Anche voi potrete dire “Ti amo 3000”
Nintendo opera per vie misteriose. Non so come altro spiegarmi iniziative come il ripescaggio di un brand come Marvel La Grande Alleanza. Perché qualsiasi azienda che voglia migliorare il proprio fatturato avrebbe cercato di aggiudicarsi un gioco molto più remunerativo, almeno potenzialmente. Da un po’ di tempo a questa parte invece, è come se a prendere le decisioni, fosse proprio un appassionato di videogiochi sulla base di cosa sarebbe più interessante. Quindi produrre un amiibo di Shovel Knight, concedere un brand importantissimo come The Legend of Zelda per uno spin-off musicale a un indie e riprendere serie dal modesto successo commerciale come Bayonetta o Marvel La Grande Alleanza.
Sarà per questo che Marvel Ultimate Alliance 3: The Black Order è un gioco fuori dal tempo, nel bene e nel male. Chi cerca un’esperienza simile il più possibile ai primi due episodi, ovviamente bigger and better, è accontentato, chi si aspetta qualcosa più al passo coi tempi probabilmente farebbe meglio ad aspettare il gioco sugli Avengers da Squarenix, anche qui nel bene e nel male. MUA3:TBO (sì, anche abbreviato sembra troppo lungo) invece è sviluppato da Team Ninja, che porta così il flavour delle serie Warriors/musou alla storia firmata da Marc Sumerak, autore freelance ma veterano Marvel, essendosi occupato di praticamente tutti i personaggi Marvel più famosi in qualità non solo di autore/creativo ma anche di editore, avendo ricoperto un ruolo nello staff editoriale della casa delle idee.

Parlando di idee però, viene subito evidente come non ce ne siano così tante di nuove, e questo seguito non si discosta per nulla dalla struttura base della serie, che ricordiamo mancare sugli scaffali dei negozi da un decennio ormai. Con un lasso di tempo così ampio dai tavoli di Marvel Game Studios e di Tecmo-Koei, devono aver pensato che non fosse il caso di apportare chissà quali rivoluzioni, e ci può anche stare. Quello che però non ci può stare è un level design che nonostante fasi un po’ più ragionate, si mostra troppo sciatto e lineare per risultare brillante, con stanzoni pieni di nulla, se non nemici, nemici a frotte, e nessun elemento fisico con cui interagire, a parte qualche cassa che nasconde energia/mana e qualche oggetto contundente da scagliare contro i malviventi.
Sembra poi che l’impegno principale di Marc Sumerak sia stato ficcare quanti più personaggi possibile (addirittura 36) in una storia ispirata al ciclo infinity che si può riassumere con: i guardiani della galassia e Nebula si contendono le gemme dell’infinito, ma poi cercano di non farle cadere nelle mani dell’Ordine Nero e queste vengono scagliate in ogni angolo dell’universo. Ma sempre in zone che i fan potranno riconoscere tranquillamente, come la torre degli Avengers, l’istituto di Xavier e altri. Quindi Samuel Jack… ehm Nick Fury mette insieme un’alleanza definitiva. Che nome figo. Cioé in inglese, in italiano sembra qualcosa che direbbe Beppe Severgnini. Fatto sta che questa reunion degli Europe coi superpoteri sarete voi a guidarla, in solitario o in co-op fino a quattro giocatori, anche online.

Quattro infatti saranno i supereroi impiegati in gioco, da scegliere rigorosamente nei vari punti con il logo Shield presenti sulla mappa, ergo non è possibile cambiarli on the go, cosa che rende più tattico lo schieramento. I supereroi Marvel sono al centro di questa produzione, e sono un motivo davvero valido per mettere mani al portafogli. Il character design è semplice, ma assolutamente fedele ai comics, e gli sviluppatori si sono davvero impegnati nel fornire loro attributi e abilità (attivazione: RZ+tasti azione, consuma la barra azzurra) coerenti con le loro qualità. Com’è giusto che sia quindi Thor può volare, e quando levita da fermo fa roteare con gran disinvoltura il martello. Le sua abilità gli permettono di lanciare e riprendere il martello, scagliarsi sul nemico circondato da saette, mettersi in posa da macho seduto e sparare fulmini dal martello a distanza ragguardevole. L’uomo ragno utilizza il proprio schifo-tela come liana, come arma per intrappolare e colpire nemici.
Ci sono anche personaggi che ovviamente riprendono lo stesso move-set di altri, ma che hanno delle abilità o delle caratteristiche quel pelo diverse da ponderare la scelta al di fuori di un mero fattore estetico. Ovviamente non è la sede adatta a un compendio sui nostri beniamini, ma vi assicuro che oltre alla quantità, c’è anche tanta varietà, e questo da solo può bastare per considerare l’acquisto. Marc Sumerak poi ci offre una storia che sicuramente non è nulla di che dal punto di vista artistico (a meno che troviate filosofia e appagamento culturale in DragonBall Z), ma che ci regala battute epiche a frotte, coerenti con il personaggio che le pronuncia, come già evidenziato in fase di anteprima. Tuttavia viene riproposto “il modello Octopath Traveler”, con la storia, e quindi le sequenze in-game, che potrebbero mostrare protagonisti diversi da quelli che stiamo controllando. Per me non è un problema (come non lo è stato in OT), ma segnalo, visto le numerose polemiche sulla bellissima trama di OT.

