“E chi chiamerai?” (cit.)
Lo so, iniziare la recensione di Luigi’s Mansion 3 con una citazione dei Ghostbusters è una faciloneria che profuma di inadeguatezza, ma vi invito a mostrare un trailer del gioco a chi poco mastica di videogiochi e a registrare i loro feedback. Inevitabilmente sbucherà fuori il nome del team di cacciatori di fantasmi più celebri del cinema. Mi giustifico così, distraendovi, mentre metabolizzo quanto questa nuova opera di Next Level Games sia importante nel testimoniare la crescita qualitativa dei team interni e non della casa di Kyoto.
A questo titolo infatti si rischia infatti di arrivare impreparati, complice la comunicazione puntuale ma non trascinante approntata da Nintendo: non bastano i trailer e i Nintendo Direct a rendere l’idea cosa il team canadese sia stato capace di mettere insieme, partendo inevitabilmente da uno scheletro derivativo per poi divergere con forza verso un’identità che potenzialmente sovrascrive, per carisma ed efficacia,i risultati ottenuti da Nintendo EAD ormai 18 anni fa.

Le premesse di eccellenza viaggiano però di pari passo con la semplicità, tratto distintivo di un personaggio che contrariamente al fratello più celebre non incarna virtù, bensì mette insieme le incertezze e le crepe di un malcapitato “quasi eroe” trascinato da oltre trent’anni nell’avventura – sebbene questa non gli calzi a pennello.
Proprio per questo non siamo abituati a vedere Luigi nel ruolo del protagonista, anzi, e in questi 18 anni di vita del franchise Luigi’s Mansion non si è certo potuto parlare di “sovraesposizione in verde”, anche prendendo in considerazione l’anno di Luigi: il 2013 fu infatti occasione per l’uscita del secondo capitolo della serie, che rimetteva al centro della scena il fratello smilzo dopo ben dodici anni.
Il revival fu affidato proprio a Next Level Games che, stando ad oggi, ottenne un più che discreto successo – tanto da spingere Nintendo a realizzare un porting/remake del primo capitolo su 3DS per spianare la strada in attesa del terzo episodio. Alle porte di Halloween, ci siamo.

Luigi’s Mansion 3 è un videogioco Nintendo nel senso più puro del termine: gameplay in primo piano, qualche scena di intermezzo, zero doppiaggio e tanti sorrisi. L’entourage del regno dei funghi è in viaggio per raggiungere un hotel meraviglioso, luogo in cui Mario, Luigi e Peach non vedono l’ora di passare una vacanza rilassante – non i Toad, ridotti al ruolo di facchini tuttofare già dai primi istanti…
Ciò che succede dopo è di dominio pubblico (a meno che non siate in silenzio radio da numerosi Nintendo Direct) e vede i meravigliosi alloggi tramutarsi in terribili teatri del terrore al calare della notte, affidando a Luigi il compito di salvare tutti i suoi amici finiti prigionieri del perfido Re Boo. Nulla però è lasciato al caso e anche i primi passi di stanza in stanza, caracollanti e incerti, sono accompagnati da un’esposizione delicata, in punta di piedi – proprio come si muove il nostro Luigi – caratterizzata da una costruzione scenica di fortissimo impatto: l’impressione è quella di essere davanti al titolo first party più impressionante per quel che concerne cura tecnica e pulizia del dettaglio.

