Sono diventato uno “Straniero Affilato”?
Qualche giorno fa abbiamo iniziato a parlarvi di Blade Strangers, picchiaduro 2D a incontri che racchiude gli eroi della scena indie in un curioso crossover made in Studio Saizensen e pubblicato da Nicalis. Le prime impressioni erano positive (potete leggerle qui) e oggi, in fase di valutazione finale, possiamo già dire che non ci sono certo stati ribaltoni rispetto a quanto espresso in precedenza.
Blade Strangers arriva su Nintendo Switch con le proprie carte da giocare, in un contesto in cui ancora il genere è ben lontano dalla saturazione: Street Fighter 30th Anniversary Collection è passato come una meteora (come è giusto che sia, trattandosi di un’operazione commerciale priva di mordente a lungo termine), SNK HEROINES ~Tag Team Frenzy~ si è presentato offrendo un approccio un po’ estremo per essere appetibile a tutti mentre a fine settembre i Saiyan arriveranno a darsele di santa ragione come veri pro dell’EVO grazie a Dragon Ball FighterZ. In questa giungla un po’ disabitata in cui tutti aspettano che il RE – Super Smash Bros. Ultimate ovviamente – reclami il suo trono, forse abbiamo trovato chi ci terrà impegnati in modo leggero e spensierato per le prossime settimane.
Sia chiaro però di cosa stiamo parlando, fin dal principio: il pacchetto che ci viene offerto è molto semplice ed è completo per tutto ciò che concerne le basi del genere, senza esplorare modalità originali o introdurre elementi RPG che possano allungare la longevità del titolo oltre quanto concesso dalla dedizione del giocatore stesso. Modalità Storia, Arcade, Versus, Survival, Missioni, Training, sfide online con ranking annesso: come dicevamo, tutti elementi molto tradizionali per accontentare l’appassionato del genere, senza strafare.
Saggiamente il tutorial che ci viene presentato è tra i più chiari che possano capitare tra le mani, lasciando la sensazione di aver effettivamente imparato qualcosa al superamento di tutte le sezioni dello stesso. Non sono troppe le meccaniche chiamate in causa e l’impressione è proprio quella di avere un classico picchiaduro in cui – una volta padroneggiate le basi – è possibile farsi valere un po’ con tutti. Si può quindi esercitarsi nelle prove combo (le missioni di cui sopra) per andare oltre le combinazioni più semplici, ma sarebbe stato apprezzabile qualche strumento in più per capirne la precisa esecuzione di tempi e dinamiche.
Una volta presa confidenza con le basi ci si può lanciare nella modalità Storia, anche e soprattutto perché solo completando gli eventi dedicati ai primi 9 personaggi disponibili è possibile sbloccare il roster completo con la loro linea narrativa – niente paura per chi voglia buttarsi nell’arcade o nel versus, in quanto i guerrieri sono tutti disponibili fin dall’inizio – . Non aspettiamoci però chissà quale sceneggiatura coinvolgente e narrazione incalzante: trattandosi di un crossover, il pretesto per radunare personaggi così differenti è la convocazione d’urgenza di eroi recuperati da diversi mondi da parte di una serie di intelligenze artificiali (non so perché mi sia venuta in mente la Seele di Eveangelion, ma ci tenevo a dirlo) intente nel fermare una non meglio definita minaccia, alla ricerca del “Blade Stranger” capace di fermarla e non fare la fine dei precedenti candidati.
A seconda del candidato il nostro viaggio acquisirà toni più o meno leggeri, senza mancare delle classiche scenette atte a stuzzicare la fanbase – come i commenti di Helen in merito al seno della povera Alì, se vogliamo andare un po’ sul piccante – offrendoci così il punto di vista dei vari eroi. Considerata come “canonica” la linea narrativa di Solange (protagonista di Code of Princess EX), è curioso mettersi nei panni dei vari personaggi e scoprire anche cosa succederebbe se la vittoria alla fine la ottenesse la malvagia Lina, personaggio originale creato per l’occasione.
Quello che in molti non diranno di questo Blade Strangers è che è bello, dannatamente bello visivamente. Fermi tutti, è chiaro che la tecnica scelta per dare vita ai personaggi è piuttosto curiosa e cozza un po’ con un titolo che proviene dal Giappone, ma trasformare i modelli poligonali 3D in sprite bidimensionali offre un’ottima resa e consente di risparmiare sulle risorse, garantendo un gameplay stabile e senza incertezze sia in modalità dock che portatile.
Bisogna concedere qualcosa quanto ad aliasing, che stranamente affligge i combattenti in modo invadente (contraddicendo in qualche modo i principi alla base della tecnica usata) e può infastidire i sofisti, ma di fronte all’estrema consistenza del character design attraverso personaggi diametralmente opposti e il florilegio di colori vivaci e solidi, è difficile esprimersi in modo negativo sull’operato di Studio Saizensen. Se consideriamo poi gli artwork ad altissima risoluzione, le simpatiche sovrimpressioni fumettose che accentuano la resa visiva dei nostri colpi (senza mai interferire sulla leggibilità della scena) e la ricercatezza di alcune mosse speciali, possiamo disegnare un quadro più che soddisfacente.
Non capita tutti i giorni poi di trovarsi tra le mani un titolo di questo genere che mostri un design ragionato e concreto, umile nella sua ambizione: l’obiettivo era realizzare un picchiaduro funzionante e divertente, con basi semplici e capacità di costruire i propri miglioramenti con dedizione e abilità, senza mai creare davvero il solco con una fetta di utenza incapace di stare dietro ad alcune meccaniche complesse. In Blade Strangers, a parte la galoppante voglia di arcade stick che trasmette un sistema basato su combinazioni di più tasti, c’è ben poco che non sia fattibile con pochi tentativi. I personaggi non sono tutti delle schegge e a volte la portata dei loro colpi non è quella che ci aspetteremmo (hint: fate il training), ma una volta imparato a concatenare gli scatti, i salti e le combo base, l’esperienza è in discesa.
Il livello di difficoltà “normale” forse è studiato per i veri neofiti, risultando veramente fin troppo facile a tratti, ma nulla ci vieta di alzare l’asticella dalle opzioni per ottenere una sfida più consistente in cui anche la stessa CPU sfrutta tutte le meccaniche a disposizione.
Non un capolavoro, non un “game-changer”, non il titolo che vi farà ricredere in merito alla produzione giapponese che danza sul filo del fanservice, ma raccoglie così tante cose fatte “bene” da poter essere preso in considerazione un po’ da chiunque, anche per via dell’accessibile prezzo di 40€ – non male considerata la bontà del gioco.
Vedere Issaac trasformarsi in diavolo mentre affronta un pompatissimo Shovel Knight non può lasciare indifferente nessun giocatore che abbia voglia di divertirsi con giochi immediati capaci di diventare profondi nel tempo. Non ci sono solo belle ragazze decisamente ben dotate sul davanzale (ne contiamo almeno quattro giocabili però, in caso interessasse…) a fare da specchietto per le allodole incapaci di riconoscere un bel gioco. Manca un po’ di “ciccia”, forse si poteva costruire qualcosa in più con il cast chiamato in causa e aggiungere qualche grado di crescita/personalizzazione in una modalità single player un po’ più elaborata, ma tutto sommato già ora c’è da giocare. E il feeling è quello dei bei vecchi tempi, con gli arcade da sala semplici ma coinvolgenti. Valutate l’acquisto ben consci di cosa stiate cercando e quanta pazienza abbiate per aspettare i colossi in arrivo nei prossimi mesi.