Koji Igarashi torna con il degno erede della serie Castlevania, ma tra luci ed ombre di una conversione non perfettamente riuscita.
Castlevania è una delle serie videoludiche più famose ed apprezzate di sempre. Appartenente al genere dei metroidvania, la saga Konami è riuscita a conquistare il cuore di milioni di giocatori nel corso di tantissimi anni grazie alle sue qualità indiscusse. Non solo una storia marginale ma molto interessante, ma anche un level design sopraffino ed un combat system sempre migliore, i quali uniti alle splendide ambientazioni hanno contribuito a rendere celebre la serie in tutto il pianeta.
Dopo i fattacci accaduti in Konami nel lontano 2014, i quali hanno portato all’allontanamento di Koji Igarashi dall’azienda, l’avventura indie del neo fondato team di sviluppo ha trovato finalmente la concretizzazione dei propri sforzi in Bloodstained: Ritual of the Night. Una ventata d’aria fresca per gli appassionati del genere, nonché una chance per allargare a dovere i propri orizzonti per chi non dovesse trovare nei metroidvania la propria casa.
In una oscura notte di luna rossa, compare un misterioso castello in lontananza…
Bloodstained Ritual of the Night richiama in pieno il canone classico dei Castlevania. Superate alcune difficoltà nello sbarcare, dopo un estenuante viaggio a bordo di una barca invasa dai demoni, assieme alla protagonista Miriam dovremo introdurci all’interno di un misterioso castello comparso improvvisamente poco lontano da una cittadina deserta.

Miriam è una shardbinger, non un essere umano come tutti gli altri. In quanto tale, è in grado di assorbire le abilità degli avversari da utilizzare in battaglia, assieme ad una vastissima serie di armi uniche, dotate di diversi attributi i quali si rivelano più o meno potenti durante l’avventura.
Il castello ci metterà di fronte a tantissime sfide. Ci troveremo quindi a combattere con numerosissimi nemici, alcuni dotati di un design davvero ispirato ed interessante, altri che sembrano usciti dai peggiori incubi di un avido lettore di fantasy. Avremo a che fare anche con trappole, indovinelli e zone inaccessibili in mancanza dei giusti oggetti oppure abilità.
Avrei voluto parlarvi di level design, invece parliamo di porting.
Ebbene si, Bloodstained è un autentico gioiello in mezzo ad un mare di mediocrità. I titoli appartenenti al genere dei metroidvania dotati di spessore non mancano di certo, ma sono molto pochi rispetto alla quantità di titoli mediocri che vengono pubblicati ogni settimana su tutti i vari store.
Sulle piattaforme concorrenti il titolo gira piuttosto bene, malgrado alcune incertezze in momenti concitati, e permette di godersi pienamente l’esperienza a 60 fotogrammi al secondo. La conversione su Nintendo Switch, la console sulla quale il titolo ha ottenuto le vendite iniziali maggiori, ricordiamolo, è invece l’esatto opposto.
Partiamo da un presupposto: giocare Bloodstained Ritual of the Night su Nintendo Switch è fattibile, e nel corso dei prossimi mesi il team di sviluppo è impegnato a garantire la pubblicazione di diverse patch d’aggiornamento allo scopo di correggere ogni errore e problema di codesta versione.
Allo stato attuale delle cose, però, ci troviamo di fronte ad un lavoro estremamente pigro nonché subappaltato ad una software house che non è quella principale, la quale ha effettuato un porting tagliando ovunque fosse necessario senza alcuna ottimizzazione. Il difetto più evidente ad un giocatore casual è sicuramente il lato grafico. Spento, praticamente senza ombre e decisamente poco definito, mostra evidenti segni di mal ottimizzazione. Un giocatore esperto, invece, non potrà non accorgersi dell’enorme input lag presente nei comandi.

Dove le piattaforme concorrenti (ad esclusione del PC) subiscono un input lag pari a 70ms, su Nintendo Switch si registra un ritardo nei comandi di oltre 143ms, più del doppio. Considerando che si tratta di un gioco in cui molto spesso la velocità di reazione è essenziale per terminare un boss oppure per sopravvivere nella ricerca di un’area di sosta, 143ms sono una cifra enorme.
Il framerate, malgrado le apparenze, risulta abbastanza stabile. Da fastidio l’assenza dei 60 fps, taglio incomprensibile data la povertà poligonale visibile a schermo. I 30 fps sono garantiti quasi durante tutta l’avventura, addirittura dove sulle altre console si scende sotto i 20 fps, su Nintendo Switch si rimane ancorati sui 30 fps.
Il lato artistico che ci meritiamo, ma che non possiamo goderci
Il lato artistico di Bloodstained Ritual of the Night è assolutamente ottimo. La colonna sonora è stata composta con una maestria invidiabile e non ci stancherà praticamente mai durante il corso della nostra avventura, la quale ci terrà incollati allo schermo per almeno una decina di ore volendo terminare la missione principale, decisamente di più nel caso volessimo esplorare ogni minimo angolino dell’enorme mappa di gioco.

Il design di molti personaggi poi è davvero ottimo ed azzeccato. Svetta, tra le altre cose, la possibilità di vedere direttamente nel gioco l’equipaggiamento di cui doteremo la nostra Miriam salvo l’abito, il quale rimarrà sempre lo stesso. Un po’ come per i mostri, anche alcuni personaggi non brillano per design, ma è un piccolo costo che siamo davvero felici di pagare per un’avventura del genere.
Anche gli ambienti sono davvero belli da vedere, soprattutto perchè nell’ultimo periodo la software house ha lavorato duramente per garantire una bellezza stilistica ancora più degna di nota rispetto alla prima demo pubblicata anni fa. Peccato che, giustamente, su Nintendo Switch le texture risultino piuttosto spente e slavate, rendendo impossibile godersi appieno alcune ambientazioni (non tutte, alcune risultano godibili anche qui).
Chiudiamola qui, che il fegato rode.
Volendo fare un’ulteriore premessa alla parte che seguirà, ci tengo a sottolineare un dettaglio. Il voto che seguirà non verrà considerato dato al gioco di per sé, quanto invece al lavoro assolutamente svogliato e banale compiuto in questo porting, il quale non rende giustizia all’amore che Igarashi ed il suo team hanno fatto confluire nella creazione di Bloodstained.
Ci troviamo di fronte, quindi, un’opera di assoluto valore, martoriata da una conversione piuttosto povera. Speriamo solo che le varie patch promesse dal team di sviluppo possano risolvere quantomeno i problemi maggiori, rendendo fruibile al meglio il titolo anche sulla console ibrida di Nintendo.
Ma noi sappiamo essere pazienti, e fiduciosi. E sappiamo (e speriamo) che le prossime patch renderanno tutto migliore.