Chi ha i diritti dei Pokémon?

Facciamo luce su uno dei misteri più noti in casa Nintendo: chi detiene i diritti dei Pokémon? Quale ruolo hanno Game Freak, Creatures e The Pokemon Company?

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Chi fa i videogiochi? Chi il gioco di carte? Nintendo c’entra o no?

Nintendo. Game Freak. Creatures Inc. The Pokémon Company. Sono marchi che potete trovare in qualsiasi oggetto a tema mostri da tasca, a iniziare da portacolori, passando per i peluche, a finire con Pokémon Spada e Scudo. Ma a chi appartiene la proprietà intellettuale dei Pokémon? Nintendo potrebbe decidere un giorno di affidare lo sviluppo di un titolo main a un suo reparto interno di sviluppo, anziché a Game Freak? Infine, potrebbe Game Freak prendere baracca e burattini e portarli sulla sponda opposta del fiume gaming, verso altri lidi, e rendere Pokémon un titolo multipiattaforma, come ha fatto SEGA con Sonic?

Secondo una dichiarazione di Junichi Masuda, pubblicata sul numero di settembre 2017 di Game Informer, la proprietà è divisa equamente tra Nintendo, Game Freak Inc. e Creatures Inc. e il rapporto tra Game Freak e Nintendo è di stretta amicizia. Ovviamente, non abbiamo dati certi, se non quelli pubblicati da Nintendo nei report finanziari quindi andremo di logica. Facciamo un passo indietro.

Tajiri con Pikachu, diventato mascotte grazie all’anime

Game Freak prima di essere una software house era una fanzine. Satoshi Tajiri stesso la creava a mano e la stampava per poi rivenderla. La critica verso i videogiochi nasconde spesso una voglia di migliorare le cose, ma per migliorare una cosa devi prima crearla. Così, il 26 aprile 1989 nasce Game Freak, la software house che tutti conosciamo, che tra i pochi membri annovera oltre a Tajiri anche Junichi Masuda e Ken Sugimori, già autore delle varie illustrazioni ai tempi della fanzine e futuro autore del character design dei Pokémon.

Nonostante sia un piccolo team, Nintendo affida a Game Freak lo sviluppo di giochi, sicuramente non importanti, ma che contengono personaggi rinomati come Yoshi (Mario & Yoshi, NES/Game Boy, 1991) e Mario (Mario & Wario, NES, 1993). Naturale quindi che Satoshi Tajiri si sia rivolto a Nintendo per realizzare il suo sogno di una vita: un videogioco che avrebbe trasmesso la stessa gioia che provava il giovane Satoshi, quando da bambino, andava a caccia di insetti. Game Boy era la casa ideale, dato che la possibilità di collegare due Game Boy tramite il cavo Link entusiasmò Tajiri, che nella sua mente immaginava i piccoli mostriciattoli correre attraverso il cavo, da una punta all’altra.

Il multiplayer di Tetris ispirò tanti sviluppatori, tra cui Tajiri

Game Freak propone quindi l’idea a Nintendo che finanzia il gioco. Iniziamo con le supposizioni personali: senza i soldi del produttore (ovvero di Nintendo, che ha anche ruolo distributore) nessun videogioco vede la luce. Nintendo probabilmente non avrebbe messo la cifra più grossa, ma avrebbe corrisposto altre entrate una volta uscito il gioco, percentuali più o meno alte in base alle vendite, bonus al raggiungimento di certi risultati e così via. Game Freak qui non è una second party (sviluppava anche per PC Engine e Mega Drive infatti), ma una third party con accordo di esclusività su giochi finanziati, come lo è ad esempio Platinum Games. Se ci pensate bene, nel 2017 Bayonetta è approdato su Steam, ma solo il primo, il secondo è ancora confinato sulle console Nintendo, e questo sebbene Nintendo non possegga l’IP di Bayonetta (facile pensare che anche il terzo avrà la stessa sorte).

Per quel che concerne Pokémon invece sappiamo per certo che Nintendo non detenga l’IP ma il trademark: ossia il nome Pokémon e il nome di ogni singolo Pokémon creato è detenuto da Nintendo. Se Game Freak volesse sviluppare Pokémon su altre console quindi potrebbe benissimo farlo, ma non potrebbe usare il nome “Pokémon”.

The Pokémon Company gestisce anche i negozi, l’ultimo aperto nel 2019 a Londra

Nintendo è producer e publisher, ma il ruolo di Nintendo nella creazione di Pokémon non si esaurisce qui. Infatti, per ammissione dello stesso Tajiri, Shigeru Miyamoto fu un mentore prezioso che infuse saggi consigli, tanto che l’antagonista di Ash (Satoshi in Giappone, proprio come il suo creatore) nella versione giapponese si chiama… Shigeru (da noi Gary)! Oltre ad aiutare nello sviluppo di titoli precedenti, infatti, sembra che fu proprio il maestro a consigliare di realizzare due versioni del gioco che avessero dei pokémon differenti, proprio per incentivare lo scambio dei mostriciattoli tra i giocatori. Ma Shigeru Miyamoto non è l’unico uomo di Nintendo importante per il franchise.

