Hollow Knight – Recensione

Hollow Knight, dopo la sua pubblicazione originale su PC, arriva in esclusiva su Nintendo Switch. Una vera perla per gli appassionati.

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Genere: Metroidvania
Multiplayer: Assente
Lingua/e: Italiano

Aiutate il cavaliere a compiere il suo viaggio

È un periodo un po’ strano. Il gioco preso in oggetto oggi è il secondo titolo che arriva tra le mie mani ad essere realizzato da una software house decisamente piccola. Il primo è stato GRIDD: Retroenhanced, sviluppato da Antab Studio, team composto da tre persone e orgogliosamente Made in Italy. Il secondo è Hollow Knight ed ha in comune un elemento con GRIDD: anche Team Cherry, la software house australiana dietro il fortunato titolo, è composta da sole tre persone. Questo, chiaramente, è l’unico elemento che condividono in quanto i giochi sono poi su due piani diametralmente opposti. Team microscopici capaci di tirare fuori delle vere e proprie perle.

Il titolo australiano viene alla luce grazie anche alla raccolta fondi aperta su Kickstarter, piattaforma da cui la software house ha tirato su quasi 60 mila dollari australiani. E per una volta non posso dire che “il titolo arriva finalmente ANCHE su Nintendo Switch” in quanto la console è la prima a ricevere il gioco dopo la pubblicazione su PC e rimarrà anche l’unica. Un gran bel colpo di fortuna per il pubblico di Nintendo Switch che può ora godersi questa perla quando e dove vuole.

Guarda, io un bagnetto me lo farei pure, ma quella robina nera la dietro non sembra tanto amichevole… e si avvicina…

La storia celata dietro il gioco è alquanto misteriosa. In tempi antichi, Nidosacro era rigoglioso e pieno di vita. Purtroppo tale abbondanza è destinata a finire con l’avvento di un’infezione, che si manifesta sotto forma di bolle arancioni e che ha sterminato la popolazione di insetti, riducendoli a meri zombie pazzi e sempre pronti ad attaccare. Gli sparuti superstiti resistono ancora, continuando le loro vite ed adattandosi al mondo, oramai trasformato e mortificato, sperando sempre di poter rivedere il loro regno di nuovo al pieno splendore. L’inizio dell’epidemia, se non ho capito male, coincide poi con l’arrivo di un misterioso uovo nero e con la comparsa di una porta, serrata da tre simboli appartenenti a tre diversi personaggi del gioco.

Il problema di fondo della storia è che, raccontata in maniera piuttosto semplice e lineare, è facile capirla ma il gioco presenta uno stile di narrazione estremamente criptico, quasi a ricordare Dark Souls. Anche qui, quasi tutto è lasciato alla lore, alle descrizioni degli oggetti che troviamo nel mondo in rovina, ai suggerimenti dati dagli NPC e alle sparute cut-scene. Una scelta non molto felice che porta a giocare quasi alla cieca per un lungo numero di ore. Io sono ancora convinto di aver guidato il cattivo della situazione! All’inizio sei preso e buttato lì ad uccidere insetti che, inizialmente, nemmeno ti attaccano. Un mostro!

Ciao anche a te.

Createvi la vostra strada

Il percorso del gioco non è affatto lineare. Dopo aver preso confidenza con i comandi è possibile scendere per la prima volta nel sottosuolo di Pulveria, primo vero dungeon di gioco che ci apre le porte all’enorme, gigantesca rete di tunnel e snodi che vanno dagli abissi più profondi ed oscuri fino alla vetta di una montagna. Senza mappa e senza indicazioni, il primo impatto potrebbe essere confusionario se non si è mai approcciato un Metroidvania prima d’ora. Fortunatamente, una volta trovato il rivenditore di mappe e con l’apposito amuleto che indica la nostra posizione, possiamo cominciare ad orientarci ma la situazione sarà solo in parte mitigata. Ogni zona si apre pian piano rivelando decine di passaggi diversi per altre zone, magari opzionali, magari no, che richiedono sempre una ricerca approfondita in ogni pertugio, alla ricerca dei continui potenziamenti.

Questa, fondamentalmente, è la base della trama.

Come da tradizione per il genere, svariate parti del mondo richiedono abilità particolari per poter essere affrontate, come salti a muro, dash orizzontali ed altro. Il backtracking, dopo qualche oretta di gioco, comincia a prendere il sopravvento, così come la disperazione se non siete avvezzi a tale tecnica. Buona parte delle ore spese nel mondo di Hollow Knight consistono nel tornare sistematicamente indietro per provare a riaffrontare zone di cui vi era impedito l’accesso. E, se siete come me che vi scordate tutto una volta passati da una schermata all’altra, la questione diventa tragica. Per questo vi do subito un piccolo consiglio: comprate le spille dal mercante e usatele per segnare i punti da cui non potete passare. Vi fanno risparmiare un sacco di tempo. Come avrete intuito, la progressione all’interno del mondo di gioco è sostanzialmente diversa per ogni giocatore.