Lo stupore straborda fin dal primo istante in cui incliniamo la levetta analogica per muovere il nostro acchiappafantasmi lungo i corridoi dell’hotel, osservando le sue animazioni curatissime o curiosando su come oggetti ed elementi del fondale reagiscano al tasto azione così come semplicemente al nostro contatto. È strepitoso il quantitativo di elementi “mobili” che rispondono alle nostre sollecitazioni ed è obbligatorio passare parecchio tempo nell’aspirare tutto l’aspirabile – anche perché ogni anfratto potrebbe nascondere un segreto!
Ogni crepa nel muro, ogni feritoia tra le travi di legno, ogni specchio, ogni passaggio: nulla va trascurato in quanto la nostra capacità di osservazione è messa alla prova fin da subito, anche per gettare le fondamenta della nostra esperienza di esplorazione e ri-esplorazione. In troppe stanze scatterà l’inevitabile pensiero “questo non posso farlo ora, ma sicuro dopo” e sentirete la voglia di proseguire anche per scoprire qual è l’abilità necessaria ad uscire dall’inghippo… o magari per rendervi conto che, semplicemente, non stavate affrontando la cosa dal verso giusto. Un genuino senso di scoperta accompagna a braccetto le prime ore di Luigi’s Mansion 3.
Non siamo però di fronte ad un titolo “aperto”, che ci consente di vagare per la struttura come più ci aggrada: la progressione attraverso i vari piani è lineare, con qualche sporadico inserto di backtracking, e mostra la consueta attenzione alla crescita delle capacità del personaggio così come del giocatore. Inizialmente avremo la meglio degli avversari semplicemente con la torcia e l’aspirazione, ma presto dovremo imparare l’arte della “ventosa” per aprire sportelli o rimuovere ostacoli. Al solito allenamento durante le fasi di transizione, in cui ci rendiamo conto che una figura tonda su una parete o un elettrodomestico potrebbe essere effettivamente attivabile grazie al buffo utensile per poi sperimentare su altre superfici, fantasmi corazzati e boss.
Quanto a spirito di osservazione e curiosità nello scovare ogni segreto, l’arcobaluce è la nostra compagna ideale, possedendo la capacità di dare corpo ad oggetti celati dalla magia di Re Boo. Si tratti di porte, scrigni, nemici e via dicendo, nulla sfugge all’occhio attento: basta guardare punti sospetti in cui sembra mancare qualcosa (e.g. ci sono delle ruote… ma il carrello?), notare oggetti presenti nei riflessi degli specchi e non nel mondo reale, muri troppo spogli per non nascondere un’ingresso e così via. A volte potremo semplicemente affidarci all’intuito di Luigi, che si troverà a guardare (all’apparenza) nel vuoto per darci un suggerimento. Anche nel caso dell’arcobaluce, non mancheranno le applicazioni in battaglia!
La più grande innovazione nel fronteggiare i fantasmi però risiede nello “Sbatacchiare“, una nuova funzione che ci consente di sbattere letteralmente sul pavimento (come sia possibile, essendo ectoplasmi, non c’è dato sapere) i fantasmi che stiamo aspirando per infliggere danno extra e rapido.
Si tratta di un cambio di rotta netto con il ritmo dei titoli precedenti, spesso incentrati sulla “danza” che ci vedeva seguire con grande attenzione i movimenti del nemico per succhiargli più vita possibile in un solo giro; adesso invece possiamo non solo causare danno aggiuntivo, ma anche colpire altri fantasmi che ci circondano per renderli vulnerabili senza necessariamente stordirli con la luce.
Ogni combattimento giova da questa nuova meccanica, fondamentale nel controllo di grandi quantità di nemici, che ci permette di passare velocemente dall’aspirazione di un fantasma all’altro. Inutile dire che ogni boss contempla la necessità di essere “sbatacchiato” per venirne a capo nel modo più efficace.

Altra (nuova) abilità che cambia molto le carte in tavola è lo Sbalzo, introdotta in modo funzionale sia in fase di progressione che di combattimento. Utilizzando di colpo tutta la potenza propulsiva del Poltergust G-OM, con la pressione di ZL e ZR in contemporanea, Luigi è in grado di sollevarsi da terra per un istante e allontanare i nemici. Non solo, in quanto lo sbuffo di aria può sollevare oggetti che ci intralciano il cammino, aprire le difese dei nemici e permetterci di aggiungere alle nostre abilità una sorta di salto in grado di schivare gli attacchi all’altezza del terreno, siano questi tappetti sobbalzanti o raggi laser.
Oltre al grande numero di abilità, a questo giro Luigi possiede anche un paio di braccia extra per aiutarlo nei momenti difficili, anche se non parliamo di muscoli quanto piuttosto di gelatina: Gommiluigi torna dopo la prima apparizione nel remake dei primo episodio su 3DS per diventare una vera e propria spalla irrinunciabile, coinvolta attivamente per tutto il gioco nella risoluzione degli enigmi e nei combattimenti.

Con la semplice pressione di un tasto possiamo interpretare il gommoso alter-ego e sfruttarne la peculiare morbidosità per passare attraverso grate, tubi, spuntoni e via dicendo… tutte cose che il povero Luigi non potrebbe mai permettersi! Unico appunto, attenzione all’acqua e alle fiamme, che rispediscono Gommiluigi istantaneamente all’interno del Poltergust.
Sono numerosi i puzzle ambientali che richiedono il suo aiuto, risolvibili in particolare grazie alla possibilità di tenere attiva l’ultima azione che stiamo eseguendo quando passiamo da Luigi a Gommiluigi e viceversa: possiamo ad esempio tirare una leva con Luigi (aspirando) e passare a Gommiluigi senza mollarla, così da tenere sollevato un cancello che altrimenti ricadrebbe. Applicare questa possibilità a ventole, ascensori e via dicendo rende Gommiluigi un’irrinunciabile aggiunta alla squadra.
Senza contare poi l’utilizzo creativo (forse sadico) che se ne può fare: se siamo inseguiti da un mostro famelico, perché non fargli masticare il nostro compagno ectoplasmico per guadagnare tempo mentre questo cerca di liberare i propri denti come da un’appiccicosissima gomma da masticare?

