“Listen carefully, Flonne. There is no such thing as absolute evil or absolute good.
The angels assume that they are good and the demons are evil. That is an unfortunate misconception.
Demons do have love. The angels… and in fact, most demons, just do not realize it.
If we can guide them… If we can make them see, then one day…”
Sono il grande Laharl, padrone del Netherworld!
Immaginate un appassionato di videogiochi di qualche anno fa, uno di quelli con il cuore Nintendo ma capace di divertirsi un sacco con la sua PlayStation 2: platform, action, sportivi e JRPG tradizionali. Appassionato di Final Fantasy e acquirente compulsivo di ogni titoli che potesse ricordarglielo, egli ha spesso avuto la tentazione di buttarsi sui JPRG tattici, scontrandosi violentemente contro delle meccaniche molto meno permissive e decisamente più ragionate di quanto fosse abituato. Poi un giorno, alla ricerca di un regalo di compleanno, vede questo.
E quel trailer, in quel maggio del 2004, per lui ha rappresentato una svolta quasi totale: quasi perché non è certo scoppiata la passione per i JRPG tattici, bensì quella per un gioco davvero clamoroso. Anche oggi, ancor di più in questa versione per Nintendo Switch che risponde al nome di Disgaea 1 Complete – versione rimasterizzata in modo consistente dell’originale Disgaea per PS2.
Scusa ma Laharl… chi?
Se siete interessati al genere, non avete certo bisogno di un sintetico riassunto sul tema né necessitate di un’opera di convincimento: stiamo parlando di uno dei più originali titoli mai “immaginati”, capace di rimettere in discussione meccaniche e dogmi di una tipologia di produzioni solitamente molto pesante nella sua esecuzione aggiungendovi inoltre un tono molto ironico ed estremo. Tutti gli altri possono partire dal presupposto del gameplay a scacchiera e a turni – solitamente soporifero per la maggior parte della gente – e immaginare tutto ciò che potrebbe renderglielo gradevole.
Sì, ci sono i movimenti su un numero di caselle che differisce da ogni personaggio e/o classe, sì ci sono i vantaggi di tipo elementale e, ancora una volta sì, si considera distanza e posizione per determinare l’efficacia e la probabilità di andare a segno dei nostri attacchi. Quello che stravolge la concezione del JRPG tattico rientra in tutto ciò che concerne la progressione di gioco, non rigidamente lineare ma bensì flessibile nell’incedere secondo la volontà del giocatore. Fin dall’inizio ci è concesso di ripetere gli stage iniziali, perfino i tutorial, all’infinito per capire meglio le meccaniche o fare esperienza, accumulando soldi per comprare l’equipaggiamento e il mana (che si ottiene ad ogni nemico ucciso) necessario alla creazione di nuovi compagni di squadra. Libertà totale al giocatore e, se si è a conoscenza delle meccaniche, un’occasione eccezionale per prendere il totale controllo del gioco.
Motore delle nostre avventure è il risveglio di Laharl, erede al trono del mondo dei demoni – il Netherworld – e destinato a rimettere ordine a seguito dei tumulti che attraversano il regno per via del trono vacante. Peccato che quest’opera di ricostruzione inizi ben più tardi del dovuto, ovvero a due anni di distanza dalla morte del re Krichevskoy, padre dello stesso Laharl. È la fedele Etna ad aprire la bara che lo accoglie, con una procedura che pare più vicina al tentato omicidio piuttosto che al risveglio di un monarca, e a farci conoscere lo staff del castello più scriteriato che si potesse immaginare: ben presto scopriremo che la fama e il rispetto verso il defunto Krichevskoy non hanno in alcun modo effetto sulla nostra figura, passando le prime ore a parlare con png ben pronti a prenderci per i fondelli e – cosa da non sottovalutare – di un livello esponenzialmente più alto del nostro.
Un rapido riassunto della situazione ci porta alle nostre prime missioni: senza regnante, tanti demoni forti lottano per acquisire potere e ambire al trono, diventando così “Overlord”. Nostro compito è prendere nuovamente confidenza con il nostro potere e fare piazza pulita dei nostri rivali. Tra una battuta e l’altra, il cammino di Laharl ed Etna ci porta a conoscere i Prinny, indisciplinati servi da battaglia pronti ad essere sacrificati alla prima occasione, l’imbranatissimo aspirante overlord Dark Adonis e l’adorabile Flonne, deliziosa angioletta bionda catapultata negli eventi allo scopo di scoprire lo stato del Netherworld.
