Date sim ne abbiamo?
Se come me avete giocato ed amato le fasi relazionali di Fire Emblem: Three Houses sicuramente, almeno una volta, avrete pensato di provare un date sim puro. Purtroppo, però, il genere è poco diffuso qui in Occidente e trovare qualcosa di buono, soprattutto su Nintendo Switch, potrebbe risultare un’impresa decisamente ardua. Fortunatamente, da qualche giorno è disponibile sull’eShop Roommates.

Roommates è un classico simulatore di appuntamenti sviluppato da Winter Wolves e pubblicato, originariamente, nel 2014 su Steam. Il gioco ci calerà nei panni di uno dei due protagonisti, Max o Anne, entrambi studenti al primo anno di college che si ritrovano coinquilini di altri 5 coetanei (il protagonista non scelto dal giocatore è uno di questi). Attraverso dinamiche da visual novel potremo quindi assistere all’instaurarsi e al crescere dei loro legami e, tramite le scelte che via via ci verranno proposte, decidere con quale altro personaggio – è infatti possibile farlo con praticamente ognuno dei nostri coinquilini indipendentemente dal sesso – intessere una relazione sentimentale che vedremo culminare nell’attesissima pausa di primavera.

Per far ciò, tuttavia, sarà necessario organizzare abbastanza attentamente le attività settimanali, selezionabili ogni 7 giorni nel calendario di gioco, in modo da raggiungere i valori minimi di ogni statistica personale – organizzazione, creatività, sportività, riflessività, spontaneità e razionalità – oltreché il massimo dell’affinità scegliendo, di volta in volta, l’azione preferita dal ragazzo/a a cui miriamo. Purtroppo, però, tutte queste dinamiche non vengono spiegate durante il gioco ma sono solamente indicate brevemente nel menù, il che rende il primo approccio con l’avventura grafica abbastanza disorientante. Da segnalare, inoltre, la ristretta scelta delle attività settimanali e la non chiarezza dei valori indicati nella schermata di programmazione settimanale. I voti, i soldi e l’energia non paiono, infatti, avere nessuna utilità, quantomeno dichiarata, nel gioco: più volte mi son ritrovato con energia allo 0% a metà settimana senza però avere alcuna sorta di malus apparente.

Nonostante, quindi, Roommates non eccelli nelle sue dinamiche ruolistiche, rimane comunque in grado di dimostrarsi un buon date sim. Come già detto, lo sviluppo delle relazioni con gli altri coinquilini si svolge attraverso le classiche dinamiche da visual novel. Aspettatevi, di conseguenza, centinaia e centinaia di righe di dialogo da leggere, il che potrebbe essere un problema per chi è poco ferrato in inglese. Il gioco, infatti, non è localizzato in italiano e utilizza un inglese gergale discretamente complesso. Se, però, non avete problemi con la lingua vi troverete davanti un’ottimo prodotto. La vita collegiale di Max, Anne, Isabella, Dominic, Rakesh e Sally è decisamente variegata e alterna momenti comici, con alcuni picchi abbastanza surreali, ad altri più riflessivi e, nel limite di un prodotto del genere, introspettivi. Tutti e sei i personaggi, nonostante siano essenzialmente basati su stereotipi, vengono ben caratterizzati e ognuno ha il suo giusto spazio all’interno della storia. Anche i personaggi secondari, come i professori e il compagno di band di Max, sono ben strutturati e, durante gli eventi in cui è diviso il gioco, appaiono spesso e in contesti differenti. A tal riguardo, è un peccato che gli sviluppatori non abbiano pensato di inserire anche loro nelle dinamiche relazionali, rendendo così le scene in cui sono presenti abbastanza superflue.

Coprendo un intero anno scolastico, le situazione in cui si ritrovano i nostri sei ragazzi sono le più disparate: si va dalle classiche lezioni in classe ai concerti rock, dalla serata di Halloween alle partite di beach volley in spiaggia, durante le quali è possibile giocare facendo scegliere a Max/Anne verso chi e come servire la palla. Leggendo ogni dialogo è possibile chiaramente percepire tutto l’impegno e la dedizione che è stata riposta in Roommates per dare spessore ai personaggi e per intrattenere i giocatori. E fin dai primi istanti di gioco la missione risulta compiuta purché, però, si sia disposti a chiudere un occhio sul lato tecnico del gioco. Roommates, invero fedelmente alla tradizione imposta dalla maggior parte dei date sim, è infatti parecchio statico. Per tutto il gioco vedremo i disegni dei nostri personaggi, stilisticamente anonimi e con una modica varietà di espressioni facciali e di abiti, scorrere sullo schermo davanti a ben pochi sfondi e luoghi. Non meglio la soundtrack: in diverse scene addirittura non presente e, fondamentalmente, composta da un solo brano riproposto continuamente anche quando fuori contesto. Sicuramente, la scrittura di qualità e la sforzo creativo degli sviluppatori avrebbero meritato qualche animazione e, quantomeno, un minimo di rumori ambientali per sopperire la mancanza totale di sonoro in diversi momenti di gameplay.

Mi rendo conto che leggendo questa recensione possa sembrare che Roommates sia un prodotto, se non di pessima qualità, non riuscito. Nulla di più falso. Se è vero che le mancanze tecniche e la pressapochezza di alcuni aspetti del gioco sono evidenti, Roommates, nel suo complesso, è riuscito a svagarmi e a tenermi incollato allo schermo per le circa 7 ore necessarie a completare l’anno scolastico di Max. Questo nonostante – e, si, un po’ me ne vergogno – io non sia riuscito a sbloccare nessuna delle cinque romance finali per colpa delle statistiche che inizialmente avevo ignorato. Ma, in fondo, che importa? Roommates è stato in grado di farmi affezionare ai suoi personaggi e a farmi appassionare alle loro storie, senza mai annoiare e riuscendo a strapparmi, più di una volta, un sorriso. Ciò è esattamente quel che bisognerebbe cercare in una visual novel del genere e, per questo, la valutazione finale non può che essere positiva.

Roommates è, in definitiva, un date sim non tecnicamente eccelso ma assolutamente godibile ed apprezzabile. Una visual novel leggera di stampo moderno, con personaggi interessanti nella loro semplicità e situazione variegate. Sicuramente non adatto a chi è abituato a saltare i dialoghi nei giochi e sconsigliatissimo a chi è a livello “the cat is on the table” in inglese. Se non fate parte di queste due categorie, io un pensierino ce lo farei. Soprattutto se volete iniziare ad esplorare un genere videoludico sotto rappresentato fuori dal Giappone.