Shantae – Recensione nuova di un gioco vecchio

La primissima avventura del mezzo-genio più seducente al mondo torna accessibile per le tasche di chiunque su Nintendo Switch

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Genere: Metroidvania
Multiplayer: no
Lingua/e: Inglese

Si pronuncia Scianté

Qui in redazione amiamo Wayforward, soprattutto per l’età anagrafica. C’è stato un periodo, ormai passato per fortuna, in cui i vecchi si rammaricavano sbuffando frasi come “non faranno più un Metroid 2D” o anche “nessuno fa più i bei Metroidvania di una volta”. E qualcuno persino “Cos’è un Metroidvania? Cos’è Metroid? Cos’è Vania?”. Ve l’ho detto: vecchi. Vecchi col Game Boy Advance ancora funzionante e Castlevania: Harmony of Dissonance (2002) ancorato nello slot cartuccia. Proprio questo ristretto manipolo di persone sarà preso di mira da Wayforward, uno sviluppatore che amiamo per almeno due ragioni (almeno io).

La prima risiede nel genere di giochi proprietari della casa californiana, che evidenziano l’amore verso la golden age dello sviluppo giapponese (e con cui mi trovo particolarmente in sintonia). La seconda è che provo una fascinazione verso sviluppatori che hanno realizzato un titolo per un portatile Nintendo (più è vecchio il portatile, meglio è) scommettendo il tutto per tutto, fallendo miseramente a livello commerciale. Ma tanto il gioco era pubblicato da Capcom, affaracci loro.

Scherzi a parte, Shantae per Game Boy Color ha una storia travagliata, in cui il tempo è stato un fattore determinante per il mancato successo commerciale. Il tempo di sviluppo, sicuramente non è stato breve, ma ancora più lungo è stato il tempo in cui il gioco è stato fermo nei depositi software di Capcom, unico publisher che aveva accettato il progetto (oneroso per via dei costi della cartuccia), che però ha aspettato così tanto tempo prima della pubblicazione, che quando finalmente Shantae (2002) aveva trovato posto sugli scaffali dei negozi, tutti i giocatori avevano già un Game Boy Advance con dentro Castlevania: Circle of the Moon (2001) e stavano aspettando il Castlevania citato nel primo paragrafo.

Oggi ci sono diversi modi per recuperare Shantae. Potreste andare su ebay e comprare l’originale se siete schifosamente ricchi, o la recente ristampa di Limited Run se siete moderatamente ricchi. L’altro metodo legit per recuperare in tutta tranquillità Shantae è comprare il gioco su eShop per Nintendo Switch (o Nintendo 3DS, finché il servizio è ancora attivo). Sicuramente è sempre una fortuna che giochi usciti tanto tempo fa e su hardware recuperabili solo con uno sforzo economico rilevante per giunta, tornino alla disponibilità di tutti, soprattutto se fanno parte di una serie apprezzata o se all’epoca erano stati ben accolti dalla critica, e Shantae ricade in entrambe le definizioni.

Oggi, anzi, abbiamo l’opportunità di godere di vecchie glorie con l’aggiunta di novità sostanziali impossibili all’epoca, come un sistema di salvataggio moderno, oppure di contorno, come qualche filtro visivo opzionale per avvicinare di più l’esperienza a quella originale, o una striminzita art gallery. Un altro modo diverso di giocare è la modalità GBA Enhanced che, come avrete intuito, conferisce una cosmesi grafica più vicina al Game Boy Advance, anche se non ho capito perché separare questa versione anziché renderla integrabile gioco natural durante.

Per il resto c’è poco da aggiungere, Shantae è un gioco che contiene tanti tratti distintivi della serie in forma più primitiva, com’è naturale che sia. I rapporti con i personaggi comprimari non sono ancora del tutto delineati, il caratterino di Shantae è già tutto pepe, ma forse è meno sarcastica di quanto ricordo, e il feeling è quello di un gioco del Game Boy Color, quindi assolutamente insufficiente per gli standard odierni, seppur il gioco sia uno di quelli che spinge al massimo le potenzialità del Game Boy Color, e lo stile della serie c’è tutto, tanto che sembra quasi un Demake, ovvero un porting recente per una console vecchia.

La difficoltà si attesta su livelli alti per lo standard della serie, il level design è un po’ verboso fuori dai dungeon, mentre dentro questi è ancora apprezzabile. Le animazioni sono curatissime anche oggi, e le musiche sono godibili anche se i limiti dell’hardware originale si notano nelle brevità di tali BGM. Fondamentalmente Shantae è stato un titolo glorioso che mi sento di consigliare unicamente ai completisti, poiché anche la semplice mancanza di una mappa e gli inevitabili segni del tempo oggi lo rendono un po’ faticoso da giocare, mentre i neofiti farebbero meglio a optare per Shantae: Risky’s Revenge Director’s Cut, dal prezzo quasi identico.

A costo di ripetermi, è comunque un bene che ci sia ancora la possibilità di apprezzare Shantae originale, e se volete giocarlo vi consiglio di non aspettare ulteriormente, questo è uno di quei titoli su cui difficilmente lo sviluppatore vorrà mettere mano per attualizzarlo con un remake, dato che intere porzioni andrebbero rifatte, e che in fin dei conti i sequel hanno ereditato il feeling del capostipite e migliorato l’offerta con feature costantemente al passo coi tempi.

Giocato per qualche ora per apprezzare la bontà dell’emulazione, avendolo giocato anni fa, grazie a un codice gentilmente offerto dal publisher
Pro: Il classico per Game Boy Color ritorna con qualche feature al passo con i tempi, per chi vuole recuperare la prima avventura del mezzo-genio, senza essere costretto a vendersi la lampada e il tappeto magico. Anzi recuperate tutti gli Shantae dato che sono tutti disponibili su eShop!
Contro: Un gioco che vale la pena di essere recuperato per completismo, in quanto non all’altezza degli alti standard raggiunti dai sequel, a un prezzo onesto ma non competitivo
6.5

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