a inseguire una vita da ombra come forma di ribellione massima.
Che non tutti gli eroi siano principi azzurri con cappa e spada lo sapevamo e non è certo il giudizio su Evan, positivo o meno, ad alterare la percezione di FORECLOSED (anzi, questo cambio di registro rende il tutto molto intrigante da un certo punto di vista) che rimane un titolo affascinante e sorprendente dal lato visivo, reinventando con sagacia i tòpoi di genere nell’utilizzo del web, della realtà aumentata e della tecnologia in generale.
Antab Studio ha messo in campo tante idee e tanto stile, confezionando un pacchetto compatto che fa davvero venir voglia di avere “di più”: che si tratti di sessioni di gameplay, poteri o minigiochi, l’impressione è che ogni elemento avrebbe meritato ancora più spazio e possibilità di guadagnare la scena, in particolare quando entra in gioco la componente di interconnessione neurale e si aprono le porte per mondi in cui le regole cambiano completamente – Bad Trip è sicuramente il momento più alto di tutta la produzione.
Non manca la voglia di rigiocare e migliorarsi dopo i titoli di coda e grazie alla selezione capitoli è semplicissimo rimettersi all’opera per rivivere alcune sezioni con maggiore consapevolezza o compiere scelte differenti. Da questo punto vista si fa il verso ai Resident Evil, giochi che ri-giocati sapendo cosa fare e come diventano degli ottimi spuntini da ricompletare ad ogni occasione.
FORECLOSED è un progetto che abbiamo seguito fin dal suo annuncio con grande interesse, un po’ perché è normale rivolgere attenzione ad una produzione nostrana e un po’ perché i ragazzi di Antab Studio ci avevano già conquistato in passato con il loro acidissimo e frenetico GRIDD: Retroenhanced.
Avendo finalmente il gioco in mano, completato più volte su diverse piattaforme, vien da dire che la parola d’ordine è “potenziale”: un potenziale immenso quello mostrato, soprattutto dal lato artistico. Se questi sono i risultati che può ottenere un team così piccolo, c’è da guardare al futuro con entusiasmo.
Una promozione quindi, tra inevitabili alti e bassi, per un action futuristico che va ad aggiungersi con orgoglio alla schiera di interessantissimi titoli nati dalla scena dello sviluppo italiano e che sono sicuro diventerà una chicca tra gli appassionati grazie alla riuscitissima fusione estetica tra fumetto e cyberpunk. Ne voglio ancora!