Oggi vi parliamo di un’altra parte dell’intervista che la director di Animal Crossing: New Horizons, Aya Kyogoku, e il producer Hisashi Nogami hanno concesso a La Vanguardia. I due hanno raccontato come il team sia riuscito ad adattare il gioco ad un pubblico internazionale.
Il primo Animal Crossing per Nintendo 64, fu pubblicato solamente in Giappone e non avevamo realizzato che la caccia agli insetti fosse una cosa prettamente giapponese; la includemmo nel gioco perché è un’attività divertente che abbiamo sperimentato durante la nostra infanzia.
Hisashi Nogami
Quando la serie ha superato i confini nazionali con la versione per GameCube, è stato il team di localizzazione a sollevare la questione. Mi dissero che anche se altre persone non conoscevano l’origine di questa attività, sarebbe stato qualcosa con cui avrebbero comunque potuto divertirsi e quindi decidemmo di mantenere la funzionalità.
Ci sono tantissime persone in Giappone che non hanno mai cacciato insetti ma, in effetti, ci sono anche un sacco di cose in Animal Crossing che di solito non si fanno nella vita reale.
In particolare, agli sviluppatori è stato chiesto come sia stato possibile trasformare usi e costumi giapponesi (come ad esempio la caccia agli insetti) in qualcosa che potesse diventare universale.
Sappiamo che alcuni valori che il gioco porta avanti sono specifici per il Giappone ma ci sono altre cose di cui non avevamo alcuna conoscenza. Con questa consapevolezza, abbiamo dovuto rimuovere alcune attività o funzionalità perché non erano conosciute in alcune parti del mondo: anche se questo può aver dato un respiro più internazionale al gioco, avevamo rimosso anche qualcosa che avrebbe potuto rende il gioco più interessante per alcuni giocatori.
Aya Kyogoku
Ci siamo concentrati sull’aggiungere piccole caratteristiche provenienti da diverse parti del mondo con lo scopo di permettere ad un maggior numero di persone di provare quella sensazione di felicità che proviene dal fare qualcosa di familiare, indipendentemente dalla nazione di appartenenza. Niente mi rende più felice del vedere le persone interessarsi a diverse culture, dopo aver ottenuto uno specifico arredo in Animal Crossing che magari non sapevano esistesse.
Kyogoku ha anche affermato che Nintendo non sarebbe stata in grado di raggiungere questo successo internazionale se avesse semplicemente tradotto quello che stava sviluppando con le sole conoscenze dello staff. Sin dall’inizio dei lavori, il team ha scelto le caratteristiche e i contenuti del gioco considerando le opinioni di persone che lavoravano in diverse parti di Nintendo.
Nogami ha spiegato come gli sviluppatori comunicassero con il team di localizzazione durante i primi tempi dello sviluppo per avere la possibilità di includere elementi estranei alla cultura giapponese, come ad esempio il tipo di arredi o gli eventi da programmare.
Un lavoro davvero certosino!