…Nata prima di un Monstie
Essendo sempre stata hippie nel profondo, quando Monster Hunter Stories uscì già nella sua prima incarnazione mi ci fiondai istantaneamente, visto che siamo dei Rider portati a vivere in maniera pacifica e quasi simbiotica con i nostri Monstie, e non degli spietati Hunter. Povera illusa! Non è affatto così, anzi! I Nostri amici altro non sono che frutto di rapimenti messi in atto quando i poveri Monstie si trovano ancora nelle loro dolci uova colorate, al seguito del pestaggio dei loro genitori, una vera e propria vergogna, ci vuole un sindacato per questi dolci Monstie maltrattati anche in questo sequel che si spaccia per animalista ed ecosolidale.
E ora che ho sparato le mie sane cavolate e ho la vostra attenzione, o almeno a quelle degli animalisti, ciancio alle bande e cominciamo con la recensione di questo gioiellino che è Monster Hunter Stories 2: Wings Of Ruin, ricordatevi questo titolo perchè non lo ripeterò più, troppo lungo e i seimila gradi della Sicilia non aiutano a scrivere lucidamente.

Dopo aver bighello… ehm dopo aver esplorato in lungo e largo le varie regioni di questa nuova avventura targata Capcom, posso ufficialmente spoilerarvi che il seguito di MHS è ancora più ricco, vasto e con una storia più solida del precedente capitolo (qui trovate la recensione), quindi per chi ha già apprezzato il precedente si tratta di un acquisto obbligato. Chi invece si era perso l’inizio di questa serie può tirare un sospiro di sollievo visto che uno non pregiudica l’altro nel senso che anche se non conoscete il precedente potete tranquillamente gustarvi anche questo.
Tutto inizia sulla nostra isola natale nel villaggio di Mahana, nei giovani panni di un rider di cui possiamo liberamente scegliere sesso e aspetto fisico con una buona scelta di opzioni anche se l’editor risulta un po’ scomodo e macchinoso da usare. Dopo poco ci ritroviamo immersi nella storia, in cerca di indizi che spieghino l’improvvisa scomparsa del Ratha Guardiano situato in un’antica foresta nel cuore di Hakolo, che custodisce un uovo di Rathalos. Secondo un’antica leggenda il suo dischiudersi potrebbe portare alla luce il Ratha Tagliente, e insieme a lui morte e distruzione nel mondo intero.

A guardia di questo uovo troveremo Ena, una wyweriana amica di nostro nonno che diventerà nostra alleata e grande amica durante tutta l’avventura. La storia di MHS2 è più matura e intricata, per la gioia anche degli adulti, ma nonostante i personaggi siano più sfaccettati e approfonditi si tratta di una produzione apprezzabile anche da un pubblico di giovani, che sicuramente gradirà i diversi siparietti comici volti a stemperare i toni, tutti con protagonista una nostra vecchia conoscenza, ovvero Navirou, un Felyne già amico di nostro nonno, altra presenza costante di tutta l’avventura.
La vita dei Rider è differente da quella degli Hunter. I rider infatti sono allevatori di mostri, di cui si prendono cura già dalla schiusa delle uova che hanno rubacchiato qua e là, e riportato al villaggio presso alcune stalle gestite da Felyne. La schiusa è un momento importante nella vita di un Monstie, e anche del suo proprietario, che grazie alla pietra del legame, che ogni rider possiede, riuscirà a entrare in simbiosi e a creare un legame basato su fiducia reciproca e incondizionata, in questo modo potremo portare in giro i nostri amici anche in mezzo agli altri esseri umani. In groppa ai nostri Monstie potremo andare in giro per le varie foreste attorno ai villaggi per preservare la pace e cercare di allontanare pericoli e minacce che potrebbero minare la pace dei villaggi stessi, e già che ci siamo saccheggiare qualche nido per trovare nuovi Monstie, andando a rafforzare ulteriormente il legame tra animale e rider.

Oltre alla caccia alle uova, le mappe molto grandi e colorate ci regaleranno scrigni e materie prime che si potranno combinare per creare oggetti utili in gioco, come pozioni curative o botti utili in combattimento, anche se c’è da dire che la sovrabbondanza degli scrigni li rende meno utili a lungo andare. Gli scrigni più succulenti sono quelli che contengono tappi di bottiglia che possono essere scambiati con un Felyne, la cui unica valuta accettata sono appunto i tappi. Le armature e le armi invece verranno craftati da appositi fabbri grazie ai materiali che otterremo dagli scontri con i Monstie ostili. Un altro modo per ottenere materiali sarà mandare in campo un gruppo di monstie dalle stalle che andranno in giro da soli, e una volta terminata l’esplorazione vedremo i frutti della loro caccia, un espediente utile anche per far salire di livello qualche Monstie che non si vuole utilizzare in squadra, ma che non si vuole nemmeno dimenticare in riserva a livello 1.
Il sistema di combattimento è rimasto pressoché invariato rispetto al precedente capitolo: in ogni esplorazione potremo portare con noi un massimo di 6 Monstie, che hanno gli attacchi suddivisi in tre categorie ovvero, Potenza Tecnica e Velocità. Come nella morra cinese, uno è forte e debole rispetto agli altri due, quindi sarà bene conoscere i nostri avversari e soprattutto bilanciare il più possibile la squadra da portarsi sempre dietro. I combattimenti aumentano di complessità contro alcuni Monstie che in preda alla furia cambieranno tipo di attacco durante la battaglia, portando il giocatore a reagire di conseguenza. Inoltre è possibile scegliere come target dell’attacco una precisa parte del corpo del nemico. Durante ogni scontro avremo a disposizione una barra con tre cuori, alla rottura del terzo cuore la partita sarà persa in automatico quindi siate pronti a una cura o alla sostituzione del vostro Monstie.

