Wolfenstein II: The New Colossus – Recensione

Wolfenstein II: The New Colossus è stato rimaneggiato da Panic Button che ne crea una versione per Nintendo Switch. Vediamo un po' cosa sono riusciti a fare

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Genere: Sparatutto in prima persona
Multiplayer: Assente
Lingua/e: Italiano

Si torna a fronteggiare i nazisti

Wolfenstein II: The New Colossus

è passato sotto la lente d’ingrandimento ed i minuziosi strumenti chirurgici di Panic Button che, ancora una volta, sono riusciti in quella che sembrava un’impresa impossibile. La software house ha già all’attivo i porting di Rocket League e DOOM ed aggiunge al suo curriculum anche l’avventura a base di nazisti di William “B.J.” Blazkowicz. Con le dovute accortezze e le ovvie limature molto, molto approfondite, la società ha prodotto quello che è, a tutti gli effetti, un prodotto di cui potersi vantare, ma procediamo con ordine.

Quanto danno fastidio questi droni!

La storia riprende esattamente dalla fine del primo capitolo, The New Order, di cui purtroppo non sembra essere prevista una versione Nintendo Switch. Forse perché oramai troppo vecchio e, per questo motivo, Bethesda ha preferito capitalizzare sul più recente secondo capitolo. Fortunatamente all’avvio del gioco è presente un’ottima sinossi che ci introduce per bene alla storia. Troviamo quindi il povero Blazkowicz semimorto e in stato comatoso per cinque mesi, periodo in cui il dominio nazista si estende definitivamente in tutto il mondo. Opera portata a compimento grazie anche allo sgancio di una bomba atomica dritta su Manhattan.

Il nostro protagonista, dopo essere stato recuperato e medicato per questo lungo periodo, si risveglia ed il suo pensiero è uno solo: sparare ai nazisti. Dopo un inizio letteralmente claudicante (anzi, direttamente in sedia a rotelle), tramite un espediente narrativo drammatico possiamo ricominciare ad utilizzare il nostro soldato calato all’interno della potentissima tuta di fabbricazione ebraica, la Da’at Yichud.

Che simpatici signori, molto a modo.

Con l’armatura possiamo cominciare a giocare ma il corpo di Blazkowicz rimane comunque devastato dalle ferite e dalle operazioni conseguite durante il periodo comatoso. È per questo motivo che, almeno per metà gioco, la vita non sale oltre i 50 punti. Possiamo aumentarla raccogliendo i vari medikit sparsi nelle mappe ma il sovraccarico va diminuendo nel tempo fino a raggiungere nuovamente i cinquanta punti standard.

Tale strategia è ben calata all’interno del tessuto narrativo del gioco così come all’interno del gameplay vero e proprio. La nostra sopravvivenza è garantita anche dal livello dell’armatura che è possibile portare fino a duecento punti e che consente di incassare più colpi ma non credete che ciò vi renda la vita facile, siete pur sempre un rottame e il titolo ve lo ricorda sempre così come il protagonista. Wolfenstein II è un gioco difficile. Veramente difficile.

Max, qualcosa dovremo pur mangiare..

State attenti e guardatevi bene alle spalle

Il titolo presenta sei diversi livelli di difficoltà più uno da sbloccare dopo la fine della prima partita, la classica modalità Incubo qui chiamata Mein Leben. Se escludiamo i primi due, dedicati a chi vuole godersi la storia senza sforzarsi, già a partire dal terzo, orientativamente quello che potrebbe essere il livello “normale”, il gioco vi restituirà grandi pugni in faccia. L’IA dei nemici non è estremamente brillante ma spesso vi ritrovate davanti vere e proprie orde che sanno pure come aggirarvi e colpirvi alle spalle e basteranno pochi colpi per mandarvi al tappeto. In alcuni casi, il gioco stesso vi consiglia un approccio stealth.

