…ovvero “Di come iniziai a giocare e smisi di preoccuparmi della pura competizione”.
Ricordo molto bene gli inizi in Overwatch. L’ho acquistato per la prima volta su Xbox al Day One, incuriosito dalla innegabile cura che Blizzard mette in ogni suo prodotto.
La caratterizzazione dei personaggi faceva pensare ai livelli di studi affermati come Disney Pixar. L’idea che ogni singolo eroe avesse un gameplay totalmente diverso, al tempo era per me inedita, e speravo che la casa di Diablo mi introducesse piacevolmente a questo concetto. Se vi sembra di leggere la descrizione di Paladins è perché, probabilmente, Paladins è la più grande forma di plagio che ancora riesce ad attirare utenza verso di sé (essendo uscito ben dopo Overwatch).
Pensavo che non avrei resistito a lungo, pensavo che dopo un mese o due lo avrei rivenduto all’usato, perché non avrei trovato con chi giocarci. Invece, ho iniziato con il tutorial e sono stato subito posseduto dal semplice gameplay di uno dei personaggi chiave, Soldato-76, buono per tutte le stagioni. Soldato-76 è l’evoluzione blizzardiana dello Space Marine, e si gioca come giochereste il protagonista di DOOM o di un qualsiasi altro shooter: si mira, si spara con il fucile (che ha un’ottima cadenza di fuoco), con il fuoco alternativo si lanciano i razzi Helix di cui spesso attendiamo il cooldown; ma poi mi accorgo che posso fare anche altre cose fighe: posso creare un campo di rigenerazione per curare me e gli alleati che vi entrano e un’altra delle mie abilità mi permette di accelerare, cosa che mio cugino con Reaper non può fare.
Come? Cosa c’entra mio cugino?
Ah beh, dopo qualche settimana ho contagiato anche lui, è lì l’esperienza ha preso una svolta. Abbiamo iniziato a dividerci i ruoli, io saltellavo da tutte le parti con Lucio, uno dei più potenti personaggi curativi, e benché non uccidessi granché ero sempre soddisfatto della mia medaglia d’oro in “cure fornite” a fine partita. Mentre lui, beh, lui con quel “muori, muori, muori” annientava diverse squadre e ci permetteva di portare il carico a destinazione.
Overwatch ti premia per come interpreti il tuo ruolo di volta in volta, anche se non hai sparato neanche mezza cartuccia, o se pensi che la tua mira non sia granché: che ne pensi del fatto che il tuo solo pattinare vicino ai compagni può curarli?
Poi, dopo tante partite, il mio gruppo di gioco è cresciuto e data la mia spiccata capacità di lanciarmi a capofitto nella mischia (si, il suicidio è il mio mestiere) ho sentito il richiamo della madre Russia: il mio main character adesso è Zaria, un’eroina che può creare una barriera attorno a se e può crearla anche per chiunque dei vostri compagni, ma aumenta i danni inflitti quando la barriera (propria o proiettata) subisce danno!
Il bello di questo gioco è che potrete trovare il personaggio più adatto a voi! Al momento sono 30 quelli tra cui scegliere, con una cadenza di circa 3 personaggi nuovi aggiunti ogni anno (tutti disponibili da subito, gratuitamente…vero League of Legends?). Potrete cucirvi il vostro eroe addosso, nel vero senso della parola.
Un Nintendaro, dovrebbe conoscere bene questa sensazione. La sensazione di poter prendere un gioco e iniziare a giocarlo senza l’ansia di dover essere o diventare un pro, la sensazione di semplicità e di varietà che avete provato la prima volta che avete giocato a Smash Bros. Proprio come in Smash, ogni personaggio è un “gioco” completamente differente e la cosa divertente è che in Overwatch formerete spesso una squadra e le situazioni che si verranno a creare dalle varie combinazioni di abilità possono essere esilaranti. Potreste decidere di basarvi sui personaggi di supporto è moltiplicare a dismisura i danni provocati da coloro che nella vostra squadra giocano in attacco, oppure potreste decidere di bilanciarvi e di bloccare i personaggi in mezzo alle trappole di ghiaccio di Mei e alle torrette di Symmetra. Proprio come in Smash. dopo un certo periodo di tempo in partita sarà possibile liberare la propria mossa speciale e ce ne sono tantissime e tutte diverse!
