E non si spezza, al massimo ripiega
20XX. La mia ingordigia mi conduce in un locale losco, in attesa di recuperare una copia in anteprima di Paper Zelda, a seguito di lunghe contrattazioni con insider, frange politiche estremiste e malavita. 2020. Gioco a Paper Mario: The Origami King su Nintendo Switch, ed è l’esperienza più vicina a un Paper Zelda finora.
Ogni gioco della serie non può evitare il confronto con Paper Mario: Il Portale Millenario (Gamecube, 2004), ritenuto, per ottime ragioni, l’esponente più brillante. Da lì in poi bastonate, sputi, pugni e calci da un pubblico (perché la critica non è mai stata particolarmente accanita) che sembra sollevare un’unica critica a Intelligent System: la componente RPG, e in particolar modo il battle system, è troppo blando. Critica anche condivisibile, se non fosse che la serie ha preso una direzione diversa da 13 anni e sarà anche arrivato il momento di farsene una ragione.

Se fate parte di quella fazione sbraitante, potete passare oltre anche in questo caso (e probabilmente anche metterci una pietra sopra su tutta la serie). Paper Mario: The Origami King infatti segue gli stilemi di Paper Mario: Color Splash (Nintendo Wii U, 2016), proponendo una commedia mariosa, divertente per la maggior parte della sua durata, dai colori vibranti, sempre in grado di regalare nuove emozioni.
Un fil rouge della serie consiste nelle gag a tema “carta” (che se non hanno ancora stufato forse lo si deve agli anni di distanza tra i vari giochi), qui portate ancora più in risalto dalla scelta degli origami come tema centrale. Il classico invito della principessa Peach (io inizierei a rifiutarli, sono spesso forieri di sventure) porta Mario e Luigi, a bordo di un kart ovviamente, in un desolato Borgo Toad. Olly ha trasformato i suoi fungosi abitanti e i più acerrimi nemici di Mario in origami, e si prepara a soggiogare Peach con il suo castello e perfino il mondo intero, se Mario e Olivia, sorella di Olly, anche lei origami anche se da poco, non si metteranno di mezzo.

Se si riescono a superare le prime ore di tedio imperante, una volta che la storia ha spiccato il volo, ci si accorge di trovarsi di fronte a un’avventura enorme e a un impegno produttivo oneroso. Il mondo di The Origami King infatti è uno splendore da guardare in quasi ogni suo frangente, e l’iniziale sensazione di spazi troppo vuoti e banali si ridimensiona e sparisce del tutto man mano che si va avanti e si liberano toad e altri personaggi che popolano il mondo, composto da zone connesse intelligentemente, e a cui accedere anche tramite teleporting con i classici tubi o ehm… fax (del resto Mario è di carta), una volta sbloccati.
L’esplorazione vi ruberà tempo, perché avrete voglia di martellare qualsiasi anfratto, sperando che succeda qualcosa, un blocco ? da scovare o un toad da salvare, che vi dirà qualcosa di buffo. Paper Mario si rivela per l’ennesima volta la sit-com del regno dei funghi che tutti vorremmo, l’occasione migliore per scoprire cosa fanno i Tipo Timido nei momenti di relax, o approfondire il rapporto tra Kamek e Bowser. Non ci si aspetta nulla di meno da un Paper Mario però.

Gli elementi nuovi a questo giro sono i coriandoli, pezzi di carta da lanciare verso porzioni di ambientazione e oggetti danneggiati, e i poteri di Olivia. Ho già spiegato come funzionano i combattimenti in precedenza (leggi: i nemici di Paper Mario: The Origami King), per riassumere: Mario si trova al centro di un’arena circolare, divisa in 4 colonne a loro volta divise in spicchi da 12 settori. Questi sono occupati da nemici che vanno messi in riga a seconda dell’attacco che si intende utilizzare: salto (4 nemici in fila) o martello (griglia 2×2) durante una prima fase di posizionamento, in cui è possibile far scorrere gli anelli che compongono l’arena o far slittare i settori verso l’alto o il basso.
C’è un tempo limite per farlo, ed eventuale bonus attacco se si è veloci. Durante la battaglia è possibile aumentare questo tempo con monete, che possono essere utili anche per chiedere aiuto ai toad, che faciliteranno tantissimo il processo.