Ogni zona di gioco ha dei comandanti, visualizzati sul radar. Se venite scoperti, quest’ultimi chiameranno decine e decine di soldati di rinforzo. In compenso, se riuscite a sgattaiolare alle loro spalle e ad ucciderli, avrete vita molto più facile. Il gunplay del gioco è estremamente solido, con poche armi ma estremamente differenziate tra di loro ed un sistema di sparo veloce, frenetico e reattivo. Inoltre, durante la nostra avventura, è possibile anche trovare dei pacchetti con cui potenziare l’armamentario rendendolo ancora più letale.

È presente anche una componente RPG. Le stat aumenteranno però automaticamente in base al nostro modo di giocare.

Il titolo non presenta un comparto multiplayer. Proprio come il primo gioco della serie, Wolfenstein II prosegue la sua tradizione di sparatutto in prima persona “old-school”, prettamente incentrato sulla storia. Il filone principale vi terrà impegnati per circa una decina di ore, poco più in caso di livello di difficoltà più elevato o se volete ricercare le centinaia di collezionabili sparsi per le mappe.

A questi si aggiungono pure i Codici Enigma che, inseriti nell’apposita Macchina Enigma, consentono di eseguire un breve giochino di decriptazione. Al completamente di questo minigioco è possibile localizzare uno dei comandanti del Reich nazista. Tramite la mappa presente nella sala di comando del Martello di Eva potete quindi navigare fino alla sua posizione e sbloccare una missione secondaria di assassinio. Senz’altro un elemento interessante che aumenta considerevolmente la longevità.

I video hanno bande nere sopra e sotto. RIducendone la visibilità si sono mantenuti su livelli tecnici molto alti.

Ma non finiscono mai questi nazisti?

Se a questo aggiungiamo anche le varie missioni secondarie sbloccabili parlando con l’equipaggio del sottomarino, che funge da hub, il conto delle ore aumenta ancora di più. Come potete anche vedere dall’immagine sotto, è presente un gioco nel gioco, come anche in The New Order. Nel mondo di Wolfenstein esiste il gioco Wolfstone 3-D. Ovviamente si tratta del capitolo 3D pubblicato nel 1992 che potenzialmente avrebbe potuto allungare ancora di più le ore di gioco ma, nel momento in cui vi scrivo, è afflitto da un enorme bug. La velocità di questo gioco-nel-gioco è legata alla velocità dei frame. Tutte le versioni di Wolfenstein II vanno a 60fps ed il minigioco risulta quindi godibile. Su Nintendo Switch però si hanno 30fps, quindi il gioco va alla metà della velocità rendendolo di fatto ingiocabile. Un vero errore che spero venga risolto a breve.

Peccato, davvero peccato.

In conclusione, Panic Button è riuscita a realizzare un porting davvero convincente. I 30 fps raramente vengono scossi e quasi sempre in casi estremamente caotici o in determinate zone chiave del gioco, talmente pesanti da far vacillare anche tutte le altre versioni. L’immagine che ci viene restituita durante le fasi di gioco è generalmente sporca, sembra quasi che il protagonista sia affetto da miopia, ma quasi subito non ci si fa più caso e, personalmente, l’ho trovato davvero superbo in modalità portatile. Imbracciare due armi e sparare agli enormi Übersoldaten sullo schermo di Nintendo Switch ha un effetto incredibile.

Chiaramente, se avete la possibilità di giocarlo su qualsiasi altra piattaforma fatelo, costa anche di meno essendo uscito molto tempo fa ma se siete più interessati alla mobilità, all’avere sempre nella vostra tasca questa bomba a mano allora il lavoro dei ragazzi texani vi lascerà più che soddisfatti.

Ho ricevuto il codice dalla software house ed esaminato il lato tecnico del porting. Il gioco lo avevo già terminato su altre piattaforme.
Pro: Un lavoro di conversione incredibile per uno dei migliori FPS degli ultimi anni
Contro: Rimane comunque qualche magagna e qualche incertezza tecnica, anche se comprensibile
8.5

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