Corpulento, vorace e un po’ rozzo. Ma è sempre il nostro Wario
Mario ha un po’ stufato
. Da qualche anno si sta facendo sempre più strada un senso collettivo di stanca nei confronti della costante mania di protagonista del tutto fare di Nintendo. Negli anni lo abbiamo visto fare qualunque cosa e perfino in questo primo anno e mezzo di Switch oltre che sulle piattaforme lo abbiamo visto tornare sui kart, sui campi da tennis, presto nei party game e perfino in un regno parallelo con i Rabbids di Ubisoft. Tutto questo mentre gli altri restano un po’ in panchina (ogni riferimento a Yoshi è puramente voluto). Lo spazio agli altri è stato dato, certo, ma Mario è abituato a monopolizzare spesso e volentieri la lineup delle console dell’azienda di Kyoto e i periodi Wii e Wii U sono stati abbastanza emblematici con una seri infinita di Mario-game che solo il più infoiato fan accetterebbe senza storcere un po’ il naso.
Questa autarchia ha permesso di mandare avanti la storia e il business di Nintendo ma ha anche prodotto degli scontenti illustri che si sono trovati a fare da gregari e hanno abbandonato le mire di protagonismo, fino a finire nella lista dei pazienti della casa di cura Nintendo di cui abbiamo parlato in un nostro articolo precedente. Ma Wario ha avuto una piccola opportunità per restare sotto i riflettori, seppur con molti compromessi. Come quelle star del cinema o TV in declino che accettano programmi di terza serata per provare a restare in pista, così il grassoccio e forzuto rivale di Mario ha accettato di finire per essere il volto della parte più grottesca dei party game di Nintendo, quella che ci piace tanto per il suo nonsense e la follia dilagante che è da poco tornato su Nintendo 3DS con il nuovo WarioWare Gold.

Da carismatico villain, a organizzatore di party folli
Vero è che Wario nella sua carriera non è partito con una inclinazione da eroe. Un po’ come accaduto per Donkey Kong, la sua prima apparizione è stata da agguerrito villian in Super Mario Land 2: 6 Golden Coins per il primo Game Boy (di cui custodisco ancora gelosamente la cartuccia). Da boss finale in questo primo titolo datato 1993 è diventato, grazie al suo carattere sopra le righe e in antitesi con Mario, a guadagnarsi il suo spazio prendendosi la serie spin-off “Land” dell’odiato Mario rinominata appunto dal capitolo successivo Wario Land e guadagnandosi il suo posto tra i platform con buoni risultati di critica.
Negli anni tra il 1994 e il 2001 le console portatili di Nintendo e perfino il Virtual Boy hanno visto le spallate di Wario spianare ogni nemico e parete. Quello che stupisce è quanto Nintendo sia riuscita a usare la base platform di Mario e applicarvi sopra un gameplay leggermente diverso e abilità molto più “creepy” e violente pur offrendo giochi che possono essere giocato da tutti. Una così valida e solida realizzazione tecnica e il carattere di Wario potevano far prospettare una vita parallela che si prendesse il suo filone spin-off nella ampia offerta ludica di Nintendo così come hanno fatto negli anni Yoshi, Donkey Kong.

Tutto questo è avvenuto, ma non secondo i canoni percorsi che ci si potrebbe aspettare. Prima ancora che Wario saltasse dal GameBoy Advande al casalingo Nintendo Game Cube e passasse alla terza dimensione con Wario World (platform beat ‘em up), si affacciò tra le pieghe del gaming una sua declinazione che mai ci saremo aspettati. WarioWare Inc.: Mega Microgame$! Nel 2003 a pochissima distanza tra di loro, queste due facce del giallastro cugino di Mario ne hanno segnato il futuro negli anni a venire.
WarioWare nasce come un progetto strambo, slegato da quello che era il canone dei tripla A di Nintendo. Un qualcosa di cui non si riusciva a trovare né un fine ultimo, né una radice dalla quale partire, anche se un leggero sentore di Mario Party si percepiva. Quel “Microgame$” nel titolo rimanda a rapidissimi giochi essenziali, ridotti all’osso quasi senza spiegazioni o istruzioni per l’uso. Giochi folli slegati tra loro e con pochissimi comuni denominatori. Una follia dietro l’altra che in 5 secondi, o anche meno, richiedeva rapidità d’azione e di ragionamento e anche una considerevole dose di follia. Animazioni molto spesso essenziali e stile alle volte grottesco alle volte old school, senza dimenticare qualche richiamo ad altre serie famose. Un gioco che profumava di Giappone e di tutte le sue stramberie ludiche. Questo è in poche parole WarioWare, ma tanto è bastato a spezzare in due la forte radice da cui era partito Wario
Accettare il party per non morire
Mentre il successo della sorpresa WarioWare volava alto, quella che doveva essere la serie principale finiva per collassare su se stessa nel passaggio da mobile a casalingo. Wario World non riuscì a fare il salto di qualità. Nonostante questo le due serie continuarono a camminare in parallelo per un po’ ma mentre la serie action finiva per collassare sotto il peso di scelte di gameplay non sempre adeguati alle aspettative la serie party andava avanti con la sua inconcepibile vena di autoironia e sarcasmo. L’ultimo baluardo del retaggio passato di Wario tra i platform è stato finora Wario Land: The Shake Dimension su Nintendo Wii datato 2008 che, con le sue animazioni da cartoon unite ad un sistema di combattimento irriverente come solo Wario poteva essere, poteva essere un nuovo punto di partenza e che invece per ora rimane un fioco faro in lontananza che nessuno sviluppatore interno a Nintendo anela a raggiungere

Nei primi anni 2000 Wario diventò il re del nonsense e del divertimento grottesco e sconclusionato. Come se fosse un Mario Party per over 18 senza la voglia di lanciare dadi, ma con quella di ridere a crepa pelle e farsi una partita veloce per spezzare la noia di una serata. Ma possono mai un personaggio come l’affamato Wario e tutto quello che è lo stuolo di personaggi che sono venuti fuori da WarioWare finire relegati in questo piccolo universo di minigiochi?
Le potenzialità inespresse
Nonostante l’innegabile apprezzamento per lo stile dalla serie WarioWare che non può non essere tenuto in conto per quel che riguarda l’offerta casual e caciarona di Nintendo, non si può pensare che in tutto questo tempo non sia venuta fuori un’idea valida per dare a Wario un ruolo diverso da quello di testimonial di micro-giochi. Wario potrebbe essere il nuovo Viewtiful Joe (con le dovute differenze), così come potrebbe essere il protagonista principale di un nuovo, o vecchio, filone (il titolo ce lo metto io: Mario Football: Wario’s Revenge) o addirittura diventare parte integrante della serie Mario & Luigi. Ogni deviazione da quello che è il percorso segnato finora può essere un buon pretesto per riscoprire quei baffi a fulmine e quel nasone rosa intenso.
Wario e Waluigi sono le riserve d’oro di Nintendo che stanno sempre in panchina finché non c’è da prender botte in Smash o risate per i loro atteggiamenti rozzi e trinariciuti. Se Luigi, Donkey Kong, Yoshi e perfino Toad hanno avuto la loro occasione di provare a spezzare per qualche mese l’egemonia di Mario, in questi tempi di magra per quel che riguarda le produzioni marchiate Nintendo sarebbe quanto mai necessario avere qualcuno che colmi i vuoti e dia qualche nuova variante sul tema ai soliti concerti di Miyamoto e compagni. Potrebbe essere l’occasione per qualche giovane sviluppatore di mettersi in evidenza. Forza Nintendo, provaci.