Lo storico titolo torna su Nintendo Switch
Il NES (Nintendo Entertainment System) è stata una console semplicemente epocale per la quantità di titoli di qualità che ha saputo proporre sul mercato. La sua libreria software era piena di ogni sorta di titolo, tra cui molti che avrebbero gettato le basi per la rivoluzione del medium videoludico futuro.
Solo in casa Nintendo possiamo contare su giochi come Super Mario e The Legend of Zelda, due titoli così importanti per l’intera industria da riuscire a dettare ancora oggi le regole di design che viviamo ogni volta che prendiamo in mano un controller.

Non bisogna, però, dimenticarsi di titoli come Fire Emblem: Shadow Dragon & The Blade of Light, il primo gioco targato Intelligent System che ha dato vita al genere dei giochi di ruolo tattici su console. Oggi, questo stesso primo capitolo vive una seconda vita su Nintendo Switch con un’operazione di nostalgia che non riesce davvero a rendere giustizia alla produzione.
L’eroe che sconfigge il male
La trama di Fire Emblem: Shadow Dragon & The Blade of Light è molto semplice e racconta la storia del principe Marth, impegnato nel tentativo di recuperare la sacra spada Falchion e l’Emblema del Fuoco, così da riuscire a sconfiggere il malefico Gharnef e ristabilire la pace nel regno di Altea.
Tenendo sempre in considerazione l’anzianità del titolo, l’intreccio narrativo semplice di questo gioco propone all’utente la classica storia del principe impegnato nella ricerca della pace, passando prima per la sconfitta del cattivone di turno. È interessante notare, però, come i valori produttivi alla base di Fire Emblem siano molto simili a quelli visti in tutti i capitoli successivi, compreso il più recente Three Houses per Nintendo Switch.

I 25 capitoli che si frappongono tra una mappa e l’altra dispiegano un intreccio narrativo semplice ma funzionale, in grado di gettare un po’ di background sui personaggi che incontreremo e sulle vicende che affronteremo nel mondo di Akaneia. Il punto centrale di questa saga, però, è come queste piccole storie si incontrano tra loro, dando vita a un insieme di racconti che ancora oggi riescono a donare fascino alle produzioni più moderne.
È il cast intero a rendere la saga di Fire Emblem ciò che è, a creare le pagine di questo racconto che nel bene e nel male (considerando i limiti imposti dalla tecnologia del NES all’epoca) riesce comunque a lasciare un segno. E questi racconti sono il motivo principale per cui ancora oggi questa produzione riesce a brillare di luce propria.
Non vi aspettate però un cast di personaggi estremamente complessi e profondi; alcuni spiccano sugli altri grazie a un racconto più interessante e preciso, ma siamo lontani dalle vicende che potremo trovare in Awakening o in Three Houses.
Attacca con Marth, copri con Caeda
La base del gameplay costruita con Fire Emblem: Shadow Warrior & The Blade of Light è tutt’oggi valida e in continua evoluzione, ma bisogna ben tenere a mente che le differenze tra il primo e l’ultimo capitolo sono molto marcate.
Il fascino dell’esperienza grezza che è racchiusa in questo titolo è dettato anche dal modo in cui certe battaglie vengono condotte. Non troveremo infatti enormi aree da esplorare e da cui sfruttare bonus o Malus (salvo poche cose come i castelli e le foreste) e soprattutto il permadeath è il pericolo maggiore cui dovremo buttare un’occhio ben più di quanto non si faccia al giorno d’oggi (anche se, come vedremo tra poco, c’è il modo di aggirare il problema).

Una volta giunti sulla mappa di gioco, verremo immediatamente gettati nel bel mezzo del combattimento. Dovremo prestare particolare attenzione a come muoveremo i nostri soldati, poiché l’intelligenza artificiale tenterà sempre di trovare la strada più facile per abbattere i nostri personaggi, obbligandoci quindi a sfruttare una delle nuove possibilità offerte da questa riedizione per potergli salvare la vita, oppure a sviluppare una strategia decisamente più complessa di quella inizialmente prevista.
Il posizionamento sul terreno è molto importante, e ciò ci consentirà di creare strategie più volte a un assetto offensivo oppure difensivo, il tutto da stabilire di volta in volta in base alla tipologia di nemici che ci troveremo ad affrontare.
Anche imparare a muovere i soldati sulla mappa risulterà importante, poiché potremmo trovarci a circumnavigare un mare inaccessibile a piedi per noi ma non per i nostri avversari, o ad affrontare una foresta che limiterà i nostri spostamenti.