Un’altra barra da tenere d’occhio è quella del legame, che si riempie durante la battaglia ogni qual volta si portano a termine gli attacchi. Una volta piena questa barra saremo in grado di salire in groppa al nostro partner per sferrare un attacco ancora più potente che sarà utile non solo a fare parecchi danni al nemico ma che colpirà anche tutte le parti del corpo dell’avversario, compresa quella più importante e che è meglio abbattere prima di altre. Ad esempio il Nargacuga tenderà a sferrare attacchi velenosi con la coda, se riusciamo a distruggerla sarà fuori uso e quindi sarà poi costretto a usare attacchi più deboli.
La mostropedia, già bella corposa, si amplierà nei mesi successivi grazie a DLC gratuiti annunciati, di cui uno già uscito, quello con l’amico Canyne. La cosa bella di questi DLC è il fatto che spinge il giocatore anche più timido a giocare in multiplayer grazie ai coupon, acquistabili con tappi di bottiglia, che ci permetteranno di creare delle stanze in cui buttarci in mischia con perfetti sconosciuti o con amici, e andare così in giro per tane a cercare uova e combattere insieme altri Mostie. Ero scettica sul multiplayer ma funziona e mi sono divertita parecchio a partecipare a caccia alle uova con altri giocatori che non siano l’IA del gioco.

Altra particolarità del gioco ereditata dal predecessore è il Rituale Sciamanico che permette di modificare il patrimonio genetico dei nostri Monstie combinandolo con quello di altri che abbiamo in scuderia e non vogliamo tenere, facendo così potremo fare spazio e migliorare le abilità dei nostri amici. Ogni Monstie possiede un massimo di nove slot fin dalla nascita, alcuni già liberi e sbloccati, altri si libereranno man mano che si sale di livello, a ognuno di questi slot corrisponde un gene che può rappresentare un tipo di attacco, una resistenza elementale o una cura. La possibilità di modificare il loro comparto genetico, andando ad allineare dei geni possibilmente dello stesso colore, permette di comporre delle mega combo, potenziare al massimo il nostro alleato e renderlo il più performante possibile. Ovviamente il Monstie donatore di geni sarà perso per sempre, e questo fa in modo di snellire il party e togliervi magari i quintordici Velocidrome che possedete ma attenti a non togliere il vostro Diablo preferito. Una meccanica che non incontrerà il favore degli animalisti di cui sopra, insomma.
Le armi a nostra disposizione in questo capitolo sono lo spadone, spada e scudo, il corno da caccia (che permette di usare molti elementali che migliorano le statistiche del party) l’arco e infine una lancia, anche la scelta delle armi è molto importante al fine della lotta perchè ogni mostro che affronteremo non è debole contro un solo tipo di arma ma è composto da varie parti del corpo le cui debolezze possono variare, quindi durante le battaglie è sempre bene tenersi pronti a cambiare il tipo di arma, oltre al tipo di attacco. Altra complessità tattica deriva dai compagni che di tanto in tanto ci affiancheranno nel corso dell’avventura, e dai comandi che è possibile impartire ai Monstie, per direzionarli verso attacchi più efficaci.

Dal punto di visto tecnico purtroppo MHS2 mostra tutti i limiti di una console che ormai ha diversi anni sul groppone. Il gioco ha un framerate dinamico che oscilla tra i 20 e i 50 fps. Lo stile grafico, che diversamente dal classico Monster Hunter è molto cartoonesco e colorato, è una gioia per gli occhi invece. Andare in giro per i boschi, le piccole colonie e città è veramente gradevole e la palette di colori utilizzata è veramente varia e deliziosa. Il titolo si comporta egregiamente anche dal punto di vista sonoro, con musiche epiche e divertenti che vengono ritmate sempre nel momento giusto, e il doppiaggio in giapponese e inglese è fatto bene. L’adattamento italiano, fatto salvo qualche errore grammaticale, è ben curato e non fa rimpiangere l’assenza di doppiaggio.
Arrivati in fondo alla recensione avrei ancora tanto di cui scrivere, ma spero che quanto scritto finora vi abbia lasciato con pochi dubbi sul valore di produzione del gioco e di conseguenza, poca voglia di leggerne ancora e tanta di provare in prima persona le stesse emozioni che ho provato io. Non siamo davanti a un titolo perfetto. Monster Hunter Stories 2 prova a rimediare alla critica più feroce ricevuta dal suo predecessore, una trama un po’ troppo leggerina, mettendo in scena una storia molto più profonda e corposa, ma forse fin troppo. Non vi nego che alcuni dettagli della trama, tra l’altro strutturata a missioni, potevano essere alleggeriti, o approfonditi in un secondo momento. Anche i combattimenti, seppure gli sviluppatori abbiano incluso la possibilità di saltare i combattimenti per così dire scontati, contribuiscono a far sentire questa sensazione di pesantezza poiché si è scelto combattimenti più lunghi contro nemici più massicci anziché innumerevoli combattimenti contro mostri inutili.

Questa pesantezza diventa però imponenza quando la storia spicca il volo e i combattimenti fanno quel salto di qualità, richiedendo strategie più ricercate al giocatore in cambio di soddisfazione. E tutto questo avviene in una produzione eccellente, in cui ogni comparto di Capcom si è impegnato a dare il meglio, sia sul lato artistico che sul lato tecnico, e che vi impegnerà per decine di ore, almeno 50, e anche oltre, grazie al multiplayer online e ai futuri aggiornamenti. Una lezione che una carta software house che cura un franchise persino più remunerativo, anzi il più remunerativo (ci siamo capiti), dovrebbe letteralmente imparare.