Una volta padroneggiato il set delle abilità, vi sentirete a casa. Una casa stregata, vero, ma non avrete problemi a scoprire al volo segreti e tesori. C’è tanto da dire, ma il cuore di questo titolo è fatto di stupore: lungi dal sottoscritto quindi dettagliare ogni funzionalità e meccanica, preferendo lasciare al giocatore il piacevole compito di venire a capo di tutte le magie create dal team.
Quello che però va sicuramente evidenziato è lo strepitoso impegno riposto nell’offrire situazioni di gameplay sempre differenti e mai ripetitive. Sì, è vero, i fantasmi “base” sono davvero pochi, ma per tutta l’avventura si presentano con armi e attrezzature diverse, variando pattern d’attacco e vulnerabilità in relazione all’ambiente in cui si trovano. Il “fifantasma” di inizio gioco non sarà di certo un pericolo, ma armato di occhiali da sole (che bloccano la nostra torcia) e in gruppo potrebbe diventare un vero grattacapo.

Allo stesso modo i singoli piani offrono esperienze difficilmente sovrapponibili, caratterizzandosi non solo per tematiche (pirati, egitto, serra, etc.) ma anche per elementi di game design unici, in particolare negli scontri con i boss, vera punta di diamante dell’esperienza.
In fase di avvicinamento alla review è stato spesso mostrato uno stage a tema “cavalleresco”, utilizzato per mostrare le varie possibilità di gameplay – come in una sorta di showcase del titolo nella sua interezza. Niente di più sbagliato: ciò che molti hanno provato in ambito post-E3 o alla Milan Games Week rappresenta la componente più “scolastica” dell’esperienza che, seppur piacevolissima per ingegno e realizzazione, viene oscurata inevitabilmente da ciò che ritroviamo nel gioco completo.
Boss da inseguire per le stanze, altri che stravolgono l’area di gioco, livelli brevi dedicati unicamente alla sfida dal grande impatto scenico, altri più lunghi e incentrati sulla nostra capacità di ragionare: nei tanti piani faticherete a trovare ripetitività e in tantissime occasioni vi si stamperà un sorriso sulla faccia.

A tratti l’inventiva del team è talmente libera di esprimersi da andare oltre il normale flusso di gioco, costringendovi in un paio di occasioni a fermarvi e ripensare al titolo in altre prospettive. Menzione speciale per il piano dedicato al Cinema, capace – dopo un iniziale senso di smarrimento – di raccogliere applausi a scena aperta per la sua capacità di mettersi in discussione e inserire meccaniche del tutto impreviste.
Spesso si raggiungono livelli talmente elevati da rendere meno intriganti incontri e scontri successivi, seppur di pregevole fattura, impattando sul crescendo. Ma non c’è noia, non c’è banalità, solo un alternarsi tra azione e riflessione con grandi dosi di fantasia. Potremmo in alcuni casi avere la sensazione di essere intralciati quando ce la stiamo godendo al massimo, ma gli inserti della storia in cui i nostri rivali ci mettono i bastoni tra le ruote possono essere visti come occasioni di rielaborare quanto già visto in precedenza con occhi nuovi. Solo un momento di backtracking mi è risultato inappropriato, stonando come una piccola macchia nera su una piccola tela bianca. Lo vedi e non riesci a distogliere lo sguardo anche se tutto il resto è perfettamente realizzato.

Abbiamo a disposizione una sorta di “quartier generale”, ovvero il laboratorio del Professor Strambic, in cui fare resoconto degli eventi e del nostro livello di completamento del gioco: in galleria possiamo consultare i fantasmi catturati (compresi quelli segreti) così come le gemme collezionate, sei per ogni piano.
Il ruolo centrale del professore e del suo laboratorio è accentuato dal negozio in cui comprare oggetti utili all’avventura, siano questi consumabili necessari a scovare le gemme che non troviamo o i Boo che si celano abilmente al nostro fiuto, siano i biscotti per cani che in battaglia ci consentono di tornare “full vita” una volta persi tutti i cuori. Un aiuto piuttosto consistente, è vero, di cui possiamo fare a meno semplicemente evitando di investirci i soldi recuperati durante le esplorazioni – davvero tantissimi!

