Era il lontano Natale 1998 quando Baldur’s Gate arrivò sui PC del pianeta Terra. Io avevo 8 anni e non ci avrei giocato se non anni più tardi sul mio scassone di PC che avevo all’epoca.
Una Bioware degli albori, pronta a mostrare la propria passione per i giochi di ruolo al mondo, con questa trasposizione particolarmente fedele del regolamento della seconda edizione di Dungeons & Dragons, conosciuta come AD&D. Il gioco ebbe un grande successo per l’epoca, che portò prima alla produzione di un’espansione: Tales of the Sword Coast, poi ad un sequel: Baldur’s Gate II: Shadow of Amn, e poi ancora ed ancora, con l’espansione Throne of Bhaal.
Nel 2012 Beamdog, si fece carico di riprendere questi vecchi giochi, ricostruirli per le console moderne, riallinearli tra di loro e produsse una nuova espansione nel 2016: Baldur’s Gate: Siege of Dragonspear. Utile questa a collegare il primo capitolo al secondo.
Questo pacchetto disponibile su Switch comprende tutto ed è fantastico per una feature importante della serie. I Baldur’s Gate offrono la possibilità di traghettare il vostro personaggio di gioco in gioco in ordine cronologico, formando quindi un’unica grande avventura, una lunga campagna di D&D, dal livello 1 a livelli epici.
Il gioco vi metterà nei panni di un personaggio creato dal giocatore per quel che riguarda, sesso, razza, classe ed abilità. Avrete di fronte ampie scelte su come costruirlo. Se vi sentite sovraccaricati di informazioni, andate di guerriero. Semplice, dritto al punto. Vivrete la vostra storia come il protegé di un monaco della cittadella di Candlekeep, nell’ambientazione del Faerun della Wizard of the Coast. Dopo 20 anni della vostra vita recluso a Candlekeep, dovete fuggire. Perché? Come mai?
Diciamo che le cose precipiteranno velocissimamente. Un oscuro figuro si metterà sulle vostre tracce ed a voi rimarrà la fuga rocambolesca. Avrete qualche indizio da seguire per mettervi sulla giusta strada e sopravvivere, ma il resto è lasciato al giocatore, in un design “open world”. Potete dedicarvi alla storia principale da subito o perdervi e parlare con tutti per completare numerose quest secondarie, per il loot e l’esperienza. Il gioco evita l’effetto “mmorpg” e le quest secondarie sono incatenate nella narrativa, interessanti da completare tanto quanto la storia principale.
Nei giochi sarete accompagnati da molteplici compagni, tutti reclutabili a discrezione del giocatore. Furono il primo approccio alla creazione di NPC da parte di Bioware, quindi sono reattivi, sia alla quest principale, sia al giocatore che tra di loro. Lungo le 100 ore necessarie a completare tutti i giochi (valore conservativo mediano) saprete affezionarvi a loro e li ricorderete con piacere.
Tutto questo non è cambiato dal 1998. La storia, i personaggi, i colpi di scena, il mondo, erano tanto interessanti in passato quanto oggi. Lo scoglio più arduo da superare è l’anzianità del gameplay. I giochi si vede lontano mille miglia che sono pensati per mouse e tastiera, da giocare a distanza scrivania. Vengono da un’era dove i giochi su PC rimanevano su PC, non c’era la minima intenzione di costruirli per un’audience consolara. Inoltre il design delle interfacce grafiche non era sviluppato quanto oggi.
C’era inoltre quella voglia perversa di forzare tutta l’esperienza e le meccaniche di manuali su manuali di giochi di ruolo cartacei, senza per forza vedere cosa fosse meglio per la fruibilità di un videogioco. Tra l’altro considero il sistema messo in piedi in AD&D tra i meno intuitivi e digeribili della serie, che secondo me ha raggiunto una buona fruibilità solo dalla 3a edizione.
Beamdog ha fatto a mio avviso un ottimo lavoro nel rendere il tutto più funzionale. Il primo impatto è stato abbastanza straniante, ma col tempo ci si abitua. Il sistema di movimento è gestito con l’analogico e risulta più comodo di quello classico con mouse e tastiera, quantomeno meno “stancante”. Gli oggetti principali con i quali è possibile interagire sono evidenziati in automatico quando ci dirigiamo verso di loro. Per andare a cercare i pixel è possibile richiamare un cursore da muovere con gli analogici con un paio di click. Da un punto di vista di navigazione, gestione dialoghi ed anche dell’inventario, il gioco risulta funzionale.
Nei combattimenti la trasposizione è a mio avviso meno riuscita, ma per la natura stessa dei giochi. Il sistema è in tempo reale con pausa tattica e su PC, è possibile sfruttare il mouse per dare velocemente comandi precisi a tutto il proprio party. Su Switch, bisogna armeggiare con diversi menu e sottomenu per ottenere lo stesso effetto, oltre che impiegare più tempo per muovere il cursose sui vari elementi, anche se la feature di snap aiuta di sicuro. Funzionale, ma non ottimale.
Fortunatamente, il party è gestito anche da un’intelligenza artificiale programmabile, quindi, giocando a difficoltà più basse, è possibile lasciare andare le cose in automatico, andando ad applicare solo correzioni quando serve. Giocato in questo modo, risulta apprezzabile con un controller. Il gioco sa essere particolarmente brutale vista la natura randomica dei tiri di dado e ricrea quell’atmosfera dove un semplice incontro contro lupi selvatici può portare al total party kill, il TPK, se la fortuna ci gira le spalle. Salvate spesso.
La progressione alla D&D rimane tutt’oggi una grande fonte di coinvolgimento ludico. Pianificare la build del proprio personaggio per portarlo in tutti i giochi della collection, la composizione del party, recuperare tutti gli oggetti, attiva i neuroni del piacere nelle giuste persone.
Come pacchetto, Baldur’s Gate and Baldur’s Gate II: Enhanced Edition vale tantissimo tutt’oggi. Vivrete una delle avventure considerate storiche nel mondo dei videogiochi, un gioco “open world” con un livello di player agency che tutt’oggi è rimasto raramente superato. Su Switch si lascia giocare bene con Beamdog che ha fatto un ottimo lavoro di adattamento.