Doraemon: Story of Seasons – Recensione ecofriendly

Marvelous e Bandai Namco uniscono le forze per dare ai giocatori il miglior Story of Seasons a tema Doraemon. Non poteva che recensirlo la nostra Mari!

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Genere: Simulation Farm
Multiplayer: no
Lingua/e: Tedesco, Inglese, Spagnolo, Francese, Italiano

O anche Doraemon: Story of Come ti tiro fuori il farm sim perfetto

Ah! La dolce vita bucolica e agreste! Chissà quante volte avrete pensato “adesso mollo tutto e vado a vivere in campagna!” (probabilmente mai ma era bella come frase iniziale). Se anche a voi come a me, piace la natura ma siete troppo pigri per vivere in una fattoria tutta animali e fatica, Marvelous vi viene ciclicamente in soccorso con il suo farm simulator ciccioso e colorato. E questa volta lo è ancor più del solito, grazie al crossover con il brand di Doraemon, anime noto anche nello stivale, e stranoto nel Sol levante, in collaborazione con Bandai Namco, un sodalizio che ha dato vita a Doraemon: Story of Seasons.

Come in tutti gli Story of Seasons, anche qua dovrete darvi parecchio da fare, non ci sono pause o pennichelle che tengano, che è tutto un dire, dato che vi calerete nei panni del pigrissimo e indolente Nobita. Comunque i campi non si annaffiano mica da soli e perdere intere piantagioni equivale a perdere soldi e soprattutto tempo, visto che ogni azione che fate, soprattutto all’inizio, va soppesata in ogni minimo dettaglio.

I fossili non devo portarli a Blatero, vero?

La premessa del gioco comincia con una delle solite ramanzine che la mamma di Nobita propina al figlio, intimandogli di portare a termine (o conoscendolo più probabilmente iniziare) i compiti estivi. Lungo il suo peregrinare per la città troverà un seme magico che teletrasporterà lui e i suoi amici in un altro luogo e in un altro tempo. Sfortunatamente questa volta Doraemon, il suo amico gatto robot, non potrà venire in suo soccorso coi suoi classici chiusky, gli oggetti assurdi che tira fuori dal tascone e che normalmente lo tolgono sempre dagli impicci, perché la tempesta che li ha portati a Natura, ha disperso tutti i suoi miracolosi oggetti. Starà a noi trovare tutti i chiusky e nel frattempo renderci utili e integrarci nella nuova città, dove saremo accolti da un giovane di nome Harmon che ci farà da guida in varie vicende, fino a conoscere il sindaco che ci costringer consiglierà di collaborare e trovarci un lavoro, come fanno tutti del resto. Se per gli amici di Nobita questo non sarà un problema, lo stesso non vale per lui, fortunatamente gli verrà affidata una fattoria in disuso che toccherà a lui (quindi a noi) far rifiorire.

Dopo un tutorial, forse eccessivamente lungo (quasi un’ora di attività obbligatorie e nozioni base da assimiliare), si potrà finalmente iniziare la nostra vita campagnola a base di levatacce mattutine. L’introduzione deIl’universo creato dalla coppia Fujiko F. Fujio è in sintonia perfetta con questa serie, tanto che sembra di trovarsi davanti a un nuovo capitolo naturale di Story of Seasons e contemporaneamente, a un lungometraggio d’animazione con protagonista il cane procione blu.

Sì, sì, ok, mamma mia come fai!

Come al solito quindi dovremo gestire la nostra fattoria cercando di espanderla il più possibile, e questo passa dall’upgrade degli attrezzi base alle strutture, che esigeranno un quantitativo di risorse e denaro così oneroso da rendere indispensabili le varie attività secondarie, di cui c’è una buonissima varietà, tra l’altro. Non solo di piantagioni si vive a Natura, infatti, ma anche di allevamento, pesca, estrazioni in miniera, caccia agli insetti, relazioni sociali ed, espandendo casa, potremo anche cucinare.

Usare il cibo è utilissimo, perché – topos della serie – lavorando perderemo energia che dovremo ristabilire mangiando, facendo una pennichella (soluzione non proprio delle migliori visto che si perde tempo e una giornata dura poco) o scolandosi beveroni fatti dall’assurdo medico della città, dove fra parentesi lavorerà la dolce Shizuka, pena lo svenimento e il risveglio nel piccolo ospedale. Story of Seasons però non è Animal Crossing, dove quasi ogni azione è fine a se stessa e priva di conseguenze, anzi, ogni frutto della terra che con tanta pazienza ricaveremo potrà essere posizionata in una cassa vicino casa nostra così da far ritirare la merce a Doraemon che la andrà a vendere, e in questo modo otterremo il denaro necessario ad espanderci e migliorare sempre più i nostri prodotti. Una lezione di game design della vecchia scuola giapponese che si è mantenuta nel tempo, a partire dal primo Harvest Moon di decenni fa, fino a questa ultimissima iterazione.

