Si torna a Shibuya, tra la vita e la morte
Uno dei miei sogni è andare in Giappone. Sono affascinato da tutto ciò che è la storia di questo meraviglioso Paese, così come mi attrae la modernità che sa offrire il Sol Levante, dalla tecnologia alle città e quartieri che fanno sembrare pieno giorno anche la notte più buia. Un sogno che credo e spero realizzerò tra pochi anni, ma per fortuna esistono videogiochi come The World Ends with You.
Il primo capitolo, nel 2008 su Nintendo DS, era riuscito a catapultarmi in quel di Shibuya con una storia appassionante, personaggi stravaganti e un sistema di combattimento che, per quanto non comodissimo, dimostrava come Square Enix e h.a.n.d. fossero riusciti a creare qualcosa disegnato attorno al doppio schermo della console portatile giapponese.
A distanza di più di dieci anni io, così come tanti fan della serie, aspettavamo un seguito ma ciò che abbiamo ottenuto non è stato altro che una versione per dispositivi iOS e Android, per poi vedere la Final Remix su Nintendo Switch.
Non proprio ciò che desideravamo, ma l’epilogo aggiuntivo che lasciava il finale decisamente aperto ha fatto capire come nelle intenzioni di Square Enix ci fosse effettivamente un sequel. Eccolo, NEO: The World Ends with You è quel seguito che ho aspettato per anni e che, così come fatto dal predecessore, è riuscito benissimo a farmi vivere in quei quartieri che sto tanto sognando.
La storia di NEO: TWEWY si svolge tre anni dopo quella del primo capitolo e ne riprende appieno lo stile, sia grafico che sonoro che nel “mood”. È importante sottolineare che, anche se non indispensabile per capire la trama e divertirsi, per godere appieno di NEO è necessario conoscere bene gli eventi narrati nella Final Remix (con l’epilogo aggiuntivo); per chi non lo ha giocato e non abbia voglia di recuperare il gioco su Nintendo Switch, è possibile guardare l’anime dedicato: non è minimamente la stessa cosa, ma almeno pone le basi per capire chi sono determinati personaggi chiave.
Detto ciò, prima ho parlato di stile grafico sottolineando come questo riprenda quello del primo capitolo. Chi ha già visto i trailer o magari video gameplay di NEO potrebbe aver inarcato il sopracciglio visto che questo sequel, a differenza del primo capitolo, è interamente in tre dimensioni. Square Enix ha voluto infatti abbandonare il 2D realizzando qualcosa di più “moderno”, o meglio qualcosa che possa attirare anche e soprattutto gli adolescenti di oggi, che l’era delle due dimensioni la vedono come qualcosa di estremamente retrò (sigh, sono vecchio).
La scelta non mi è dispiaciuta affatto: certo, sembra ci sia meno cura in generale e la mole poligonale non è così avanzata; abbiamo personaggi principali ben realizzati con NPC raffigurati come semplici marionette, ma lo stile fumettoso, la realizzazione di Shibuya e la sensazione di trovarsi nel mondo dell’originale The World Ends with You sono totalmente rispettati
Tornando ai fumetti, la parola non è usata a caso. Ancor più di quanto lo fosse il primo capitolo, probabilmente anche esagerando un po’ in questo sequel, NEO fonde pienamente graphic novel con RPG data la mole enorme di testo da leggere. Niente di particolarmente disturbante, lo scambio di battute tra i protagonisti e i tanti personaggi secondari intrattengono e lasciano sul volto più di qualche sorriso, ma quando si vede interrotta l’azione ogni volta che si cambia area (e a volte anche più volte nella stessa area) per delle battute simpatiche sì, ma che non aggiungono nulla alla trama o alla caratterizzazione dei personaggi, un po’ indispettisce.