La forza più grande del titolo risiede nella sua capacità di alternare meccaniche molto elaborate a elementi narrativi leggeri, ricolmi di ironia: il peso della pianificazione ci viene quindi spesso alleggerito proprio dal contesto scherzoso e dissacrante, sostenuto attivamente da un doppiaggio inglese tra i migliori che si potessero chiedere ad un titolo simile. A questo giro i puristi del voice over nipponico non hanno margine di critica: i personaggi sono caratterizzati in modo eccellente nei loro tratti (anche folli), i dialoghi sono brillanti e non c’è mai la sensazione che qualcosa sia fuori posto, anche durante la fastidiosa risata di Laharl (pro tip: è una cosa voluta).
Nei momenti “morti”, quando il giocatore si trova a gestire il proprio team in attesa di affrontare il prossimo stage, le possibilità sono enormi, a cominciare dalla gestione dell’equipaggiamento e degli oggetti: ciò che solitamente è un elemento piuttosto basilare nelle fasi iniziali è in Disgaea invece fulcro dell’evoluzione dei propri personaggi. Ogni oggetto infatti, pur nel caso sia nominalmente identico ad un altro, differisce sensibilmente per rarità e statistiche a seconda degli “Specialists” in esso contenuti. Questi sono veri e propri “mostri abitanti” che risiedono nell’oggetto e ne alterano le statistiche a seconda della loro specializzazione (eg. la presenza di uno o più “sentry” influisce sul valore di difesa).
Possiamo quindi scegliere su quale equipaggiamento puntare a seconda del ruolo (un’armatura che aumenta anche la magia non è male su un healer, nevvero?) o fare un passo oltre, entrando nell’oggetto stesso per sconfiggere gli Specialists e conquistare la possibilità di spostarli liberamente da una spada ad un arco, da una giubba ad una cintura. Tutto ciò avviene nell’Item World, un mondo fatto di livelli simili a quelli della storia in cui entrare grazie al guardiano presente nel nostro castello e da cui è possibile uscire solo al superamento di ogni decina di piani – battendo gli Item General o gli Item King, cosa che aumenta le statistiche stesse dell’oggetto – o utilizzando la Mr.Gency Exit, oggetto che ci tira fuori dai guai in qualsiasi momento.
Sì, sembra tutto davvero contorto ed è emblematico di cosa rappresenti (e abbia rappresentato) Disgaea per il genere: una base semplice a cui si aggiungono una serie strepitosamente vasta di opzioni collaterali. È del tutto normale farsi prendere da un senso di sopraffazione durante le spiegazioni dei png ed è la pazienza a consentirci di tenere il passo con la mole di informazioni di certo non vitali nelle prime fasi di gioco ma indispensabili dall’end-game in poi.
Come l’Item World, anche la Dark Assembly ci viene presentata fin dall’inizio del gioco per poi esprimersi al meglio con il passare delle ore: trattasi di una sorta di “governo” che accoglie le nostre richieste, dalle più semplici come l’aumento delle risorse economiche alle più avanzate quali l’apertura di nuovi mondi, e può accettarle o meno a seconda del nostro Demon Rank (da alzare affrontando sfide specifiche), del nostro mana e – nei casi più spinosi – del giudizio del senato.
Quest’ultimo è un gioco nel gioco, in quanto veniamo trasportati in una mappa del tutto simile a quelle degli stage classici dove ci attendono i vari senatori da cui possiamo desumere la predisposizione o meno verso la proposta di legge. Possiamo quindi corromperli dandogli gli oggetti più indicati prima del voto oppure, in caso di mozione respinta, farla approvare con la forza. Trattasi però di nemici formidabili, che potranno essere piegati solo da un team di livello avanzato. La Dark Assembly è anche teatro del potenziamento di singoli personaggi, dal movimento alla possibilità di contrattacco, e diventerà presto un luogo molto familiare. Superato un certo livello, sarà una formalità… ma fino ad allora, guai a prenderla sottogamba!
Non imparerò mai tutto in tempo per l’esame!
Dovessimo elencare tutte le possibilità offerteci dal gioco, faremmo notte, quindi meglio stringere per far comprendere al meglio cosa attende il giocatore. L’esperienza offerta da Disgaea 1 Complete oltre ad essere immensa per possibilità e opzioni è anche decisamente user friendly nelle sue basi – stiamo pur sempre parlando di un tattico: in ogni stage possiamo estrarre dalla nostra “base” tutti i personaggi che vogliamo, a patto che ve ne siano un massimo di 10 per volta sul campo. Possiamo eseguire singole azioni o un tot e proseguire, oppure programmarle perché vengano svolte in sequenza quando passiamo il turno. I personaggi interagiscono a seconda dell’affinità, partecipando ad attacchi combinati se tale percentuale è molto alta mentre sono nella casella adiacente a chi compie l’attacco e, una volta contribuito alla combo, possono tornare nella posizione precedente o perfino rientrare alla base, senza scontare il turno.
