Monster Hunter Generations Ultimate e la chiamata all’orgoglio Nintendaro

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For the motherland!

Manca praticamente un mese all’arrivo sul suolo europeo di Monster Hunter Generations Ultimate, attesissima conversione di quel Monster Hunter Double Cross uscito in Giappone nel marzo del 2017 e rimasto confinato in terra orientale per un anno e mezzo. Un anno e mezzo in cui le falangi degli appassionati si sono rilassate – fin troppo – dimenticando le routine acquisite in anni di permanenza della saga sulle portatili Nintendo e perdendo di reattività, quella necessaria e istintiva che fa la differenza tra il successo e un carrello di troppo.

Come a conseguenza di una dipendenza, le nostre mani hanno cercato nuove strade in cui tornare a provare certe sensazioni, approdando presso altri lidi dove era stato promesso il “mondo” a tutti coloro che amavano girare armati di spade gigantesche e archi sproporzionati.

Ci è stata mostrata una nuova via e siamo stati tentati.

Ci hanno tentato e sedotto… mentre su Switch si perdeva tempo nella conversione.

Un po’ è comprensibile: difficile che l’orgoglio del “cacciatore nintendaro” riesca ad ergersi con forza quando ciò che ci viene offerto si riduce ad una versione HD di un titolo per Nintendo 3DS mentre altrove si esplorano nuove possibilità e nuove meccaniche di gameplay. Non solo: il pubblico occidentale è stato privato di questo porting  per dare spazio proprio al nuovo titolo, confermando ancora una volta la sensazione generale di un prodotto fatto tanto per recuperare qualche spicciolo partendo da una base consolidata.

Che tristezza, che mestizia, che occasione unica per Monster Hunter World. Il titolo “apripista” per la nuova era si schianta sull’utenza PS4/One come un tornado, ergendo con orgoglio lo stendardo nipponico ultimamente rimasto confinato in cantina: le software house del Sol Levante da troppo tempo non riuscivano a creare esperienze capaci di muovere l’utenza in modo corposo, rimanendo confinate alle nicchie o – comunque – esibendosi in exploit in un certo senso fini a sé stessi (vedi NieR Automata). Monster Hunter World ha cambiato le cose, diventando il titolo più venduto nella storia di Capcom con circa 8 milioni (OTTOMILIONI) di copie piazzate nel mondo, tra fisiche e digitali. Praticamente il doppio rispetto ai precedenti record della saga.

Questo “world” è abbastanza grande per 8 milioni di persone?

In tutto questo clamoroso successo si è però perso di vista uno dei punti cardine della serie, che risiedeva nel gioco cooperativo side-by-side: cacciare al fianco di amici è un cardine dell’esperienza fin dagli albori del suo successo, arrivato ai tempi di PSP, e ha da sempre rappresentato la massima attrattiva per una tipologia di gioco molto meno “user friendly” di quanto ci si potesse aspettare da un multiplayer cooperativo su portatile. La comunicazione e la condivisione dell’esperienza erano (e sono) fondamentali per tramandare le conoscenze di persona in persona, tenendo vivo quel flusso di esperienze che va ad unirsi per creare la “disciplina” condivisa da tutti.

Il gioco online ha portato la condivisione a livelli estremi ma al tempo stesso ha aggiunto quello strato di “freddezza” tipico dei titoli che non prevedono di guardarsi negli occhi e che vedono poi i giocatori rivolgersi a board e a wiki senza prima interpellare i propri amici. Sì, è un discorso molto sentimentale che mal si adatta al gaming del 2018, ma è comunque un passo avanti in un senso e indietro in un altro.

Un ritrovo non solo virtuale.

L’esperienza fisica, la condivisione, il ritrovo, l’esultanza di gruppo… gli sguardi, i discorsi di incoraggiamento e la celebrazione: sono tanti gli elementi che sono andati un po’ persi e che potremo tenere vivi con questo Monster Hunter Generations Ultimate. In un certo senso è anche una questione di orgoglio, non solo “nintendaro”, verrebbe da dire più propriamente old-school. Perché per quanto il gaming vada avanti e Capcom sembri aver trovato la formula magica sulle piattaforme dedicate al gioco casalingo, le radici di Monster Hunter rimangono.