Quindi la storia è ignorante come del resto lo è l’impianto del gioco, almeno in maniera apparente. Perché non c’è dubbio che, a parte sparute fasi puzzle (ma nemmeno poi tanto spremi meningi), si tratta di prendere a schiaffoni brutti ceffi sbraitando il nome della mossa come nei migliori cartoon di mezzo secolo fa, ma se la vostra fede è il button mashing sappiate che qui si professa tutt’altra religione. Anche le tecniche speciali (L+R, appena la barra verde è piena), se usate inopportunamente, possono decretare il game over prematuro. La notizia buona è che se gli eroi controllati dalla CPU hanno il colpo in canna, possono unirsi alla sboronaggine con la loro tecnica (premendo di nuovo L+R, figurati se l’IA ci arriva) dando vita a un’alleanza estrema (col caps lock, ritratti fighi e counter dei danni) che prende quasi tutto lo schermo che mamma mia non si capisce niente. Il maggior difetto forse è proprio la scarsa leggibilità dell’azione quando c’è tanta roba su schermo (quindi il 95% delle volte), esasperata alla grande anche dalla camera che non si limita a una scontata isometria, ma che varia inquadrature, anche quando sarebbe stato meglio di no.
In co-op è ancor più facile essere sbalzati fuori dall’inquadratura senza che se ne capisca il motivo, perdere secondi preziosi per capire dove ci si trova, nella speranza che non ci sia un nemico di quelli forti da buttar giù. A volte la visuale non segue l’azione come si vorrebbe perché altri giocatori si trovano dalla parte opposta dello schermo, e non si capisce perché non abbiano previsto uno zoom out più deciso o uno split screen, scomodo che sia, comunque meglio di morire immeritatamente. Altro difetto non da poco è il lag, non tanto nei controlli, ma nella disponibilità delle abilità. Mi spiego: se si sta eseguendo un attacco – leggero (Y) o pesante (X) che sia – o una combo (Y più volte) e il personaggio a schermo è ancora nel corso dell’azione, allora le tecniche (R+tasti azione) saranno segnate in grigio, non disponibili. Ebbene a volte capita che siano non disponibili anche quando sarebbe perfettamente possibile utilizzarle. Certo, è un difetto che può essere aggiustato con una patch, ma che al momento è davvero fastidioso.

Marvel Ultimate Alliance 3 è una produzione media: gli ambienti sono spartani, la fisica è ai minimi, la IA non è particolarmente raffinata, solo due o tre capitoli offrono qualcosa di diverso dal “vado lì e spacco tutto”, il level design è troppo semplice e l’avventura è lineare. Eppure ci si diverte. Ci si diverte davvero tanto, con le dovute premesse di essere appassionati dei comics e di poterlo giocare in multiplayer (quantomeno locale, dato che l’online non era disponibile in fase di recensione). La campagna dura abbastanza, ed è rigiocabile per ottenere ricompense più succose a difficoltà diverse, inoltre ci sono delle fratture da trovare in giro che sbloccano prove infinity. Queste sono delle prove da selezionare da una mappa a esagoni, che una volta superate offrono ricompense ottime e costumi alternativi. Di fatto le prove infinity sono una modalità a se stante che aumentano ulteriormente la durata del titolo.
Ma è nella gestione personaggio che Marvel Ultimate Alliance offre il meglio. Pur non accostandosi alla complessità di un vero gdr, aumentare il livello dei supereroi, potenziarne le abilità, vederne gli effetti sinergici in combo con tecniche di altri supereroi, comporre una squadra efficace, potenziarne le statistiche con i potenziamenti alleanza, affidare le giuste iso-8 (cristalli che danno caratteristiche aggiuntive, potenziabili e scomponibili) a ogni personaggio, è un metagioco che farà felicissimi gli appassionati dei fumetti Marvel. E Nintendo Switch è la macchina ideale, perché la più pensata per il multiplayer (è possibile giocare con un singolo joy-con), e riesce a cavarsela bene durante tutta la campagna, seppur con occasionali cali di framerate (attenzione: cali, ma non crolli, niente artefatti inaccettabili in stile musou).

Per molti versi il difetto, e il pregio maggiore, di Marvel Ultimate Alliance 3: The Black Order, è essere rimasto fedele a sé stesso, senza prendere in considerazione migliorie strutturali o tecniche che ci si aspetterebbe da un gioco moderno. Forse a questo giro è possibile fargliela passare, considerando che l’attesa per questo terzo capitolo è stata sfiancante, che per diverse generazioni potrebbe essere un’esperienza tutto sommato nuova, e che in fondo quello che si chiedeva – ovvero un gioco che ti permette di controllare i più famosi eroi dei fumetti Marvel nelle loro pose e mosse più epiche – è stato mantenuto alla grande.
Questo terzo capitolo, per intenderci, può non dirvi nulla ma può anche essere uno di quei giochi che vi farà consumare Nintendo Switch, soprattutto se il vostro team di supereroi è guidato da voi e altri tre amici fissati dei fumetti, ansiosi di passare pomeriggi pieni di frasi da smargiasso e azioni testosteroniche. Per oggi, il voto, siete voi.