Per fortuna ci pensa tutto il resto a far tornare il sorriso e la voglia di andare avanti, soprattutto dopo le prime ore di gioco. Dopo un iniziale filmato in cel shading dalla realizzazione incredibile (peccato ce ne siano davvero pochi) si inizia finalmente a giocare e la sensazione è davvero strana: è sempre lei, Shibuya. È sempre lui, The World Ends with You, eppure il cambio da 2D a 3D ha modificato tutto. La telecamera è fissa e ci si può muovere per le varie zone per portare a termine le missioni primarie e secondarie, alla ricerca di persone da interrogare, di graffiti, di una determinata spilla o vestito, insomma nulla di fantascientifico. Shibuya è viva ed è ambientata ai giorni nostri: Rindo e Fret (i protagonisti iniziali) parlano uno slang giovane, utilizzano gli smartphone, chattano con emoji e abbreviazioni, sono in fissa per un gioco mobile (che tanto ricorda Pokémon GO). Ma allora cosa differenzia il mondo reale da quello di TWEWY?
Il Gioco.
Senza fare alcune spoiler e cercando di rimanere il più generico possibile, Rindo e Fret in una normalissima giornata da adolescenti si ritrovano, improvvisamente, a partecipare ad un gioco a squadre in cui bisogna portare a termine ogni giorno, per sette giorni, una missione, pena l’eliminazione. Peccato che per “eliminazione” si intenda nel vero senso della parola. A differenza del primo capitolo dove le squadre erano semplicemente delle coppie, qui abbiamo diversi componenti e questo ha permesso l’introduzione di una moltitudine di personaggi, tutti riusciti, con cui interagire e a cui affezionarsi, più o meno.
Tutto ciò si trasmette anche ai combattimenti, probabilmente il comparto che più ha visto uno stravolgimento rispetto al capitolo precedente. In TWEWY infatti, come detto inizialmente, si sfruttava appieno il Nintendo DS controllando un personaggio per schermo, cosa poi riprodotta alla bell’e meglio su Switch sfruttando il puntatore dei Joy-Con o il touch screen in modalità portatile.
In NEO i combattimenti, ovviamente, sono in tre dimensioni e c’è totale libertà di movimento. Ogni personaggio è equipaggiato con una spilla (una magia o attacco fisico) che corrisponde ad un pulsante del controller: premendo quel pulsante si fa attaccare un determinato personaggio e combinando quindi i vari pulsanti è possibile creare delle combo devastanti. Facendo tutto ciò con tempismo, inoltre, si carica una barra che una volta arrivata al 100% permette un attacco speciale che in poco tempo fa piazza pulita di numerosi nemici.
Per evitare lo smashing button compulsivo, in ogni caso, gli sviluppatori hanno ben pensato di rendere queste spille consumabili durante lo scontro, quindi è bene pensare a quando e come attaccare i nemici pena ritrovarsi a dover attendere qualche secondo inerme in attesa che la barra dell’attacco si ricarichi nuovamente.
Fortunatamente nella seconda metà della storia sarà molto importante attaccare i nemici con consapevolezza, e le stesse situazioni che vanno a crearsi, come lo sblocco di ulteriori poteri (buff e debuff) permettono un buon bilanciamento tra attacco e difesa, senza buttarsi a capofitto sui nemici.
Quel che invece va a peggiorare nei combattimenti proseguendo nella storia è la lettura di ciò che avviene a schermo: l’enorme mole di personaggi, nemici, esplosioni, effetti speciali e spostamenti rapidi di telecamera rendono alcuni scontri quasi un terno al lotto, con il giocatore che preme i pulsanti a memoria sapendo il loro effetto sui nemici, ma non capendo se effettivamente le intenzioni si stanno tramutando in attacchi.
Tolto ciò, per quanto la soluzione trovata su DS fosse di sicuro più originale, per quanto inizialmente possa sembrare solo un premere pulsanti a caso, il combat system di NEO: TWEWY ha il suo perché e dà anche molte soddisfazioni quando le azioni corali dei personaggi vanno ad incastrarsi perfettamente realizzando combo con effetti supplementari.
Ogni spilla (ce ne sono più di 300!) sale infatti di livello e molte di esse evolvono in versioni più potenti, con attacco maggiore ed effetti aggiuntivi più utili che possono ribaltare le sorti di un combattimento. Scegliere la giusta spilla o, meglio, la giusta combinazione di spille da dare ai diversi personaggi, permette infatti un approccio totalmente differente ai combattimenti e ciò non solo permette di variare nel gameplay, ma anche di facilitarsi la vita (o rendersela più difficile).
