Con Nintendo Switch stiamo osservando molti publisher e case di sviluppo andare a considerare una piattaforma Nintendo come luogo di approdo dei loro prodotti. Molto spesso per la prima volta.
Come potete notare dal numero di fianco al nome, Tropico non è solo un singolo videogioco, ma un’esponente di una serie nata nel lontano 2001, di un genere solitamente poco amichevole alle console.
Parliamo di un gioco gestionale. Noi saremo “El Presidente“, il governante della nazione delle banane Tropico e nostro sarà il compito di traghettare questa deliziosa isola tropicale ed i suoi abitanti verso la prosperità. La serie Tropico di distingue dagli altri gestionali per il suo tono.

Attraverso l’humor di carattere caricaturale, il gioco va a toccare tematiche politiche anche abbastanza scomode su come si gestisce una nazione. Sfruttamento della popolazione, applicare politiche di controllo dell’informazione, sfruttare il contrabbando e trafficare oro in noci di cocco. Anche il resto del gioco rinforza questo stile. Dai nomi dei personaggi, le situazioni, dal tono del doppiaggio in italiano e dalla musica.
In termini di offerta ludica, il gioco offre una modalità sandbox dove partire dall’era coloniale per traghettare l’arcipelago di Tropico fino all’epoca moderna, passando tra le guerre mondiali e la guerra fredda. Questa è l’offerta aperte tipica del genere gestionale. Scelta la mappa sta al giocatore fare fronte agli eventi casuali e progettare una strategia per arrivare in fondo al calendario.
Se preferite un approccio più guidato e scaglionato, con una narrativa un po’ più diretta, c’è una modalità missioni, che presenterà sfide con un’inizio ed una fine. Un ottimo modo per digerire le varie meccaniche del gioco un passo alla volta. Perché il tono scanzonato e l’interfaccia minimale nascondono un buon livello di profondità nel gameplay.

Dovrete imparare a gestire non solo flussi di denaro per evitare la bancarotta, casomai mettendo qualche soldo da parte in un conto svizzero, ma anche la popolazione, per evitare rivolte e far funzionare il vostro stato-isola in modo efficiente. Ogni edificio ha un suo scopo, ma può essere tarato in termini di forza lavoro, di efficienza, di stile di lavoro, di consumo di risorse. Farsi strada tra la matematica, scardinarla ed ottimizzarla, è parte del divertimento di questo genere di giochi. E il payoff è vedere una piccola città di analfabeti che vivono in case tenute su con lo sputo, trasformarsi in una metropoli moderna.
Sembrerà scontato, ma Giovenale ci aveva visto lungo con il suo “populus duas tantum res anxius optat panem et circenses“.Mantra per tutti i giochi gestionali, ma che ognuno di noi può interpretare a modo suo. E forse Tropico 6, proprio per il suo stile, tende a far uscire il peggior governante che è in noi. Facendoci riflettere più di ogni altro Civilization.
I comandi su Switch sono semplici e abbastanza intuitivi, con la possibilità di sfruttare anche il touchscreen in modalità portatile per scorrere più agevolmente le varie opzioni. I menu radiali sono il miglior compromesso tra densità di opzioni ed usabilità su stick analogici. Quando si hanno molti edifici vicini e c’è bisogno di precisione, ci si ritrova a perdere più tempo del necessario, ma ricordiamoci che sono sistemi che hanno visto la loro nascita su PC, dove esiste il Mouse.

Dove Tropico 6 fallisce è nella parte tecnica. Il gioco è progettato su Unreal Engine 4 ed in generale i gestionali tendono ad essere più pesanti di quel che ci si possa aspettare per due motivi: IA e scala. L’IA lavora in maniera sequenziale, difficilmente si riesce a spezzare su più di un core e richiede elevate velocità per poter stare dietro al giocatore. La possibilità di cambiare da una visuale aerea a lunga distanza fino al singolo cittadino, richiede una buona flessibilità nel gestire diversi livelli di dettaglio.
Su Switch la qualità grafica è al minimo sindacale, ma il framerate non riesce a mantenersi su valori accettabili. Vista la natura di gioco, il framerate basso qui pesa meno che in un gioco d’azione, ma rende il movimento della telecamera quantomeno fastidioso. La bassa risoluzione e il basso dettaglio grafico, sporcano molto il colpo d’occhio.
Alla fine il gioco è divertente, sa intrattenere. Paga forse un’offerta ludica un po’ meno strutturata in modalità sandbox rispetto alla media ed è un’offerta molto classica, senza novità nel genere. Il compromesso tecnico è molto evidente e, malgrado non siamo in territorio di ingiocabilità, toglie più del dovuto all’appeal di un gioco del genere. Da considerare in fase di sconto.