Una volta riuscito (o meno) l’allineamento, si procede con l’attacco, selezionando il tipo di scarpa o martello desiderato. Questi sono consumabili, ma durano abbastanza da evitare fastidioso backtracking alla ricerca dell’emporio più vicino. È possibile anche utilizzare oggetti tipici come il fiore di fuoco o di ghiaccio, anche se il loro utilizzo è di molto ridimensionato. Questa prima fase puzzle rende i combattimenti più tattici rispetto agli ultimi episodi, tuttavia dilatano i tempi di un’avventura altrimenti fluida e dallo svolgimento lineare. Infatti Mario non salirà di livello, occasionalmente si imbatterà in upgrade di Punti Vita, e le sue statistiche aumentano in concomitanza, ma sono tutte informazioni tenute all’oscuro al giocatore, ennesima conferma della deriva action della serie.
I combattimenti con i boss funzionano diversamente. In questo caso, il boss è al centro dell’arena, e Mario partendo da un settore del bordo, seguirà un percorso stabilito dal giocatore che avrà provveduto a posizionare frecce ed eventuali bonus nella maniera più efficiente possibile, sempre tramite lo spostamento dei settori. Qui si magnificano gli incredibili poteri origami di Olivia, che si trasformerà per l’occasione, portando attacchi devastanti a seconda della forma scelta.

Tuttavia, se il combattimento è un po’ lento già contro i nemici semplici, si rivela addirittura macchinoso con i boss. Se tutto va liscio non ci sono problemi, ma se non si capisce subito cosa fare o come farlo, si rischia di entrare in una spirale di trial & error che allunga i tempi artificiosamente e nel peggiore dei casi si prova frustrazione. In generale, avrei preferito più versatilità, più modi di arrivare al dunque, mentre solitamente la soluzione è una sola, e la sfida sta nel capire qual è.
Ogni boss ha poteri diversi e richiede strategie diverse per essere sconfitto, una varietà che aiuta parecchio a non sentire il peso della ripetizione. La fantasia comunque, in quel di Intelligent System non deve mancare affatto, perché ogni scenario riesce a sorprendere per la diversità e la qualità di situazioni messe in scena, e vi farei davvero torto ad anticiparvene, togliendovi il piacere della scoperta.

Vi basti sapere che si passa da fasi quasi da avventura grafica, in cui aiutare persone per avere oggetti da utilizzare, a veri e propri dungeon con enigmi ambientali, a un’altra che vi farà urlare WIND WAKER!!! a pieni polmoni. C’è spazio anche per un timido utilizzo dei sensori di movimento, che l’idraulico baffuto sfrutterà per poter tirare e piegare la carta, accedendo a nuove aree e altro ancora. Controlli disattivabili, per chi volesse, niente paura.
Mi chiedo quanto tempo passerà prima di vedere di nuovo un Paper Mario full action. Le componenti rpg, seppur presenti, sono molto esigue, quasi messe lì per non allontanare il fan storico, e a queste si preferisce il fattore collezionistico, e l’utilizzo delle monete, che servono fino alla fine (e anche oltre se volete spingervi alla completezza totale) e il cui bisogno rende sensata l’esplorazione meticolosa. Trasformare la fase di combattimento in un puzzle, anziché eliminarla del tutto, ha sicuramente mantenuto una profondità di cui l’utenza ha sentito l’assenza in Super Paper Mario (Nintendo Wii, 2007), ma al costo di momenti goffi e lenti che probabilmente appesantiscono ancora troppo una serie che sarebbe senz’altro ancora più frizzante altrimenti.

Questo è il trucco di Paper Mario: The Origami King, ovvero che non c’è trucco. Ancora una volta, come succede con Nintendo, si tratta di un gioco fatto con amore, che vi sorprenderà più volte, zeppo di gag e riferimenti pop, tecnicamente perfetto, con un fattore artistico elevatissimo (non ho nemmeno menzionato i nemici di cartapesta, ops l’ho fatto adesso), pieno di collezionabili, che non manca nemmeno di commuovere (eppure non ero venuto per i feels, cosa mi combini, Nintendo?), e che intrattiene per decine d’ore, tra momenti epici e dialoghi con spiccato senso dello humor.
Uno dei migliori giochi per Nintendo Switch (la cui comunicazione di Nintendo rischia quasi di farlo passare inosservato) e forse il migliore Paper Mario dopo “quei due”. Chi non lo gioca, ha un cuore di cartone.