È possibile sollevare e lanciare i propri compagni e i nemici, impilandosi in colonne di altezza ridicola, per raggiungere mete impossibili (a causa di strampiombi nel vuoto, come può capitare nell’Item World) o mettere temporaneamente fuori dai giochi un nemico ostico… sempre che non venga lanciato sul pannello della nostra base: lì si troverà ad affrontare tutti i nostri personaggi inutilizzati che proveranno a sottometterlo e farlo entrare nel gruppo.
Non solo nemici però, bisogna sempre considerare i Geo Panel e le Geo Stone: i primi sono pannelli colorati di estensione variabile, mentre le seconde sono personaggi inattivi dotati di un effetto passivo che viene trasmesso al Geo Panel su cui vengono posati (e.g. una Geo Stone con difesa +50% posata su un Geo Panel di uno specifico colore trasferirà questo aumento di statistica a tutti i personaggi che si posizioneranno su una casella del medesimo colore). Le combinazioni possibili sono a tratti folli, al punto di avere uno stage fatto di caselle in cui tutti sono invincibili, ma diventano anche un modo di agire e fare danno in quanto distruggere una Geo Stone fa “cancellare” i Geo Panel del colore sul quale era posata creando anche reazioni a catena tra tutti i pannelli – cosa che “completa” lo stage in modo definitivo e garantisce bonus altissimi.
Disgaea va vissuto, non spiegato, in particolare in questa “remasterpiece” che espande il gioco con contenuti extra e tutte le linee alternative viste nei capitoli PSP e DS. Oltre ai numerosi finali che vi spingeranno a rigiocare il titolo (tranquilli, una volta superata la prima volta la trama è tutto più semplice) più e più volte è possibile affrontare l’Etna Mode, storia in cui il risveglio di Laharl finisce male, e imbarcarsi in una serie di sfide alternative con i superboss del gioco. I contenuti sono tantissimi e l’idea di completare anche solo al 50% il gioco presuppone che gli dedichiate centinaia di ore, in particolare considerando che il level cap per ogni personaggio è 9999 (novemilanovecentonovantanove) ed è possibile reincarnarlo più volte per fargli ereditare abilità di altre classi (un mago che reincarna in un guerriero mantiene le magie imparate) o passarlo ad una forma base più potente che parta da statistiche più elevate. Non sarete mai contenti del vostro party perché ci sarà sempre margine di miglioramento. Sbloccare ogni classe disponibile prevede che dedichiate il giusto tempo a quelle di cui disponete, in un processo di ramificazione che vi augurerete non finisca mai.
Anche i mostri entrano a far parte delle vostre fila e rappresentano un ottimo asset in combattimento per via delle loro abilità speciali – sebbene manchino della possibilità di sollevare e lanciare i compagni. Il completista compulsivo ha pane per i suoi denti prima ancora di avere a che fare con Baal, Prier, Zetta e tutti i contenuti post-game disponibili. Avete una power bank di scorta per Nintendo Switch, vero?
https://youtu.be/KQ7ITzLn1ps
Da ascoltare a cannone
Difficile non lasciar trasparire l’amore che provo per questo titolo: non basterebbero centinaia di migliaia di caratteri per elencare tutte le emozioni provate anni fa nella sua prima versione per PlayStation 2 e l’esaltazione nel rivedere questo gioco non più su schermi CRT e abbellito dagli occhi della nostalgia ma in una forma che rende giustizia all’idea originale anche nel 2018. Gli artwork in alta risoluzione, l’accompagnamento audio eccellente e ipnotico, i doppiatori di alto livello e la storia che alterna risate a lacrime. Disgaea ha tutto e ancora di più in questa versione Complete, destinata a rubarmi all’infinito preziose ore della vita.
Non vi è un solo comparto del gioco che non sia classificabile nell’eccellenza e nel complesso la produzione assume un valore elevatissimo, paragonabile sulla piattaforma solo al più moderno Disgaea 5 Complete. Se però volete vedere dove tutto ha avuto inizio e godere della genuinità dei personaggi di questo universo prima che ci si muovesse in una direzione un po’ estrema (forse l’unico difetto dei successori), Disgaea 1 Complete è la scelta migliore che potete compiere.
“Red moon, red moon…
Cleanses the sinful and makes them anew…
Shining brightly in the night sky,
waiting for the souls…
Who will be born again tonight?
Who will be born again tonight?”