Non è la destinazione, ma il viaggio che conta.
Non sono molti i titoli in cui ciò che prova il giocatore vale più del gioco stesso o, meglio, il cui giudizio finale è interamente basato sullo stato d’animo e sulle emozioni che il viaggio ha suscitato. Il viaggio, proprio ciò con cui può essere identificato Shape of the World, titolo indie del piccolo studio canadese Hollow Tree Games, che con i suoi colori e la sua calma, forse troppa, riuscirà sicuramente a colpirvi, che sia positivamente o negativamente.
In Shape of the World non abbiamo una storia, non sappiamo chi siamo, semplicemente dobbiamo muoverci in prima persona in un vasto mondo in continua metamorfosi. Il paesaggio intorno a noi si creerà infatti in maniera procedurale, con alberi e rocce che prenderanno forma ad ogni nostro passo. Lo scopo del gioco? Arrivare in alcuni punti specifici della mappa che, una volta attraversati, muteranno l’atmosfera e la palette di colori.
Parlare di livelli non è infatti adeguato, visto che nell’arco di circa tre ore – tempo necessario per vedere la fine – vagheremo per un intero open world, o almeno questa è la sensazione che alcune scelte strategiche degli sviluppatori portano a farci credere, visto che in alcune occasioni saremo bloccati da muri invisibili.
Una volta catapultati nella landa desolata, ai piedi di una montagna da scalare, vedremo infatti un ambiente onirico intorno a noi, con alberi la cui interazione è limitata all’abbattimento per velocizzare leggermente il movimento. Effettivamente l’interazione in tutta l’avventura, a parte lo sprint subito dall’eliminazione degli alberi e, più avanti nel corso del gioco, dal “tocco” di alcune rocce speciali, termina qui. Come già detto, in Shape of the World non dovremo far altro che camminare verso una meta luminosa, godere dei paesaggi mutevoli e, al massimo, raccogliere dei semi che ci permetteranno di piantare alberi, per uno scopo mai precisato.
Sembra che tutto sia stato creato solamente per distaccarci dalla realtà, per essere per qualche breve periodo della giornata totalmente padroni di ciò che facciamo, senza che forze esterne possano influenzarci.
Il senso di libertà estremo unito all’impossibilità di fare “Game Over” rendono una sessione di gioco totalmente rilassante: non bisogna preoccuparsi di nulla, solo proseguire e interagire quel minimo che serve per far apparire scale o balzare da una parete rocciosa ad un’altra per raggiungere il punto luminoso come da obiettivo.
Complice di questa sessione videoludica accostabile ad una lezione di yoga è anche il comparto tecnico, pienamente entrato nella parte di maestro zen: colori piatti e senza fronzoli, quasi psichedelici, ma che affascinano per i giochi di luce creatisi quando un ruscello luminescente va a cadere da una roccia formando una piccola cascata, o quando la fantastica fauna, nella maggior parte dei casi non pericolosa, ci guarderà come se fossimo degli estranei in quel mondo fatato.
Non essendoci una vera e propria difficoltà, il senso di progresso è scandito solo dal cambiare del meteo e dell’ambientazione per quanto, a parte pochissimi casi, dopo qualche decina di minuti comincerà a risultare piuttosto monotona. Fortunatamente interviene in maniera ottimale l’accompagnamento musicale, che pian piano si arricchisce di strumenti e percussioni dando effettivamente la sensazione di raggiungimento della meta e di avanzamento.
Shape of the World è un viaggio e lo scopo degli sviluppatori è stato centrato in pieno, ma essendo tutto basato sull’empatia di chi affronta questo percorso, dare un giudizio oggettivo è alquanto difficile. Probabilmente anche una stessa persona, se giocante il titolo in momenti diversi della propria giornata, potrebbe avere opinioni diverse, più o meno positive. In ogni caso il gioco affascina grazie ad un gameplay semplicissimo, probabilmente troppo, ma soprattutto ad un comparto grafico e sonoro d’impatto, che ci immerge totalmente in questo mondo irreale fatto di flora e fauna immaginari.
Forse un accenno di trama, qualcosa che ci spiegasse alla fin fine perché siamo lì, dove ci troviamo e perché dobbiamo intraprendere questo cammino avrebbe motivato maggiormente i più scettici, ma forse il punto di forza di Shape of the World è proprio questo: essere pienamente padroni del proprio destino e di ciò che ci circonda, cosa impensabile nel mondo reale in cui viviamo.