Figment è una fantasticheria della mente, giusto per sapere
Filosofi, scienziati, dottori e comici da stand up sono solo alcuni dei provetti antropologi alla ricerca di cosa abbiamo nella mente. Secondo gli sviluppatori danesi di Bedtime Digital Games (le cui doti abbiamo potuto già saggiare qualche tempo fa) potrebbe esserci un ometto peloso con la coda che si trastulla pigramente su una sedia a dondolo.
Il suo nome è Dusty e non è propriamente l’archetipo dell’eroe, ma quando un incubo (personificato come un fantasma/animale/boh con una maschera a triangolo) gli ruba l’album di ricordi, cercherà di rientrare di nuovo in suo possesso, con l’aiuto fastidioso di Piper, un uccello ottimista, chiacchierone e non troppo sveglio, visibilmente più preoccupato del nostro protagonista: la mente infatti è in subbuglio, c’è qualcosa che non va. Incubi e paure stanno seminando lo scompiglio in tutti i settori, qualcuno insomma deve fare qualcosa, e più nolente che volente sarà Dusty a occuparsene.

Figment è una gioia per gli occhi. Basta dare un’occhiata alle immagini per restare incantati dal suo stile disegnato a mano, che ricorda un libro illustrato per l’infanzia. La storia poi potrebbe toccare le corde giuste e causare l’apertura dei vostri rubinetti lacrimali, soprattutto nel malaugurato caso abbiate subito un trauma simile a quello che vedrete a schermo. A dire il vero, è tutto un po’ generico, sia l’elemento reale che la materia fantastica, ma forse proprio per questo l’immedesimazione o quantomeno il coinvolgimento può fare capolino e colpirvi come una catapulta.
La bocca di noi appassionati Nintendo quando sentiamo le magiche paroline “Action Adventure” si spalanca per dire “Zelda!”. In questo caso i puzzle ambientali e le fasi di combattimento richiamano effettivamente l’azione 2D a base di triforza, ma tutto è più blando. I puzzle richiedono più pazienza che uso di materia grigia, ma sono ben congegnati e soddisfacenti. Il combat system invece, basandosi su una semplice schivata per difendersi e ancor più semplici colpi di spada (di legno) – veloci e caricati – è fin troppo basilare per farsi notare, totalmente privo di combo e velleità da gamer incallito. Fortunatamente queste fasi sono sporadiche, e le boss battle, in pieno stile Nintendo, vanno pensate come puzzle e risolti con l’ingegno anziché con la forza bruta.

Durante tutto l’arco dell’avventura – che dura circa 4 ore – non ci si annoia mai grazie a un ottimo bilanciamento della difficoltà, che si attesta a livelli standard, né troppo facile, né troppo difficile. La magnificenza visiva, i colori da sogno e tutti gli elementi, come scontrini e puntine da disegno, orologi fermi e macchie di caffè, ci rimandano a una vita in pausa, attonita dal dolore e dal terrore della perdita, mentre recuperiamo frammenti del passato e cerchiamo di lottare per il ritorno alla luce del giorno.
Mentre si toccano temi profondi un po’ superficialmente, e siamo impegnati da un gameplay privo di finezze, si inizia a notare una certa linearità che mal si sposa con l’emotività che gli sviluppatori volevano trasmettere. Però c’è un aspetto dove Figment eccelle: le musiche. Soprattutto le boss battle, studiate non solo come puzzle – come accennato in precedenza – ma anche come fossero un vero e proprio musical, si va dall’easy jazz all’hard rock energico alla Foo Fighters. La varietà non è molta, ma la qualità è notevole, un po’ un segno distintivo dell’intera produzione.

Con un comparto artistico così alto, è facile innamorarsi, ma il mio mestiere è vivere la vita, che sia di tutti i giorni o sconosciuta. E recensire i giochi, ovviamente, e questo è uno di quei casi in cui il sette e mezzo è troppo basso e l’otto è troppo alto: ci sono ottime qualità, sopratutto nella parte artistica, e una buona esecuzione. Tuttavia la linearità, le fasi di combattimento deboli e l’eccessiva semplicità del tutto, rischiano di farvi prendere sotto gamba un gioco che forse avrebbe meritato di più, sia in termini di riscontro (il gioco è già uscito su PC) da parte del pubblico, sia in termini proprio di sviluppo, con tempi e budget più adeguati.
A dire la verità, qualcosina ci sarebbe da dire anche sui dialoghi, di qualità non troppo alta: Piper non è molto intelligente e alcune sue battute, tra insulti infantili o suggerimenti troppo palesemente legati al gameplay o alla narrazione e reiterati, lo evidenziano. E di nuovo, più interazione con il mondo di gioco avrebbe giovato, è un peccato cercare di interagire con elementi e avere in cambio solo qualche effetto sonoro distorto.

Alla luce di tutto, il sette e mezzo che trovate in pagella forse vale di più di altri sette e mezzo che abbiamo dato ad altri giochi, e forse anche di più di certi otto e otto e mezzo. E probabilmente, anziché il voto, vale la pena dare più credito alle immagini e alla propria sensibilità, per capire se Bedtime Digital Games ha fatto centro mirando al vostro cuore.