Possiamo definire quindi complessivamente piacevole la varietà di mappe e di design presenti nel gioco. Tutto ciò si unisce alla possibilità di visitare villaggi per ottenere informazioni importanti sui nemici, o di scoprire degli scrigni contenenti oggetti che potrebbero tornarci molto utili in battaglia. Questi sono spesso posti in luoghi che diversamente non calpesteremmo facilmente con la nostra squadra, e sono pensati appositamente per portarci ad esplorare il più possibile la mappa, per indurci nella tentazione di inviare uno dei nostri soldati mettendo in gioco le sorti dell’intero combattimento.
Un appunto sul bilanciamento
Poco sopra accennavamo al fatto che Fire Emblem: Shadow Dragon & The Blade of Light fosse un’avventura entusiasmante ma grezza. Questi limiti si vedono molto anche sul bilanciamento delle unità, molto spesso troppo divise tra personaggi totalmente inutili e altri che potrebbero sorreggere da soli l’intero combattimento.
Le disuguaglianze sul campo emergono prepotenti praticamente da subito, e ci troveremo spesso a mettere da parte determinati personaggi a causa della loro relativa inutilità in favore di altri che invece riescono a portare avanti il fronte della battaglia.

Per fare un esempio, Marth è l’unico in grado di brandire un Stocco, arma estremamente importante nel combattimento contro cavalieri e soldati in armatura pesante. La complessiva piattezza narrativa del protagonista viene quindi addolcita con un’incredibile utilità sul campo.
Ma anche personaggi come Minerva, Hardin, Catria e altri diventeranno presto il punto centrale delle nostre strategie in favore di altri che invece verranno semplicemente messi da parte e dimenticati.
Ciò che però contribuisce al massimo alla difficoltà del titolo non è nemmeno questo, bensì una UI (User Interface) estremamente scarna e che rende quasi impossibile ogni previsione per le mosse future del nemico.

Oggigiorno siamo abituati all’ottima UI di Three Houses o degli episodi per 3DS, che nel bene e nel male riuscivano a darci sempre la possibilità di comprendere le mosse dell’avversario e a creare quindi una strategia in grado di contrastarle al meglio.
Non vedere il danno inflitto prima di iniziare il combattimento si trasformerà spesso in una scommessa, così come non poter sapere la distanza effettivamente percorribile da una nostra unità rischierà di rallentare molto il ritmo della battaglia. E anche scambiare oggetti tra unità non è possibile, rendendo il tutto più complicato in situazioni in cui un determinato oggetto potrebbe sovvertire l’ordine delle cose.
Operazione nostalgia a metà
Malgrado i difetti storici di questo primo capitolo, però, Fire Emblem: Shadow Dragon & The Blade of Light rimane un gioco dall’importanza estrema per il ruolo che ha ricoperto nella libreria di titoli per NES.
E proprio grazie a questa importanza e all’avvicinarsi del 30° anniversario della saga, Nintendo ha deciso di riproporlo su Nintendo Switch in una versione contemporaneamente sia nuova che vecchia.
Quello che può sembrare un ossimoro è però il modo migliore per descrivere l’esperienza complessiva di quest’operazione nostalgia che, purtroppo, non riesce a rendere davvero giustizia a una saga storica come Fire Emblem.

In particolar modo, Shadow Dragon ha visto l’introduzione di alcune possibilità extra non previste all’epoca del rilascio originale, come una gestione dei Bookmark che ci aiuterà a creare dei punti di salvataggio in caso volessimo tentare già strategie differenti, la possibilità di tornare indietro nei turni fino a un numero prestabilito e poco altro.
Per il resto, in Europa noi vedremo solo ed esclusivamente il gioco tramite l’eShop di Nintendo Switch, al costo complessivo di 5,99€ che risulta si molto accessibile, ma in contrasto con l’inclusione del medesimo titolo nel Nintendo Switch Online in terra nipponica.
In America, inoltre, Nintendo ha lanciato una bellissima Collectors Edition contenente artbook, una cartuccia stile NES (non funzionante ma splendida da vedere), una replica di un’edizione di Nintendo Power e una replica della confezione originale del gioco. Tutto ciò, inspiegabilmente rilegato al solo territorio americano e altrettanto inspiegabilmente non acquistabile ufficialmente in Europa.

Insomma, per quanto Fire Emblem: Shadow Dragon & The Blade of Light sia un titolo molto importante e amato dai fan della saga, questa operazione nostalgia sembra concentrata molto più a far scoprire le origini ai giocatori americani piuttosto che a noi europei, obbligati a poter acquistare solo ed esclusivamente il gioco in formato digitale senza nemmeno che esso sia stato incluso nell’abbonamento a pagamento di Nintendo.
E come se non bastasse, giusto per mettere la ciliegina sulla torta, questo gioco sarà disponibile solo fino al 31 marzo 2021 e non è nemmeno stato tradotto nella nostra lingua natia, ma è disponibile esclusivamente in inglese e in giapponese.
In definitiva
Se siete fan di Fire Emblem, questa sarà per voi l’occasione perfetta per riscoprire le origini della serie, per capire come essa si è evoluta dal principio su NES fino al piano recente episodio per Nintendo Switch. Ma, a parte questo, possiamo considerare fallita un’operazione nostalgia che avrebbe potuto e dovuto offrire molto di più ai giocatori, con un rispetto estremamente maggiore per la saga e per tutti coloro che, capitolo dopo capitolo, continuano a supportare il grande lavoro svolto da Intelligent System.