Un silenzio poco romantico?
Nella prima puntata di questa rubrica abbiamo provato a spiegare la scienza dietro i sensazionali poteri di Kirby. Oggi, invece, cercheremo di spiegare un possibile disturbo, una grave non-skill che affligge una delle più intramontabili icone del mondo videoludico, con le orecchie rigorosamente a punta. Sì esatto, proprio lui. Quello che non parla mai.
Il silenzio è preziosissimo. Spesso ne abbiamo bisogno. Per riposare le orecchie dal frastuono della quotidianità. Per pensare. O, più semplicemente, per leggere senza distrazioni, come in questo caso. In certi momenti, il silenzio può fare da ponte con altre realtà, dimensioni composte da codici e numeri che messi insieme generano alberi, montagne, fiumi. Dungeon. Nemici oscuri.
Il nostro Link se n’è sempre stato in silenzio. A detta di Shigeru Miyamoto, un protagonista muto avrebbe permesso al giocatore di immedesimarsi meglio nel personaggio. In tutta la saga leggendaria, il nostro Eroe parla solo due volte. In The Adventure of Link, trovando uno specchio in un villaggio, dice: “Ho trovato uno specchio sotto al tavolo”; in The Wind Waker, per farsi seguire, esclama: “Come on!”.
Il repertorio di Link è assai limitato, ma non per questo privo di versi, esclamazioni, segni d’assenso. Insomma, l’Eroe in un certo senso riesce a comunicarci quello che prova durante le sue avventure, in gran parte per merito dei personaggi che gli orbitano attorno. Ma se ci fosse altro dietro il silenzio di Link? Se ci fossero delle ragioni scientifiche, originate da un passato sconosciuto, che per una beffarda coincidenza si ripercuotono su tutte le generazioni di Eroi destinate a salvare il mondo? In questo articolo parleremo di mutismo selettivo.
Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia che colpisce determinate fasi della vita e della crescita: l’infanzia, la fanciullezza e l’adolescenza. Nonostante siano perfettamente in grado di intendere e di volere, i soggetti affetti da MS presentano totale e persistente incapacità di esprimersi a parole, ma solo in ambiti ben delineati, come la scuola. Luoghi, generalmente, distanti dalla famiglia, unica realtà nella quale si sentono a proprio agio. Ma alle volte nemmeno il nucleo familiare è sufficiente (soprattutto se assente, come nel caso di Link), e le voci si spengono anche in contesto domestico.
Immaginate di vivere in un perenne stato d’ansia, di temere il giudizio di chi vi sta intorno al punto da isolarvi del tutto, di erigere una barriera in grado di bloccare sul nascere qualsiasi tipo di relazione sociale. E ora immaginate di essere dall’altro lato: cosa pensereste alla vista di un essere umano che se ne sta perennemente in silenzio? Ve lo dico io: non essendo consci del suo disturbo, iniziereste ad attribuire, ad un affetto da MS, pensieri e comportamenti che non gli appartengono, producendo un danno potenzialmente ancor più significativo per lui.
Ma quali sono le cause del mutismo selettivo? Ad oggi sono poco chiare e fin troppo diversificate. L’ipotesi più accreditata vuole il coinvolgimento di fattori genetici e ambientali. In particolare, la tendenza a reagire in modo simile ai genitori, in determinate circostanze, ha portato alla teoria che la familiarità possa avere un ruolo centrale all’origine del disturbo. A dispetto di quanto verrebbe spontaneo credere, esperienze traumatiche non sembrano influenzare la probabilità che il mutismo selettivo si manifesti. Potenziali fattori di rischio sono, in ogni caso, la migrazione del nucleo familiare e rapporti problematici con i genitori.
E qui arriviamo a Link. Chi sono i suoi genitori? Se non temete spoiler minori, continuate pure con la lettura.
Nella saga “canon”, il padre di Link viene menzionato per la prima volta in Breath of the Wild, dalla principessa Zelda, nel corso di un ricordo. Egli faceva parte dei Cavalieri di Hyrule e dell’élite della guardia reale; non solo, i suoi antenati erano anch’essi cavalieri, fatto curioso considerando la discendenza “eroica” dei vari Link che hanno salvato il mondo. In ogni caso, il padre di Link non viene mai mostrato in-game, né durante qualsivoglia cutscene.
È nel mondo non canonico che le cose si fanno più interessanti. Nel manga di A Link to the Past, il padre di Link viene ucciso prima dell’inizio degli eventi. Link viene quindi cresciuto da suo zio e, durante lo svolgersi delle sue peripezie, la morte di suo padre viene più volte messa in dubbio. Quando Link scruta nei ricordi di Agahnim (il boss di A Link to the Past), nella Torre di Ganon, scopre che suo padre e Agahnim erano un tempo amici; suo padre, tuttavia, fu tradito dallo stesso Agahnim, alla spasmodica ricerca di un potere corrotto, e spedito nel Mondo Oscuro. Link, inoltre, apprende che i suoi genitori sono ormai defunti. Dopo il recupero della Triforza a seguito della sconfitta di Ganon, Link si rifiuta di far tornare in vita i suoi genitori e sacrifica la sua felicità per il bene di Hyrule. Nel manga di Ocarina of Time, invece, a Link viene detto che le sue origini sono da ricercare tra i guardiani che protessero il re di Hyrule e la sua famiglia; suo padre, infatti, era uno di quei guardiani, ucciso durante la Guerra Civile di Hyrule.
La madre di Link, al contrario del padre, ha una storia molto meglio definita. Durante la Guerra Civile di Hyrule, viene gravemente ferita e finisce con l’affidare suo figlio all’Albero Deku, così da proteggerlo dalle atrocità della guerra. I Kokiri tentano di curare le sue ferite, ma la donna non sopravvive. L’Albero Deku prende quindi Link in custodia e lo cresce tra i Kokiri, insegnandogli come sopravvivere nella foresta e imponendogli di non allontanarsi dal villaggio: il mondo esterno, senza un valido addestramento, lo avrebbe infatti reso un’altra vittima innocente.
Abbiamo quindi un quadro familiare piuttosto tragico: la guerra ha da sempre gravato sulla famiglia del nostro eroe. Link, da quel poco che ne sappiamo, non ha mai conosciuto davvero i suoi genitori. Durante la sua infanzia, è stato cresciuto da figure “d’emergenza”, che gli hanno sì insegnato a sopravvivere alla crudeltà del mondo, ma che forse non sono mai riuscite a farlo sentire amato come un figlio. In generale, i bambini che crescono con genitori assenti sono quelli più propensi a sviluppare disturbi della condotta. Un modo (forse l’unico) che hanno per proteggere i propri sentimenti; per scongiurare la sofferenza dell’abbandono, le paure e le insicurezze. È da questo profondo stato d’inquietudine che potrebbe nascere il mutismo di Link, compensato, in parte, dalla sempiterna ocarina.
Una visione certamente meno romantica di quella di Miyamoto, ma la scienza non sempre sa essere romantica. Anzi, il più delle volte non lo è mai.
Fonte immagine di copertina: wehartit.com