Una nuova partenza per la serie
Atelier è una serie estremamente longeva e prolifica di jrpg. Nacque nel 1997 ed ha prodotto 21 capitoli principali , altrettanti episodi extra e remake. Ed io non ne ho giocato neanche mezzo. Vi arrivo quindi a parlare di questo Atelier Ryza come un neofita sulla saga. Con mente fresca.
Leggendo in giro, sembrerebbe che questo Atelier sia una sorta di nuova partenza, da un punto di vista meccanico ed anche concettuale. Si direbbe quasi perfetto per iniziare.
La storia si concentra su Ryza, una ragazza figlia di agricoltori di un piccolo villaggio in fondo al mondo, stanca della sua vita monotona, con una grande voglia di avventura. La prima cosa che vi colpirà, sono le sue cosce. Ho capito che l’estetica THICC, quella che vede il grasso nei posti giusti per creare curve sexy, ultimamente è in auge, ma sta poverella scoppia. Prendetele dei vestiti più larghi, per favore.

Comunque, la narrativa di Atelier Ryza è una storia sulla maggiore età della protagonista. Capire cosa si vuole dalla vita, come confrontarsi con il mondo, decidere per se stessi. Classica, senza alti né bassi, piacevole da seguire. Questo perché il gioco non cerca di infilarla in mezzo ad un’altra narrativa pesante da “salvate il mondo dalla distruzione”. E perché tutti i personaggi comprimari ricevono la giusta attenzione. Anche le quest secondarie, non sono semplici quest ricevute da personaggi senza nome, ma sono tutte date dai cittadini della vostra città.
Il risultato finale è quello di un’avventura molto intima rispetto ai canoni del genere. Peccato non sia sempre linearissima nella progressione. A volte capita di finire una scena dove i protagonisti decidono sul da farsi senza esplicitarlo e l’unico modo per avere chiaro dove andare o cosa fare è osservare le icone sulla mappa o leggere il diario di bordo.
Il gameplay del gioco si divide in due fasi: quella alchemica e quella di battaglia. L’alchimia è al centro della serie, e si tratta di un sistema di crafting a 360°. Girovagherete nel mondo di gioco a cercare vari ingredienti, ottenibili dall’ambiente, da nemici e completando quest.

Tornati a nel nascondiglio del titolo, col vostro calderone, potrete eseguire formule per creare oggetti, armi ed armature di ogni tipo. Non si tratta solo di seguire ricette predefinite, ma potrete anche eseguire variazioni per iniettare la vostra creatività nel sistema. Devo essere sincero, l’interfaccia non mi è piaciuta proprio. Ne ho capito il senso generale, ma le informazioni che mostra non sono mai totalmente chiare. Dopo un po’ ci si fa l’abitudine, ma la sensazione che per questa sezione potrebbero usare qualcuno più esperto di progettazione HMI non si è mai tolta di dosso.
In generale il sistema di alchimia non è affatto pesante ed eccessivamente “grindy”. L’ho trovato molto abbordabile. Ecco quindi che per ottenere i vari ingredienti, andrete a zonzo per l’ambientazione e combatterete non poco. La prima fase evita di scadere nella noia totale solo grazie al sistema di viaggio rapido, disponibile dopo aver visitato le ambientazioni per la prima volta. Senza questo sistema non dico che avrei gettato la spugna, ma quasi.
Il sistema di combattimento è alquanto interessante perché sposta l’attenzione del giocatore in direzioni non proprio convenzionali. L’intelaiatura di base è quella dell’ATB di final fantasy, dove selezionare i comandi non mette in pausa. I compagni ed i mostri combattono in maniera fluida e costante. Mano a mano che si attacca, si accumulano punti AP, che possono essere spesi in due modi: attacchi speciali o aumentare per la durata dello scontro il livello degli attacchi base, permettendo di eseguire combo di colpi. Sapere quando passare al tier successivo e quando usare abilità è al centro del sistema decisionale per superare le battaglie più impegnative.
Purtroppo la difficoltà è generalmente bassa, con solo le boss fight che possono impensierire, ma il gioco offre diversi livelli di difficoltà per meglio tarare la cosa. Se siete navigati e volete più sfida, puntate subito a difficile.

Dal punto di vista grafico, questo Atelier non è nulla di speciale. Per avere un po’ di contesto, ho dato un occhio ai vecchi capitoli e mi pare di capire come in realtà questo episodio sia parecchio evoluto per la serie. Soprattutto nella parte delle animazioni e dell’illuminazione. Insomma, ora è più in linea con le offerte moderne delle serie “secondarie” di jrpg. Il risultato finale è molto gradevole su Switch ed in linea con le capacità dell’hardware.
Alla fine dei conti, Atelier Ryza è un jrpg perfetto per i momenti più rilassati. La storia principale può essere completata in 20 ore circa correndo, ma il gioco si gode di più se si entra nel ritmo di sfruttare i momenti dove bisogna recuperare gli ingredienti per il crafting per esplorare, fare sidequest e sperimentare con l’alchimia, raddoppiando facilmente il numero di ore necessarie al completamento e godendoselo appieno.