Chi trova un Toad trova un tesoro
Tutti i capitoli di Mario in 3D, chi più chi meno, mi hanno nel corso degli anni lasciato qualcosa nel cuore, qualcosa che ancora oggi, dopo tantissimo tempo, ricordo ancora e mi fa emozionare ogni volta che lo vedo.
Se con Super Mario 64 ricordo l’emozione di vedere per la prima volta l’idraulico baffuto muoversi liberamente in ambienti in tre dimensioni, Super Mario Sunshine mi dà sempre quel senso di freschezza ed estate anche quando fuori piove e alle 16.00 è già buio. Mi bastano poche note dei due Super Mario Galaxy per cominciare a sognare di volare tra le stelle, e mi si stampa un sorriso quando penso ai livelli bonus di Super Mario 3D Worlds su Nintendo Wii U.

Ecco, di quel capitolo ricordo con piacere solo le sessioni affidate ai pochi livelli dedicati all’impavido Toad, divenuto un avventuriero da Galaxy e pian piano ritagliatosi sempre più spazio nei nostri cuori. Il successo di quei brevi livelli che univano platform e puzzle game in un tripudio di level design ha fatto sì che Captain Toad avesse meritatamente un suo gioco dedicato, in cui la ricerca di stelle e collezionabili vari questa volta non era affidata ai salti, alla corsa e alle acrobazie di Mario, ma ai passettini goffi e alla sola raccolta di rape e nemici da parte di Toad. Un gioco bello, colorato, che sprizza dolcezza da ogni angolo pensato e studiato alla perfezione: ma la maledizione di Wii U non ha risparmiato nemmeno Treasure Tracker, che ha quindi l’occasione di avere una seconda vita su Nintendo Switch, come capitato ad altri suoi “compagni” di console.
Captain Toad: Treasure Tracker merita di essere giocato, quantomeno conosciuto, poiché rappresenta l’essenza del puzzle platform, del level design studiato alla massima precisione; d’altronde la risoluzione dei livelli non è mai affidata al caso o a prove estreme che possono “rompere il gioco”. Il percorso da fare con il nostro amico funghetto è uno e uno soltanto: possiamo girare liberamente per i piccolissimi livelli, ma la soluzione dell’enigma non prevede l’uso di fantasia o di superamento dei nostri limiti con trick che a qualcuno possono riuscire e ad altri no.
Fin dai primi livelli, per gran parte del primo mondo (o libro) che può essere considerato una sorta di tutorial, siamo messi di fronte ad un vero e proprio platform in cui però la libertà è più affidata alla telecamera che al personaggio in sé; è infatti fondamentale girare quest’ultima per esplorare ogni angolo del livello, scorgendo gemme, funghi, monete e interruttori nascosti dietro pareti, posizionati in maniera certosina e non lasciando nulla al caso. Ma cosa bisogna fare, in pratica, in Captain Toad: Treasure Tracker? Ciò che abbiamo sempre fatto nei giochi di Mario, ma con Toad. Si arriva infatti alla fine del livello raggiungendo la Stella, potendo nel mentre raccogliere i collezionabili e completare missioni secondarie per poter ritenere completato un livello al 100%.

I movimenti impacciati dei due protagonisti (eh sì, perché c’è anche la dolce Toadette) non sono limitanti e, anzi, sono perfetti per il gioco a cui sono stati destinati. Mai potremmo pensare di completare un livello di un Mario 3D con l’agilità di Captain Toad, così come sicuramente con l’idraulico baffuto porteremmo a termine questi livelli puzzle/platform in pochi secondi, ma è proprio la dimensione creata attorno ai nostri beniamini urlanti che rende Treasure Tracker piacevole da giocare, anche in piccole dosi (un livello dura mediamente cinque minuti), mentre si rimane estasiati dal comparto tecnico.
Le texture sullo schermo della televisione risultano infatti davvero dettagliatissime, complice probabilmente la grandezza minima degli stage, ma raramente mi è capitato di vedere erba, legno e rocce così ben riprodotte in un gioco della serie “Super Mario”, forse solo nell’ultimo Odyssey, che però appartiene ad una generazione più recente. Peccato per un mirino sempre presente in modalità TV, che per forza di cose va a sostituire il tocco della versione Wii U: se con la console con il paddone potevamo infatti giocare sul grande schermo e contemporaneamente cliccare sul touch screen del GamePad per interagire con lo scenario, lo stesso non è ovviamente possibile su Nintendo Switch.
Sarà quindi possibile avere la stessa esperienza giocando in modalità portatile, ma quando useremo la console nella dock, dovremo affidare il tutto ai sensori di movimento e ad un mirino che il più delle volte, per quanto piccolo, risulta fastidioso e ingombrante.

Vedere continuamente riferimenti ai vecchi capitoli del Regno dei Funghi e non solo, combattere o scappare dai nemici storici di Mario, sentire quelle melodie che, per quanto non memorabili, riportano ai pensieri di inizio articolo, tutto ciò spinge a continuare, perché gli urletti di Toad e Toadette, la loro goffaggine ma allo stesso tempo simpatia non possono non scalfire il cuore di chi gioca. Sembra masochismo, ma sentirli lamentarsi quando colpiti da un avversario o caduti da una certa altezza, mentre emettono versi per il tremolio del carro da cui sparare rape, o quando i boss hanno la meglio su di loro, non c’è un momento in cui non amerete i due protagonisti.
È pur vero che la lentezza del tutto, la poca azione e la tanta riflessione possono annoiare ed è quindi difficile fare lunghe sessioni di gioco, ma è qui che entra in gioco, per l’ennesima volta, la bellezza della portabilità di Nintendo Switch: giocare quei livelli sfruttando il touch (quando richiesto) in perfetta comodità è l’ideale per un gioco come Captain Toad: Treasure Tracker, tanto che più volte, personalmente, mi son chiesto dell’effettiva utilità del capitolo per Nintendo 3DS.
Un gioco consigliatissimo, ma davvero per tutti? Sì, ma non nel caso l’abbiate già acquistato in passato: l’aggiunta di qualche livello ispirato a Super Mario Odyssey non basta infatti a giustificare di nuovo la spesa, per quanto questi nuovi livelli dimostrino come sia assolutamente necessario un secondo capitolo, vista la maggior complessità, bellezza e soprattutto grandezza di questi mondi che anticipano un possibile futuro più che positivo per Captain Toad.

Quando spengo la console lo faccio sempre con un sorriso, sia per esser riuscito a completare alcuni livelli abbastanza tosti, ma mai proibitivi, sia per la bellezza dei piccoli livelli e delle musiche, la simpatia dei protagonisti e la pucciosità (ecco, l’ho usato, non volevo ma riassume benissimo l’essenza del gioco) dell’insieme.
Captain Toad non è più un semplice comprimario, può essere considerato un vero avventuriero che tiene compagnia tra dolcezza e level design da favola. E ora attendiamo un secondo capitolo.