Perché quando esordì su PS2 con l’online claudicante e i controlli bizzarri (le spadate con la levetta le ricordiamo tutti, credo) ci aveva sì affascinato, ma eravamo tipo in 7 contati che ci guardavamo negli occhi immaginando chissà quali clamorose avventure e come quel titolo avrebbe fatto risorgere le esperienze vissute nei primi titoli action cooperativi come Phantasy Star Online. Con la PSP e con la portabilità (nonostante i controlli) si aprì un mondo che venne messo in discussione con Trii per Wii, per tornare poi saldamente al suo posto da Monster Hunter 3 Ultimate, forse il titolo perfetto per contenuti e fruibilità in quanto consentiva di giocare a casa su Wii U e all’aperto con il 3DS, mantenendo i propri progressi. E si poteva perfino hostare una partita su Wii U in locale collegandosi a 3 giocatori provvisti di 3DS. Che tempi!

In Giappone ci hanno riprovato con Switch e 3DS: opzione assente per noi in assenza della versione portatile.

Durante il recente evento Post E3 tenutosi a Milano si è presentata l’occasione di ricreare, con Monster Hunter Generations Ultimate, una delle più classiche situazioni di gioco della serie: quattro persone sedute una vicino all’altra e impegnate per abbattere i mostri nel minor tempo possibile, tra risate, consigli, suggerimenti e qualche urletto di agitazione davanti alle manovre spericolate del Valstrax – il nuovo flagship di questa versione aggiornata. Grazie alla qualità del porting per Nintendo Switch e della padronanza dei controlli dual analog (finalmente “fisici” al 100%), mi è sembrato di rivivere i momenti più nostalgici della mia carriera videoludica.

Certo, tutti i miglioramenti ad accessibilità e fruibilità del gioco (“quality of life” lo dite voi che dimenticate le parole italiane adatte) visti in World hanno cambiato un po’ tempi di reazione e abitudini, ma dopo pochi minuti si è tornati a picchiare duro contro la minaccia volante e i suoi attacchi kamikaze. La missione non è andata a buon fine (n.b. io non sono mai morto e ho colpito durissimo) ma la soddisfazione era palese sul volto di tutti i partecipanti. Il “nostro” Monster Hunter era tornato.

Capcom sa come tentarci…

È il momento di tirare fuori un po’ di orgoglio e prepararsi alla release del 28 agosto, giorno in cui Monster Hunter Generations Ultimate approderà sulla console ibrida della casa di Kyoto. Mettiamo da parte le chiacchiere sul “porting 3DS a 60€” che trovano spazio solo nella testa di chi non valuta piattaforma e contenuti (di grazia, dovrebbero farlo pagare meno per quale motivo? È possibile giocare la versione 3DS su Switch? No, ecco) e ricordiamoci di quanti amici abbiamo trovato passando dal Gran Jaggi al White Fatalis, in anni in cui abbiamo affinato abilità e coordinazione, tra una birra per brindare l’inizio della caccia e un cornetto per fare la colazione dopo averci passato la notte sopra.

Ci servirà tempo, parecchio, per studiare e imparare ad affrontare i 93 mostri grandi presenti in questa nuova versione padroneggiando i 6 stili di combattimento. E mentre altrove si attendondono contenuti aggiuntivi (anche bellissimi però, come il Behemoth proveniente da Final Fantasy) per ravvivare l’esperienza, il cacciatore Nintendaro si troverà una tavola imbandita come solo nei migliori buffet: perché tirarsi indietro? A maggior ragione se si possiede Monster Hunter Generations su 3DS, potendo noi trasferire i progressi compiuti sulla console a doppio schermo a Nintendo Switch. Siete avvisati, la caccia sta per ricominciare!

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