Così come nel primo capitolo, anche in NEO ci sono tantissimi fattori che permettono di facilitare e rendere l’avanzare del gioco davvero una passeggiata, o al contrario rendere ogni combattimento un inferno. Perché un giocatore dovrebbe scegliere la seconda ipotesi, oltre a quella di avere una degna sfida? Più si gioca a difficoltà maggiore (modificabile ogni volta che si vuole), più si sceglie un livello basso per i propri personaggi andando quindi a diminuire la propria salute, più si creano catene di nemici da battere nei diversi round, maggiori saranno le ricompense una volta usciti vittoriosi da una battaglia.
E se si vuole completare al 100% il gioco, sarà necessario farlo.
Come in ogni RPG che si rispetti, ovviamente le statistiche dei personaggi sono fondamentali per poter combattere ad armi pari con i nemici, pena il soccombere anche con il più scarso dei Rumori, appellativo dato ai nemici del Gioco. Scordatevi però armature, spade, elmi e pietre preziose dai poteri magici. Qui ci troviamo a Shibuya, lo shopping e il divertimento sono all’ordine del giorno, e quindi per potenziarsi bisogna acquistare cappelli, magliette, pantaloni e accessori all’ultima moda. Anzi, se si indossano capi d’abbigliamento della stessa marca, gli effetti positivi saranno ancora migliori.
Ma una giornata di shopping non è totalmente appagante se non termina con una bella mangiata, che sia in un ristorante etnico o in un fast food. Anche i nostri Rindo, Fret e compagnia adorano il cibo, e non solo per il sapore: mangiando le loro pietanze preferite vediamo salire varie statistiche, così come lo Stile. Quest’ultimo è importantissimo per poter sbloccare gli effetti secondari dei capi d’abbigliamento che richiedono, appunto, un determinato livello minimo di Stile.
Ho già anticipato qualcosa riguardante il comparto grafico, ma è ora di parlarne più approfonditamente. Ciò su cui Square Enix e h.a.n.d. hanno perfettamente colto nel segno è lo stile, ma d’altronde è bastato replicare quello del primo capitolo, già perfetto. La sfida è stata quella di tramutare tutto in tre dimensioni, e qui qualche difficoltà c’è stata. Chiariamoci, il gioco è bello da vedere e l’eccezionale comparto artistico fa dimenticare le sbavature, ma la sensazione che qualcosa in più si sarebbe potuta fare c’è. Così come nel capitolo precedente, ci troviamo in una Shibuya divisa in microaree e nessuna di queste è tanto ricca di particolari o magari di elementi con cui interagire per giustificare una certa povertà grafica, i frequenti ma leggeri cali di frame rate e soprattutto i tempi di caricamento tra una zona e un’altra.
Non che questi ultimi siano lunghi, parliamo di una manciata di secondi, ma quando bisogna spostarsi da una parte all’altra della città (e lo si farà molto spesso) dovendo attraversare diverse zone, perdere una quindicina di secondi di caricamenti alla lunga può stancare.
Decisamente riuscito, invece, il comparto sonoro: ci troviamo di fronte ad un vero capolavoro. Il doppiaggio, sia giapponese che inglese, è di ottima fattura; per la colonna sonora è stato richiamato Takeharu Ishimoto che, nonostante abbia lasciato Square Enix, è tornato proprio per comporre nuovamente la OST di NEO: TWEWY. Grazie di averlo fatto. Un mix di pop, metal, rock, con canzoni cantate e non, accompagnano l’avventura e i combattimenti non stancando mai ed entrando subito tra le playlist salvate su YouTube, da riascoltare ancora e ancora.
NEO: The World Ends with You è un degno seguito di un gioco che ha fatto la storia e che per troppi anni è rimasto senza un sequel. Il cast di personaggi è aumentato notevolmente, le meccaniche di base sono rimaste le stesse, con le dovute modifiche per adattarsi ai tempi e per approcciarsi alle tre dimensioni. Non un gioco perfetto, ma di sicuro un titolo che tutti gli amanti degli RPG e soprattutto fan della serie non devono lasciarsi sfuggire, sia per le emozioni che suscita sia per la direzione artistica di altissimo livello.
In attesa di andare a Shibuya di persona, direi che NEO: The World Ends with You riesce a catapultarmi lì in modo soddisfacente.