Ai tempi di Nintendo Wii, screen come questo facevano drizzare le antenne

Ad aggiungere carne al fuoco ci pensano poi determinati eventi, anche in base alla stagionalità, come concorsi per chi ha gli ortaggi o il bestiame migliore o semplici gare come la rottura dei meloni in spiaggia che premierà il più veloce spaccatore dei malaugurati frutti in un determinato lasso di tempo. Ogni stagione è piena di eventi, consultabili dal calendario o dalla bacheca in piazza, che oltre all’agricoltura si estendono alle varie attività sopra descritte in tema con la stagione.

Il mondo di gioco di Doraemon Story of Seasons è molto piccolo, ma stratificato e gioioso alla vista. Story of Seasons con questo crossover perde la componente waifu, mantenendo il suo sistema di relazioni e di attività per stringere e mantenere amicizie (da piccole task richieste da NPC a regalini da fare e così via) che vista la giovane età dei protagonisti, non potranno sfociare in matrimonio, ma guadagna una storia che pur mantenendosi leggera come può essere una puntata di una delle serie anime di Doraemon, sfoggia una solidità che non si era mai vista in uno Story of Seasons, con personaggi carismatici, cosa che senz’altro era data per scontata per quelli presi dalla serie di Doraemon, ma è un discorso che si può estendere anche a quelli creati di sana pianta, quasi gli sviluppatori fossero stati contagiati da una sorta di armonia creativa nel trattare la materia d’origine.

Tutto quello che vuoi Gian, basta che non canti

Doraemon Story of Seasons è un gioco semplice ma profondo. Pur nella sua semplicità, non è un gioco adatto a tutti perché i suoi tempi dilatati e lo sforzo richiesto al giocatore potrebbero anzi spiazzare chi pensa di trovarsi di fronte a un gioco poco pretenzioso e lineare. Tutt’altro: c’è da stupirsi per quanto siano alti i valori produttivi di Doraemon Story of Seasons. Esteticamente il gioco è un vero e proprio gioiellino che vi farà sbrilluccicare gli occhi dal primo istante, il picco più alto della serie che è sempre stata caratterizzata da cura, pucciosità e colori vividi, ma anche da imperfezioni stilistiche e tecniche come dei controlli legnosi o un framerate troppo basso.

Qui è tutta un’altra storia: tutti gli sfondi sembrano dipinti con acquarello, pastellosi e delicatamente romantici, e restituiscono una natura astratta, abbozzata, ma teneramente convincente, e lo stesso si può dire delle animazioni e del character design, perfettamente integrato con gli sfondi. La cura si estende anche ai dialoghi, quasi fossero tratti dal manga e al comparto sonoro, che non solo alterna melodie ariose ad altre più sbarazzine, ma offre un assaggio di quanto il gioco sia curato già nelle primissime fasi, quando si nota che, a seconda del tipo di terreno calpestato da Nobita, cambia l’effetto sonoro associato.

In Animal Crossing però c’erano le battute del cucciolone

L’implementazione di Doraemon in questa serie secondo i miei gusti è perfetta, anzi, azzardo dire che può accontentare sia i fan del gatto robot blu, che finalmente hanno tra le mani un gioco notevole con protagonista i propri beniamini, sia gli appassionati di questo genere di giochi, che troveranno pane per i loro denti (rigorosamente da sfornare nella cucina di casa), dato che per quanto possa dispiacere per alcuni scampoli di gameplay persi per strada (la componente sentimentale), tutto quanto è poi coerente con il genere, guadagnando anche un contesto più alto e meno anonimo, per personaggi e trama.

A questo proposito bisogna dire che non è intuitivo fare progressi nella storia, dato che nessun indizio è lasciato al giocatore, che deve capire da solo quali luoghi visitare o attività fare per andare avanti. Anche questa è una caratteristica del genere, che forse gli sviluppatori occidentali hanno superato (inserendo una sovrabbondanza di suggerimenti a schermo a volte fastidiosa anche) e alcuni orientali ancora no, se si tratta di un difetto insormontabile o di una caratteristica tipica del genere ormai somatizzata, o ancora di un pregio che lascia intatto il piacere della scoperta, che spesso manca in produzioni di questo tipo, sta alla vostra sensibilità.

Ok che in questo mondo i bambini lavorano, ma farli uscire anche soli la sera…

Infine lo consiglio anche a chi voglia dare una possibilità a questa serie, o a questo genere, dato che si tratta probabilmente dello Story of Seasons più digeribile da neofiti e comunque una scelta validissima sotto il profilo qualitativo. E lo sconsiglio a chi non ha la pazienza tipica dei coltivatori provetti.

Giocato tanto ma mai abbastanza, soprattutto se si parte per il collezionismo completo, almeno una seconda run è indispensabile. Quindi, Luigi permettendo, continuerò a giocarlo!
Pro: Il miglior gioco di Doraemon e il migliore Story of Seasons in un sol colpo. Ero ottimista, ma il risultato supera senz’altro le mie aspettative, davvero un prodotto curato nei minimi dettagli, sia a livello artistico che tecnico
Contro: Non lasciatevi ingannare dall’aspetto infantile della cover, il gioco richiede dedizione e soprattutto tempo da dedicare. Nonostante sia presente la lingua italiana sarebbe stato bello avere anche il doppiaggio, a patto di avere le voci italiane ufficiali. Da segnalare anche una mancanza di indizi che può spaesare e certe ingenuità nella trama tipiche di una produzione orientale
8

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