Shigesato Itoi infatti è stato il primo uomo di Nintendo a capire la complessità e la grandezza del progetto e suggerì a Tajiri di sviluppare altri giochi per avere più fondi da destinare a quello che allora si chiamava ancora Capsule Monster (i Capumon, contrazione di capsule monster, divennero poi Pokémon, contrazione di Pocket Monster, dopo il cambio nome per questione di diritti d’autore), il cui sviluppo avrebbe impiegato un tempo lungo. Alla fine, ci vollero ben sei anni, un periodo di tempo enorme per il settore, anni che portarono l’azienda quasi alla bancarotta, con perdite, oltre che di soldi, anche di dipendenti (lo stesso Tajiri non percepì stipendio per mesi, contando solo sul sostegno dei genitori). Qui entra in gioco Creatures Inc, azienda nata dalle ceneri di Ape, la software house di Shigesato Itoi: era necessaria un’iniezione di denaro. Tsunekazu Ishihara, fondatore di Creatures e attualmente a capo di The Pokémon Company, infatti, fornì parte del contante, in cambio di una parte dell’IP, e riuscì a convincere Nintendo nel credere ancora nel progetto.

Il Pitch di Pokémon, portati all’attenzione dal sito Helix Chamber

Probabilmente nessuno dei tre nomi coinvolti, si aspettava molto dalle vendite di Pokémon, poiché uscì quando il Game Boy era ormai in declino. Quello che Game Freak, Nintendo e Creatures sottostimarono fu la presa sui bambini. Infatti le generazioni giovanissime potevano comprare un Game Boy a poco ormai, e il gioco spingeva i giocatori a connettersi, utilizzando più copie del gioco e di game boy. Addirittura c’era chi comprava due copie del gioco e un altro game boy, per scambiare i pokémon in solitudine. Pokémon divenne una sleeper hit, che continuò a macinare vendite nel corso delle settimane, e risollevò le vendite di Game Boy. Le continue richieste di collaborazione da parte di aziende e privati mandò totalmente in burnout Tsunekazu Ishihara, che si occupava di tutto ciò che era marchiato Pokémon. Così Nintendo, Game Freak e Creatures decisero di fondare The Pokémon Company, un’azienda che tutt’oggi gestisce il brand Pokémon, la cui proprietà è condivisa equamente.

Per tornare alle domande iniziali, quindi, The Pokémon Company ha un ruolo di gestione ma non è la proprietaria dell’IP, che è di Game Freak, unica realizzatrice dei titoli main della serie, e non è la proprietaria dei marchi, che sono tutti di Nintendo, che si occupa della produzione e della distribuzione, soprattutto al di fuori del Giappone, di ogni gioco di Pokémon. Creatures si occupa invece della gestione di The Pokémon Company e dello sviluppo di alcuni spin-off.

Stupiti di vedere Pokémon così in alto? E il Marvel Cinimatic Universe?

Da questo riassunto, si evince che una eventuale separazione non converrebbe a nessuno. Pokémon è in assoluto il franchise più remunerativo al mondo, come potete vedere dal grafico qui sopra, più di tutti i brand legati ad altri personaggi Nintendo fusi assieme, ma è ancora oggi così remunerativo proprio perché il brand non ha mai perso forza negli anni, anzi, tra videogiochi, anime, trading card game, e ogni sorta di merchandise, da magliette a peluche e tanto altro, ha solo guadagnato vigore. Questo proprio grazie alla gestione di The Pokémon Company, e agli sforzi profusi di Nintendo e Game Freak.

Se Game Freak dovesse tradire Nintendo infatti, con ogni probabilità sarebbe costretta a ripartire da zero, rinunciando non solo al nome Pokémon, ma anche ai personaggi creati in tutti i questi anni, in maniera simile a quanto successo a Marvelous, che ha dovuto rinunciare al brand Harvest Moon e ripartire con Story of Seasons. Allo stesso modo, Nintendo non ha interesse nel togliere il brand dalle mani di Masuda e company, dato che i giochi continuano a infrangere record su record, e che si andrebbe a complicare uno scenario idilliaco con dispute legali. Di più: c’è un rapporto di stima e amicizia reciproca che è sfociato in vere e proprie collaborazioni anche nell’ambito dello sviluppo. Ciononostante, io credo che sia Nintendo che le altre parti abbiano il modo di tutelarsi, in tempi in cui Pokémon non sarà più così remunerativo, tempi che sembrano piuttosto lontani, anzi, potrebbero non giungere mai.

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