[Inserire citazione da Esplorando il corpo umano qui]
Per la mia età la citazione giusta dovrebbe essere Salto nel buio. Come cos’è? Quel film dove un uomo sale su una navicella che viene miniaturizzata e parte per un’inconsapevole corpoesplorazione (il termine corporsplorazione è di proprietà dei Teen Titans GO!). Come sarebbe a dire “mai visto”??? Dai, il regista è Joe Dante, lo stesso di Gremlins e Looney Tunes: Back in Action.
Vita-Boy e Mina-Girl, i protagonisti di Vitamin Connection, sono due elementi di una compressa rivestita con film (così c’è scritto genericamente nelle scatole dei medicinali), che si ritroveranno in giro per i corpi di una famiglia molto particolare (e dalla anatomia bislacca), sconfiggendo batteri e virus, e sanando gli organi infetti, proprio come… va bene come, come in Esplorando il corpo umano, mi arrendo.

WayForward compone così un inno a una certa scuola di design giapponese, quella che ha nel suo corpus opere come Katamari Damacy, Rhythm Tengoku, Made in Wario e Space Channel 5.
Questo è evidente nello stile grafico fumettoso e sgargiante, nell’umorismo soffice delle brevi cut-scene, e ancor di più dalla colonna sonora, che spazia dal J-pop alla Splatoon a pezzi più orgogliosamente rap anni’90 in stile Sonic Adventure, per non parlare delle meccaniche, un mix di esplorazione labirinti alla Kuru Kururin, minigiochi che non sfigurerebbero in un titolo per Nintendo Wii della casa di Kyoto, e shoot’em’up ad alta richiesta di sinergia tra due giocatori.

Quello che non vi ho detto finora è che Vitamin Connection è un gioco specificatamente studiato per la cooperazione tra due giocatori, che terranno un Joy-Con l’uno, il sinistro in verticale, il destro in orizzontale. Il primo Joy-Con gestisce i movimenti tramite l’analogico, e una specie di arpione, la cui lunga corda può essere spostata con il sensore di movimento, mentre il secondo giocatore dovrà stringere le tenaglie azzeccando il tempo, ruotare la navicella-pillola tramite il giroscopio e direzionare il laserone per annientare nemici e ostacoli.
Con queste caratteristiche, avrete già intuito come Vitamin Connection faccia di tutto per sfruttare al meglio tutte le caratteristiche dei Joy-Con (finalmente un gioco che lo fa, a parte 1-2 Switch), e il gioco in portatile e in solitaria, è senz’altro possibile, ma sconsigliato.

Questo probabilmente fa di Vitamin Connection, un titolo di nicchia, una nicchia composta da giocatori che non mancherà di segnalarlo nella classifica dei giochi da non perdere di tutti i tempi di Nintendo Switch. Non perché sia un capolavoro, tutt’altro: i controlli non sempre rispondono con precisione (un ottimo test per appurare la gravità del drifting dei vostri Joy-Con), fasi frustranti si alternano a momenti piacevoli e soddisfacenti (questi ultimi in maggioranza), l’esperienza non dura molto (e c’è un po’ di back tracking) sebbene ci sia un buon endgame e collezionabili, e anche la varietà in fin dei conti non è altissima.
Forse si è voluto mirare a un target più casual, e si poteva fare di più in termini di profondità, magari inserendo un sistema di upgrade della navicella, as esempio. Tutto ciò non conta, però, perché dall’altro lato della bilancia troviamo un’originalità unita a una piacevolezza che è sempre più raro trovare oggidì.

Inoltre, sebbene la sfida non sia altissima, è tutto confezionato con quel classico amore per l’oriente a cui WayForward ci ha sempre abituato in opere maggiori (Shantae) e minori (Mighty Switch Force), ed eseguito per quel gusto per gli arcade che non può che far piacere chi abbia una certa età e si ricorda almeno uno dei titoli di ispirazione citati sopra, un titolo probabilmente dedicato proprio a chi ama quella filosofia di game design.
Vitamin Connection è una pillola contro il male più insidioso dell’offerta (o meglio, di una certa offerta) videoludica odierna: la mancanza di originalità e di divertimento gioioso e semplice. Insieme a Ibb & Obb e Overcooked, Vitamin Connection si erge ad alfiere del gioco cooperativo, e forse vi intratterrà per poco, ma ne varrà sicuramente la pena.