Uomo in buca!
La tensione è palpabile, mentre il golfista è al massimo della concentrazione. Rotea le spalle, piega le ginocchia, un’ultima occhiata alla distanza per una calibrazione ideale, ed è uno swing perfetto! E sarebbe andata in buca al primo tentativo, se solo la buca fosse rimasta ferma.
Questa è una delle tantissime situazioni con cui la danese Triband ha condito ogni istante di gioco del suo What the golf, una vera e propria follia arcade, il cui titolo di ispirazione più diretta è Wario Ware, ma che non mancherà di ricordare (e citare direttamente!) Katamari Damacy, Super Mario Bros, Super Meat Boy, Portal e tanti altri classici, di cui questo indie rappresenta un bignami utile a nuove leve e giocatori casual, che magari si ritrovano il gioco su Apple Arcade e decidono di concedergli una possibilità. E farebbero benissimo.

Perché What the Golf è l’esempio perfetto di gioco indie: dura il giusto (si superano le 6 ore tranquillamente senza aver raggiunto il 100%), intrattiene per tutta la durata e oltre, e il prezzo è assolutamente giustificato dalla qualità e dalla quantità dei contenuti. E la formidabile varietà degli stessi, aggiungo.
Il gioco di golf per chi odia il golf (come amano definirlo i suoi creatori), altro non fa che porre una serie di sfide, di durata variabile da 3 secondi a qualche minuto, sfide in cui la prima cosa da chiedersi è quale sia l’obiettivo. Solitamente è raggiungere la buca, ma non saprete mai per certo, senza il primo tiro, se a partire sarà la pallina, la mazza, il giocatore, o ancora un secchio intero di palline, o un divano.

La grande protagonista del gioco è senz’altro la ridicolaggine che ammanta ogni cosa, dallo stile artistico, la cui essenzialità e scelta di colori netti restituisce un’immagine chiara della follia che sta accadendo a schermo, alle musichette, della cui composizione ed esecuzione è facile immaginare gli sviluppatori stessi, intenti a imitare inconsapevolmente i Neri per caso.
Dietro ogni buffoneria e ogni freddura da far impallidire Animal Crossing, What the Golf palesa una conoscenza della materia ludica non indifferente e che terrà incollato allo schermo il giocatore più scafato.

Il giocatore, al centro dell’azione come avviene nell’arte più coinvolgente, è continuamente dubitante e parte attiva del pandemonio, intento com’è a capire “cosa bisogna fare stavolta”, ovvero a comprendere le innumerevoli regole del gioco, costantemente in moto dal primo press start. Il possibile disorientamento è praticamente azzerato dall’azione veloce (ma quasi mai obbligata) e dalla possibilità di tentativi infiniti, come ci ha insegnato Super Meat Boy.
Ogni prova (o livello se volete), ha poi due varianti, che vanno dal provare la buca con un numero massimo di tentativi, al tentare di abbattere tutti i gattini durante il percorso, e tantissime declinazioni in mezzo (ognuna più assurda della precedente) che faranno la gioia dei completisti e degli entusiasti, che ne vorranno ancora.

Come se poi fosse difficile volerne ancora. Si vorrebbe un livello nuovo al giorno anzi. Forse per questo, oltre alla campagna, troviamo anche una sfida giornaliera, che propone una serie di livelli da affrontare (tratti dalla storia) in sequenza, con tanto di Leaderboard che vi mostrerà quanto siete stati scarsi a paragone con giocatori di tutto il mondo. Cioè, questo è quello che succede a me, ovviamente.
Se non l’aveste ancora capito, What the Golf è il next big little thing da provare, al pari di giochi come Untitled goose game, ma il suo guscio, decorato da graffitari che citano i Monty Python, nasconde un cuore ludico interno molto solido ed escogitato da menti sapienti che sapevano dove colpire il giocatore.

A quanto pare i possessori di Nintendo Switch sono anche più fortunati, e possono godere di una modalità multiplayer contemporanea 1 vs 1 che nella sua semplicità non mancherà di scatenare risate grasse. E se è vero che far ridere è una cosa seria, allora What the Golf potrebbe essere il gioco più serio in assoluto. Un bel paradosso, non credete?