Se siete degli amanti del roguelike, provate la modalità “Eroi Misteriosi”, in cui all’inizio del gioco otterrete un eroe casuale che sarà nuovamente cambiato ad ogni respawn: è sicuramente la modalità più difficile in cui coordinarsi, ma anche quella in cui troverete il vostro prossimo amore (a livello di personaggio, si intende).
Vista la comunque discreta mole di nuovi contenuti di gameplay sempre gratuiti (si, ci sono le loot boxes , ma quelle sono per gli elementi puramente estetici), c’è anche un continuo aggiornamento e bilanciamento degli eroi. Il gioco è diventato nuovamente giocabile anche senza un gruppo organizzato di sei persone, grazie all’introduzione del Role Queue. Ma, beh, il vero tecnico è il nostro Riccardo Piccinini, quindi, per una descrizione più basata sull’apollineo e meno sul dionisiaco, vi rimando alla sua recensione.
Vi basti sapere che questo permette di evitare il fenomeno dell’impossibilità di formare una squadra coerente e con almeno un singolo elemento per ogni ruolo, favorendo il gioco equilibrato anche se i nostri amici sono impegnati con la ragazza o sono all’allenamento o magari stanno giocando Hollow Knight.
Una cosa che ho notato è che i personaggi nuovi, inizialmente, appaiono sempre sbilanciati nel power level. Penso per esempio a Wrecking Ball, un topo all’interno di un robot che è una vera e propria palla da demolizione: il ratto sembrava inizialmente irrefrenabile, con la sua abilità di agganciarsi a strutture portanti e occupare la mappa vorticando nel raggio del cavo che lancia e non permettendo la conquista di alcune zone. Baptiste, nuovo support ha un’abilità che dona l’immortalità a tutti i compagni, con effetto ad area. Questo però porta anche a voler utilizzare i nuovi eroi appena escono e a sfruttarne le caratteristiche fino a che non diventano intimamente connesse alle nostre sinapsi.
Come abbiamo fatto a fermare Wrecking Ball? Non c’è niente che un bell’attacco a distanza riparati dallo scudo di un Reinhardt non possa bloccare. Quanto a Baptiste…attendiamo forse un bel bilanciamento e intanto lo insta-pickiamo come healer…spudoratamente.
Inizialmente infatti, Overwatch era stato anche pensato come un gioco di scelte e di contro-scelte da parte della squadra avversaria, per adattarsi, ad ogni respawn, alle situazioni che si creavano e ribaltare situazioni troppo sfavorevoli. Se i vostri avversari usano personaggi che amano bombardarvi di proiettili, mandategli contro un buon Genji, che con la sua lama le rimbalzerà tutte al mittente, in puro stile Matrix. La squadra avversaria pompa i tank con Mercy? Perché non eliminarla con un attacco di Sombra in modalità invisibile, crivellandola di colpi alle spalle, con una tattica da assassino senza cuore?
Tutt’ora mi lancio in qualche partita cooperativa per dare la caccia al Mostro di Junkenstein, una delle varie modalità a tema che compaiono a cadenza mensile, insieme ai relativi oggetti cosmetici. Queste modalità permettono di spezzare il loop della competizione e i premi sono sempre realizzati con cura: chi non vorrebbe Lucio con i capelli tramutati nei serpenti di una gorgone? Chi non ama Mercy vestita da strega?
Ma alla fine, ciò che mantiene fresco Overwatch è la quantità di gameplay diversi (quasi uno per ogni personaggio, anche se molti sono sovrapponibili) che si intersecano completamente e quelle serendipiche sessioni jazzistiche che vi troverete a creare con i vostri compagni e potranno, almeno in casual, portarvi alla vittoria.
Ogni tanto, come un buon disco, lo rispolvero e lo rimetto su. Overwatch non si disinstalla, Overwatch ti fa disinstallare altro. La cavalleria è qui…per restare!