L’open world Zelda-like di Ubisoft arriva su Nintendo Switch
Ubisoft è una casa di produzione un po’ strana. Solitamente sembra concentrata sulle sue grandi IP come Assassin’s Creed e Watchdogs, che seguono dalla cima la scalata tecnologica e quindi non riescono a trovare dimensioni su Nintendo Switch. Poi, quando ad uno dei capi dei loro progetti viene fuori un’idea simpatica, questa riesce a trovare strada e porta alla luce progetti davvero ammirevoli.
Immortals Fenyx Rising fu presentato al mondo come Gods & Monsters nell’E3 2019, nato grazie all’ispirazione che il team ebbe ad un bug in Assassin’s Creed Odyssey, che tramutò tutta la ciurma della propria imbarcazione in ciclopi. Da lì nacque l’idea di fare un gioco che si lanciasse a capofitto nella mitologia greca, prendendo la parte più mitica di petto.

Immortals Fenyx Rising è stato oramai etichettato dal pianeta terra come clone di Breath of the Wild, e sarà difficile scrollarsi di dosso questa nomea anche in questa recensione. Cercherò di evitare i paragoni diretti, ma direi che se avete giocato al capolavoro per Wii U e Switch di Nintendo, avrete in mente molte delle meccaniche presentate.
Immortals Fenyx Rising è un gioco d’avventura open world, che vede il titolare Fenyx dover riportare l’armonia nel mondo. Il titano Tifone è fuggito dalla sua prigione, ha sconfitto tutti gli dei dell’Olimpo, ha pietrificato tutti gli umani ed è pronto ad imporre la sua visione sul mondo. Il giovane cantastorie Fenyx è sfuggito all’incantesimo di trasmutazione della carne in pietra e si ritrova ad essere l’unico in grado di poter fermare Tifone.
Il gioco ci porterà sull’Isola d’Oro, per aiutare quattro delle divinità sconfitte da Tifone a recuperare il loro pieno potere e muovere finalmente guerra contro il Titano. Il punto di genio di Immortals Fenyx Rising è nella narrazione. Questa è il pilastro portante del gioco, che presenta molte cutscene e molti dialoghi tutti doppiati in un buon italiano. Il tono è completamente ironico, autoreferenziale e mi ha strappato numerosissimi sorrisi dall’inizio alla fine.

Il narratore di tutta la vicenda è Prometeo, che racconta da incatenato tutto a Zeus. I continui scambi tra i due sono bellissimi e per certi versi sono i veri protagonisti, più che Fenyx. Lo script del gioco non si tira indietro di fronte a nulla, con diversi innuendo sessuali ed abbastanza spinti leggendo tra le righe. Direi normale considerando la mitologia dalla quale si parte.
In fondo gli dei greci sono belli proprio perché hanno gli stessi difetti degli umani ma esasperati, rendendoli generalmente delle persone davvero brutte. I rimandi ai tanti miti sono dei tocchi di classe e se vi piace come mondo mitologico apprezzerete. Il lavoro di Ubisoft è promosso a pieni voti sotto questo aspetto. Vi saprà intrattenere per tutta la sua durata.

Però al di fuori della storia, che si fa nel gioco? Essendo un Open World, possiamo aspettarci una mappa popolata da icone che rappresentano le svariate sfide da superare. Il loop è abbastanza chiaro ed evidente: esplorare per trovare ostacoli da superare per ottenere ricompense.
La mappa è molto piccola rispetto alla media del genere e questo aiuta molto nel farla sentire densa senza avere troppe cose da fare. Secondo me si è raggiunto un ottimo equilibrio. Il giocatore ha la possibilità di avere una cavalcatura sempre a disposizione oltre alla capacità di planare per lunghe ma non infinite distanze, accorciando ancora di più il tempo morto.
Il combattimento in Immortals Fenyx Rising è onnipresente e richiama gli stilemi dei giochi action. Attacchi leggeri si alternano a pesanti e Fenyx può sia parare che schivare. Entrambe queste tecniche difensive offrono la possibilità di contrattaccare. A dare man forte a questa struttura c’è un lock on utile per i nemici più grandi, diversi attacchi magici AOE, pozioni di cura e di potenziamento ed elementi rpg.

Se all’inizio del gioco dovremo valutare attentamente le nostre mosse per evitare di essere sopraffatti, verso la fine del gioco sarete un tritacarne inarrestabile, in grado di vincere per pura capacità matematica. Malgrado il gioco provi ad inserire nemici con pattern quantomeno diversificati, il gioco a difficoltà normale rimane particolarmente semplice, principalmente per un incantesimo in grado di fare danni ad area, stordire i nemici e contemporaneamente curarvi.
La parte di enigmi non presenta problemi di questo tipo ovviamente ed onestamente ho trovato i puzzle generalmente ben fatti. Alcuni saranno sparsi direttamente nel mondo di gioco, altri invece troveranno la loro forma in cripte del Tartaro. Dimensione technicolor monotematica (si, come i Sacrari) che ospita anche i dungeon principali oltre alle minisfide.

La maggior parte delle sfide presenta la sua idea in modo semplice per poi evolverla naturalmente. Non ho trovato nessun punto difficile, si procedeva sempre fluidi da un enigma all’altro. Sono convinto che per un gamer alle prime armi possano rappresentare un ottimo livello di sfida.
L’unica parte dolente della produzione è il suo modo di presentarsi agli occhi del giocatore. La componente artistica è molto anonima. Ubisoft in Immortals Fenyx Rising segue terreni già battuti senza voler reinventare nulla. Non c’è un tratto distintivo, non c’è una cura fuori scala delle piccole cose.
A questo si unisce una deficienza tecnica. Si nota in modo abbastanza evidente che si sta giocando la versione a dettagli minimi di un’opera pensata per altre piattaforme. Intendiamoci, vedere l’Anvil Next 2.0 girare su Nintendo Switch è notevole, ma le performance sono un po’ corte. Il target di 30 fps non viene quasi mai raggiunto ed appena c’è un combattimento con più di un nemico, siamo vicini ai 20. Roba da renderlo ingiocabile? Quello mai, perché appunto il gameplay non richiede precisione da parte del giocatore, e perché non si va mai ad operare in punti di lavoro dove un video diventa diapositiva. Ma è globalmente l’aspetto più critico del gioco.
Malgrado le mie rimostranze sulla parte grafica, Immortals Fenyx Rising rimane un’avventura molto godibile su Nintendo Switch.