Se escludiamo i dungeon principali necessari a prendere le abilità e gli oggetti fondamentali, un giocatore potrebbe finire il titolo senza vedere determinate parti o facendo una strada totalmente diversa rispetto ad un altro, che magari ha affrontato altri boss ancora.

Altro consiglio: imparate a rimbalzare sui nemici con la vostra arma. Molti non hanno pattern utili a bloccarvi. Quello in foto, ad esempio, ce l’ha.

Salvate Nidosacro

Il sistema di combattimento è molto semplice e funziona piuttosto bene. È basato quasi in toto sugli attacchi corpo a corpo inferti dal nostro misterioso cavaliere senza nome con il suo Aculeo, lo spadino che porta sulla schiena e che è potenziabile durante il gioco. Sono presenti anche degli attacchi a lunga distanza, come una specie di onda energetica o lo schianto a terra, ma per usarli è necessario spendere delle Anime. Esse sono come il mana, vengono raccolte automaticamente quando si colpisce e si uccide un nemico e servono, oltre a usare le diverse abilità del protagonista, anche a recuperare vita. Con l’indicatore pieno e tenendo premuto il tasto apposito è possibile recuperare tre porzioni di vita su cinque. Richiede quindi un minimo di oculatezza nell’uso e di strategia, anche se è sempre consigliato tenersene una parte per recuperare un po’ di vita. Perdonatemi se cito ancora una volta Dark Souls ma un altro elemento me l’ha riportato alla mente.

Nelle nostre scorribande per le felici e colorate (non è vero mai) lande di Nidosacro si muore, spesso. Una volta morti, nel luogo della nostra morte viene lasciata la nostra ombra contenente tutti i Geo, la valuta di gioco, raccolti fino a quel momento. Oltre a questo, il nostro indicatore di mana non si riempie più del tutto ma si ferma a due terzi. Se si riesce a sconfiggere la nostra ombra, impresa molto semplice, allora si riprendono tutti i Geo. In caso contrario, se si muore nuovamente mentre si tenta di raggiungerla, si perde tutto. Sì, come le anime farmate per tre ore e perse in quattro secondi di Dark Souls, ve l’ho detto. Almeno qua non è presente una componente RPG del personaggio ma i Geo vi servono comunque, e pure tanti.

C’è poco colore in questo gioco ma quello che c’è è usato bene.

Ma non siamo mica da soli. Vari NPC ci aiutano indirettamente durante la nostra avventura. I sopravvissuti all’infezione si rivelano essere in buona parte dei mercanti, sempre pronti a fornirci oggetti o amuleti utili a renderci la strada più semplice. Sono presenti anche una serie di eroi che è possibile incontrare durante il gioco, ognuno dei quali ha una sua personale storia che possiamo scoprire solo trovandoli nei posti giusti al momento giusto. Oltre a loro, sparse per il mondo ci sono delle panchine che fungono da punti di salvataggio. Riposandoci imposteremo quella panchina come punto di resurrezione in caso di morte, oltre che recuperare in pieno la vita. Spesso però il loro posizionamento non è proprio ottimale e qualche volta può capitare di doversi rifare lunghi e pericolosi tragitti per andare fino al boss che dobbiamo sconfiggere.

Lo dico: il coleottero che arriva alla stazione ha l’animazione più bella di tutto il gioco. Splendida.

Un’oscura gioia per gli occhi

I lunghi percorsi del gioco sono accompagnati da una colonna sonora che riesce a rendere bene l’atmosfera cupa e triste che permea l’intero regno, trasformandosi durante le battaglie contro i boss o i mostri unici in maniera naturale, senza stacchi brutali. La direzione artistica, come potete vedere dalla galleria immagini poco sotto, è di rara bellezza, con personaggi e paesaggi interamente disegnati a mano in maniera superlativa. Ogni ambiente è totalmente diverso dall’altro e ben caratterizzato, così come ogni NPC, e non ce ne sono mica pochi. Da rimanere incantati. Per chiudere, un’altra nota positiva: la longevità del gioco è garantita, oltre che dai collezionabili sparsi nel mondo di gioco (oltre che dal gioco stesso, di base veramente enorme) anche dai tre DLC presenti.

Hidden Dreams, Lifeblood e The Grimm Troupe sono totalmente gratuiti e già integrati all’interno del gioco e, secondo quanto detto dagli sviluppatori, ne verranno aggiunti altri due, sempre gratuiti. Insomma, un supporto enorme ad un gioco che, già di base, ha una mole di contenuti ed una grandezza della mappa alquanto invidiabile. I Metroidvania, grazie a Hollow Knight e, si spera, Bloodstained, potrebbero vivere una seconda giovinezza, anche solo nel panorama indie dove, è vero, sono presenti spesso in grandi quantità ma i diamanti veri si contano sulle dita di una mano.

Ho ricevuto il codice dalla software house e giocato circa una decina di ore. Lo sto ancora giocando per svelare tutti i misteri di Nidosacro.
Pro: Un’avventura cupa e gotica che vi terrà impegnati per molto, molto tempo e che vi impegnerà anima e corpo
Contro: Potrebbe annoiare coloro i quali non apprezzano troppo il backtracking. Storia narrata in maniera troppo misteriosa.
9.3

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