Luigi’s Mansion 3 è un’opera che qualitativamente rivaleggia senza problemi con i colossi della libreria Nintendo Switch quali Super Mario Odyssey o The Legend of Zelda Breath of the Wild, su questo non vi è dubbio alcuno. Anzi, sotto certi aspetti la proposta di Next Level Games supera perfino quanto creato dal team di Koizumi: tecnicamente mostruoso e quasi inappuntabile a livello grafico (solo qualche incertezza nella risoluzione delle ombre), il nostro viaggio presso l’hotel Miramostri è quanto di più nintendoso ci si possa trovare tra le mani negli ultimi tempi.
Anche l’accompagnamento audio è magistrale, alternando silenzi in cui far risuonare passi e cigolii a momenti in cui l’aumento del ritmo è sottolineato da toni virtuosi e appropriati. L’assenza di voice acting non è un peso quando la caratterizzazione del classico “gibberish” del regno dei funghi è così azzeccato. In particolare Strambic si rivela il personaggio che meglio si sposa a questo genere di narrazione, con i suoi versetti ripetuti e riconoscibili dotati di grande simpatia.

Davvero si fatica a trovare difetti in questa produzione ed è più corretto forse parlare di “limiti”: seppur qualitativamente strabordante, Luigi’s Mansion 3 palesa una production value distante dai titoli citati poco sopra e possiamo riscontrarlo dalla semplicità dei menù così come dall’assenza di corposi extra. L’esperienza per il giocatore singolo prevede un’unica run (niente “nuovo gioco +”) con la possibilità di caricare il salvataggio immediatamente prima del boss finale per tornare sui propri passi e recuperare quanto dimenticato o lasciato volutamente indietro. Di base una run in cui il completamento non è centrale può superare tranquillamente le 10 ore.
Apprezzabilissima la possibilità di giocare l’avventura principale in cooperativa dall’istante in cui sblocchiamo Gommiluigi, assegnando ad un giocatore Luigi e all’altro il suo clone gelatinoso: armati di Joy-Con o qualsivoglia controller (anche quello Gamecube, non mancasse il tasto per soffiare aria) si può vivere quasi tutto il gioco in compagnia, sebbene vada considerata la consistente semplificazione della sfida. In singolo gran parte della tensione è dovuta alla gestione di due personaggi – uno attivo e uno in balia degli eventi – tra cui alternarsi; in coppia abbiamo il controllo contemporaneo dei due, rendendo estremamente più facile affrontare i puzzle ambientali e alcuni boss.

Cosa fare una volta spolpato il gioco? Luigi’s Mansion 3 ha una componente multiplayer che va oltre l’avventura principale e si estende su minigiochi e modalità cooperative in stile dungeon crawler.
Sotto la voce “Giochi paranormali” troviamo tre sfide: Fluttuamonete, Cacciaspettri e Cannonate. Nel primo ci muoveremo in una piscina a bordo di un gonfiabile, sfruttando il Poltergust sia per spostarci che per aspirare monete, evitando mine e spuntoni che ci costringono ad abbandonare quanto raccolto e rigonfiare il nostro mezzo. Vince chi ha più monete alla fine: già in due è una sfida simpatica, chissà in un gruppo di quattro giocatori!
Cacciaspettri è molto semplice in quanto prevede di interagire con le tombe di un cimitero per far emergere gli spettri, contraddistinti da un punteggio diverso per la loro rarità, mentre Cannonate è forse il più riuscito del lotto in quanto richiede un lavoro di squadra tra chi cattura i fantasmi per rubargli le palle di cannone e chi invece usa l’artiglieria per colpire i bersagli.

La Torre del Caos è sicuramente l’opzione di gioco più interessante, in quanto consente il gioco cooperativo sia in locale che online a gruppi di 8 giocatori (due per console). È fondamentale però la suddivisione dei ruoli perché oltre ad essere generati casualmente, i livelli prevedono un tempo limite e andare tutti nella stessa direzione può compromettere il superamento delle prove.
Sfortunatamente non ci siamo potuti intrattenere troppo a lungo in questa modalità per l’assenza di giocatori online, ma vi terremo aggiornati in merito sui nostri canali.

Luigi’s Mansion 3 è un titolo di cui si sentiva davvero il bisogno in questo 2019 ad alto tasso di produzioni importanti ma forse un po’ in difetto per quel che concerne la “Nintendo Difference”: qualitativamente ineccepibile, vincente a livello creativo, riuscitissimo per design. Con questa avventura il fratello in verde sale in cattedra e alza l’asticella per il futuro, calando su un prossimo ed eventuale Luigi’s Mansion 4 un’aspettativa elevatissima.
Spesso si lamenta a Nintendo la capacità di creare nuovi franchise, ma come definire questa “resurrezione” (concedetemelo, siamo quasi ad Halloween) di un franchise considerato quasi come secondario, divenuto ora un titolo di cui essere fieri come possessori di Nintendo Switch?
Un acquisto inevitabile per ogni possessore della ibrida (o della portatile) NIntendo, consigliatissimo a tutti coloro che cercano un’esperienza fresca e divertente.