Yo-Kai Watch 3 – Recensione

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Genere: GDR
Multiplayer: 1 – 4
Lingua/e: Doppiato in italiano

Yo-Kai Watch-chi-chi, sono tutti qui!

Come oramai molti di voi sapranno, il mio amore la serie Yo-Kai Watch è sconfinato, vuoi per il fatto che riesce a toccare le corde del mio cuore (che da sempre batte forte per il folklore mostrofilo giapponese), vuoi perché la puccettosità e lo stile giappo trasudano in ogni singolo istante passato davanti al gioco. Siffatto amore è sbocciato già dal primo capitolo ed è intatto ancora oggi che, dopo il controverso spin-off Blasters (accolto da critica e pubblico tiepidinamente in occidente), siamo ormai (e finalmente!) in pari col mercato orientale. Originariamente uscito nel 2016 in tre versioni (Sushi, Tempura e per ultimo Sukiyaki), gioite della decisione illuminata di uscire con una versione unica negli altri territori, e poi dicono che vendere poco è sempre un male!

In attesa dell’episodio per Nintendo Switch, Yo-Kai Watch 3 è il capitolo più grande, lungo e completo visto fino ad ora. Torna il nostro giovane protagonista Nathan e i suoi affezionati e tonti amici yokai più fidati: il miagoloso Jibanyan e Whisper, il valletto più disinformato di sempre, ma stavolta non sono da soli perché la trama si dipana in due differenti storie seguendo, oltre a quella di Nate, quella di Luna Celesti, una giovane ragazza otaku che di più solo io… personaggio inedito della saga così il suo yokai, Usapyon, che la accompagnerà per tutta la sua avventura e, diciamolo subito, la lora storia parallela non ha niente da invidiare a quella del nostro più noto Nate.

Luna ha una storia un po’ più introspettiva rispetto a quella di Nate o almeno questo era l’ intento, peccato (anzi per fortuna) che tutto sia stemperato dal suo carattere, solare e svampito, e dalle strigliate del non poco permaloso Usapyon che punirà a suon di raggi laser la sua umana “sconigliata” che manco Lamù con Ataru, mantenendo quindi l’avventura su toni allegri e strampalati come sempre.

Un’immagine promozionale di Level-5 per evidenziare la doppia natura di Yo-Kai Watch 3

La decisione di seguire due filoni di trama, che vanno ovviamente a intrecciarsi, con l’esigenza di passare da uno all’altro per sbloccare la storia, rischiava di spezzare la storia stessa e il flusso di gioco ma in realtà ci si abitua in fretta e il cambio di protagonista diventa naturale in men che non si dica. Ben più inficiante è il Terrore Onirico – fasi in cui si viene trasportati in una dimensione alternativa dove si viene braccati da un Oni, peraltro molto potente – quello sì che spezza il ritmo di gioco in maniera fastidiosa, a differenza della nuova “Notte degli Zombie”, evento che avviene in maniera più sporadica ed è ben più gradevole, una sorta di passeggiata alla acchiappa la talpa in cui martellare il nemico quando di spalle, ovviamente il Terrore Onirico avviene come sempre nella ridente Valdoro, mentre la Notte degli Zombie nella nuova Arachidia, americanissima città in cui si trasferisce Nathan per motivi di lavoro del padre.

Dal momento in cui Nathan si trasferisce in America comincia una serie di eventi e citazioni per le quali non si può che voler bene ai Level-5: si inizia con una sottile, anzi no una sfacciata citazione degli X-FIles qua diventati gli Y-files, e si passa persino da Twin Peaks, e le situazioni, le gag e personaggi sempre più bizzarri colorano quella che è una produzione stellare, senz’altro uno dei giochi più importanti e imponenti di tutta la libreria Nintendo 3DS.

La versione occidentale ha tutti i contenuti delle tre versioni giapponesi e qualcosina in più

Pokémon e Yo-Kai Watch sono diventati quello che erano i collectathon in era 32 bit per impegno da infondere nella ricerca spasmodica delle creature (qui più di 600) e con Luna si può addirittura creare il proprio yokai nyan, con opzioni di personalizzazione che vanno dall’aspetto alla personalità, per poi addirittura farlo allenare dagli altri gatti yokai presenti in squadra (e non) per farlo diventare sempre più forte e insegnargli le mosse preferite.

Un gioco quindi terrificante per i completisti (anche se… ALLELUJA! hanno finalmente deciso di rendere noto qual’è il cibo preferito di ogni yokai per aumentare le chance di cattura), che dopo la già ricca storia principale si apre a una mole di ore di gioco addirittura più grande del solito tanto da rendere un’impresa completare il Medaglium al cento per cento. E l’esplorazione si arricchisce di vie che prima non si erano viste, segreti da scoprire, e momenti memorabili in quanto a situazioni buffe.

Non mancano mini giochi tra cui questo buffo Rhythm game

La fantasia dei creatori del gioco questa volta è stata veramente lasciata a briglie sciolte nella prateria dell’immaginazione, introducendo anche mostri molto più vicini alla cultura generale occidentale come pellicani vestiti da Texani o pannocchie con crisi esistenziali che non sanno cosa fare della propria vita, ehm pardon, morte. Inoltre solo un adulto può cogliere le tantissime citazioni pop, vero soprattutto per chi ha vissuto l’epoca d’oro delle grandi serie televisive americane.

