Google e Nintendo, due facce della stessa medaglia con Stadia e Switch

Che cosa potranno mai avere in comune aziende come Google e come Nintendo? Apparentemente nulla, ma sotto sotto, forse, condividono più del previsto.

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Il futuro

Non nascondiamoci dietro un dito, Google con Stadia ha appena dato uno scossone potente al mondo del gaming. Videogiochi accessibili ovunque, con zero sforzo e senza dover acquistare hardware dedicato se non proprio un controller. Potenzialmente la morte per qualunque produttore hardware, che da oggi dovrà puntare a tutta velocità sulla creazione di servizi all’altezza (il PSNow, attualmente, non lo è e manca ancora Microsoft).

Stadia è il futuro, e su questo v’è assoluta certezza

Ormai è chiaro che il futuro è qui, chiaro e lampante. Eppure, mentre mi godevo la presentazione di Google Stadia, una certa parte di me era irrequieta. Sicuramente l’eccitazione c’è, nel vedere un nuovo futuro prendere vita ed iniziare a districarsi nel mercato come presto farà la nuova creatura di BigG. Ma dall’altra, un videogiocatore classico come me, ancora attaccato al possesso della propria copia fisica, un po’ si è rattristato.

Nintendo e Google sono più simili di quanto si pensi

Vi starete chiedendo: in tutto ciò, cosa centra Nintendo? Che cosa potrebbe mai rendere Nintendo e Google simili al punto da volerli accostare?
Ebbene, tutte e due le compagnie rappresentano al momento due visioni del mondo gaming. Due visioni lontane, d’altronde Google ha appena sancito la morte delle console fisiche, dove invece Nintendo trova ancora un terreno molto fertile quello della vendita di hardware proprio. Eppure, possiamo sostenere che entrambe le aziende portino avanti al massimo il settore videoludico.
Google, da una parte, ha deciso di alzare l’asticella della qualità, proponendo una visione del gaming in streaming ancora più social e condivisa con il mondo. Nintendo, invece, con ogni sua console tenta sempre di rivoluzionare il concetto di gaming classico, introducendo dell’hardware adatto per aumentare al massimo la componente multiplayer online ed offline. Basta prendere i controller di tutte le console Nintendo, ed in ognuno di esso scorgeremo il tentativo di creare un qualcosa di più, un qualcosa di nuovo. Anche le sue IP trasudano questa volontà.

In ognuno di loro troveremo entusiasmo e voglia di nuove esperienze

Prendiamo ad esempio Splatoon, nato per portare un multiplayer competitivo che sfruttasse il giroscopio del paddone del Wii U. Di Arms, picchiaduro atipico in grado di sfruttare al meglio i Joy-Con separati della console ed i suoi sensori di movimento. Di Super Mario 64, con il famoso controller con la levetta al centro. Oppure ancora The Legend of Zelda Phantom Hourglass per esaltare il touch screen del DS. E potremmo citare ancora tantissimi esempi.
Anche Google in parte sta tentando di rinnovare il lato hardware. Scompariranno le “scatole da gioco” classiche, inutili ormai grazie alla presenza di numerosi server dedicati, che garantiranno agli sviluppatori un hardware dedicato con una potenza pari a 10.7 teraflops di potenza. Per non parlare del controller ufficiale, che si collega al router di casa nostra, e da li direttamente ai server Google.

La rivoluzione di Google vale in parte anche per Nintendo

Qual è quindi la vera rivoluzione di tutto ciò? Il catalogo di giochi? L’hardware dedicato allo streaming? No. Il vero valore aggiunto è l’accessibilità, ancora più sviluppata e preponderante di prima. Ed a ben pensarci, l’accessibilità è un altro dei punti cardine delle produzioni Nintendo. Anche a livello hardware, Switch è pensata per far si che sia possibile condividere un gioco con i propri amici, dando loro un Joy-con a testa per giocare in multiplayer sia sulla nostra TV, sia all’aperto in modalità portatile.
Certo, non parliamo dello stesso tipo di accessibilità, ma mi piace pensare che entrambe vogliano spingere il più possibile sul far si che tutti possano giocare senza limiti. Non importa dove, non importa con chi.

Il bello di Switch è il poter giocare ovunque, con chiunque, come si vuole

L’azienda Giapponese sarà dunque l’unica che potrà provare a resistere più a lungo al passaggio definitivo al digitale. Il costo potrebbe essere quello di rimanere l’unica a produrre hardware da vendere, ma anche a produrre titoli esclusivi per la propria console. Probabilmente il mercato indie rimarrebbe comunque florido, ma i produttori di terze parti finirebbero quasi di sicuro per concentrarsi nella creazione di progetti dedicati più che di giochi cross platform.

Vincono tutti (o quasi)

Non vedo l’ora di provarlo, sperando che le nostre connessioni siano sufficienti

W Google, dunque, che ha saputo rivoluzionare un settore intero con una presentazione magistrale di un servizio futuristico. Ma W anche Nintendo, che a testa alta continua a provare a proporre un’alternativa, a creare un’Esperienza vera e propria ad ogni partita giocata. E mentre scrollo la pagina di Google Stadia, non posso non accarezzare la mia Nintendo Switch, pensando a quanto sia felice di poter guardare il futuro attraverso la vista di due compagnie diametralmente opposte, ma più simili del previsto.

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