Gli sviluppatori si divertono a omaggiare grandi personalità degli ultimi decenni, trasformandoli in animali/spettri come uno Steve Jobs sotto forma di squalo (Steve Jaws, presidente della Yopple infatti), e addirittura si fanno beffe delle teorie del gomblotto e dei terrapiattisti. Insomma forse solo un adulto può cogliere le centinaia e centinaia di chicche nascoste nei dialoghi e nei personaggi, ma sicuramente ci si diverte alla grande anche se adulti non lo si è, un po’ come quando si rivede oggi un classico Disney a distanza di anni e anni e si notano strizzatine d’occhio indirizzate più ai nostri genitori che a noi, e che prima non coglievamo – e non era affatto un problema. Inoltre come avrete notato, la scrittura non viaggia sul sicuro, ma osa e riesce a dare freschezza a una serie che forse non ne ha nemmeno poi così tanto bisogno.

Usapyon ha i piedi ben saldi per terra in tutti i sensi

Il fatto che io sia una fan della serie però non mi sottrae dal mio compito di arbitro e qualche cartellino giallo, se si cade in fallo, bisogna tirarlo fuori. E lo tiro fuori, per l’ennesima volta da quando mi tocca parlare di Yo-Kai Watch, di fronte al combat system, che pur espanse le possibilità tattiche e strategiche, rimane il punto debole del gioco. Il classico sistema fatto di attese, attacchi automatici degli yokai che agiscono a seconda del carattere e della tribù, attacchi speciali da azionare una volta riempita la barra Energimax continua a non convincere del tutto.

La novità di questo episodio per quel che concerne i combattimenti risiede nell’abbandono (di nuovo: ALLELUJA!) della simpaticissima rotella di selezione degli yokai, e nel campo di lotta, adesso una griglia composta da nove caselle (3×3), in cui spostare gli yokai per evitare o sferrare gli attacchi. L’inserimento del raggio di azione come ulteriore parametro da tenere da conto rende ancora più evidente l’eccessiva e inutile complessità del sistema di combattimento, il quale si dimostra troppo passivo nonostante la necessità di usare i riflessi per reagire in tempo ai cambiamenti di stato degli yokai, cosa che lo vorrebbe più dinamico.

Il combattimento viene gestito sul touch screen… hanno già la scusa per cambiare il combat system su Switch!

Che sia auspicabile un cambiamento radicale del combat system? Probabilmente è così, eppure mi viene difficile pensare che i designer di Level-5 rinuncino a un’impalcatura che vuoi o non vuoi ha caratterizzato la serie conferendogli tra l’altro una spiccata personalità, in uno scenario ludico fin troppo saturo di gdr con i mostrilli dal combattimento a turni classico. E dopo il flop di vendite dell’episodio Blasters che provava a spostare l’ago della bilancia verso i combattimenti real time la vedo ancor più dura.

In ogni caso non bisogna perdere di vista qual’è il target di riferimento, che anche per questo episodio rimane il fanciullo delle medie (quando non delle elementari) e quello interiore che è dentro a ogni adulto pronto ad affrontare le brutture della vita ma che sa cogliere i piaceri genuini e dolciotti che il giorno nuovo (e gli sviluppatori di giochi giapponesi) può darci, ben consapevole che la vera sfida è il post-game. Quindi si rassegnino i vecchi tromboni brontoloni che col quarto capitolo auspicano un gioco più difficile, mettetevi il cuore in pace e godetevi l’avventura per come è stata pensata e creata, un gioco per più piccoli che strizza gli occhi agli adulti che hanno voglia di farsi rapire da giocosi yokai per fare delle allegre scorribande, che talvolta posso anche sembrare ripetitive per il reiterarsi di determinate quest secondarie, ma probabilmente è un male inevitabile con un parterre di personaggi e situazioni così ricco.

Ed ecco a voi l’editor per creare il Jibanyan, eppure mi ricorda qualcosa…

Probabilmente arrivati a questo punto lo avrete già intuito, ma è bene sottolinearlo: dal punto di vista artistico e tecnico il gioco è un piccolo miracolo che strizza a fondo le capacità del Nintendo 3DS in maniera pregevole, una vera perla ispiratissima sia nelle musiche che riprendono vecchi temi riarrangiati e nuovi brani pensati per questo capitolo, che negli effetti sonori sempre ottimi e anche nel doppiaggio in italiano ben eseguito. Visivamente ineccepibile, con personaggi e sfondi coloratissimi e allegri, animato in maniera ottima per passare all’eccellenza durante le sequenze animate, specie quelle con canzoni J-pop davvero memorabili, affidate ad artisti di spicco in Giappone. Elogio praticamente scontato per lo staff che ha creato così tante creature, tutte ben riuscite, cosa che non dev’essere affatto semplice.

Insomma, anche per questo episodio finale ripropongo la mia definizione di Yo-Kai Watch: si tratta della materializzazione più fedele delle fantasticherie dei bambini, intenti a costruire mondi nel vetro appannato di una macchina. Un mondo che per un adulto, purtroppo, si può trovare solo nei recessi della mente, o in Yo-Kai Watch, appunto.

Ho finito Yo-Kai Watch 3 dopo decine e decine di ore grazie a un codice gentilmente fornito da Nintendo, iniziando il postgame, utilizzando codici QR sgamati da internet per barare con scioltezza e senza poter provare – purtroppo – il multiplayer
Pro: Questo è il capitolo conclusivo per il Nintendo 3DS ma anche il migliore della trilogia, imperdibile per tutti i fan dei precedenti capitoli e perfetto anche per i neofiti che sicuramente si innamoreranno del folklore giapponese grazie a questo gioco. Produzione di altissima qualità, davvero ricchissima di personaggi, situazioni e cose da fare: un vero e proprio canto del cigno dell’amato portatile
Contro: Il sistema di combattimento ha bisogno di essere ancora limato e aggiustato, e il Terrore Onirico ha un po’ rotto. Mi sento di aggiungere che il gioco non è adatto a chi non ha tempo da dedicarvi
8.5

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