Eroe è colui che crede nella forza dello sfintere.
Quattro anni dopo il successo di
South Park: Il Bastone della Verità, titolo che seppe sovvertire il destino dei tie-in, generalmente classificati come opere dal valore produttivo inferiore, una nuova avventura dal titolo più scorreggione di sempre sbarca su Nintendo Switch: Stan, Kyle, Kenny e Cartman, tra danze di mantelli al chiaro di luna e scontri all’ultimo sangue contro il male, vivono una storia tutta nuova al gusto di supereroi in South Park: Scontri Di-Retti.
Scontri Di-Retti, sin dalle prime battute, accoglie il giocatore in un clima familiare, fatto di figure stilizzate, tetti innevati e tante e melodiose parolacce. I ragazzetti della candida cittadina del Colorado, richiamati all’ordine dal Procione, un misterioso e carismatico figuro, nonché alter ego di Eric Cartman, si ritrovano di punto in bianco ad indossare i panni di potenti eroi mascherati, ognuno con una precisa identità e abilità peculiari. Tra i tanti eroi in calzamaglia spicca il novellino, personaggio controllato dal giocatore e in grado di influenzare il corso degli eventi rimanendo sì muto fino ai titoli di coda, ma tenendo ben strette le redini della giustizia, minata fin nel midollo dal caos e dalla corruzione. E, udite udite, dall’improvvisa scomparsa di un gatto.
Soffermarsi troppo a lungo sulla trama di South Park: Scontri Di-Retti sarebbe pressoché deleterio per l’esperienza. Senza entrare nel dettaglio, il gioco riesce perfettamente e con grandi meriti a raccontare una storia che non si discosta, per tematiche, profondità e il caratteristico umorismo, dalle migliori puntate della serie, offrendo un intrattenimento godibilissimo, decisamente politically incorrect per i fan e allo stesso tempo divertente anche per i neofiti. Immancabili, manco a dirlo, riferimenti e citazioni al mondo dei supereroi, alla società contemporanea ed a personaggi di spicco del mondo dello spettacolo. Complice anche la penna dei creatori, Trey Parker e Matt Stone, e un buon doppiaggio in italiano con le voci originali, la sensazione è quella di seguire passo passo l’evolversi di una miniserie. Miniserie che, tuttavia, non si lascia solo guardare.

Scontri Di-Retti è, sotto tutti i punti di vista, un gioco di ruolo. La personalizzazione del novellino permette di cambiare aspetto, costume, classe e tecniche di combattimento, nonché di scegliere l’ orientamento religioso. Il sistema di combattimento, inizialmente acerbo e piuttosto classico, si evolve col passare delle ore in un turn-based piuttosto profondo e che permette di sperimentare una gran varietà di strategie. Nonostante il Game Over non sopraggiunga quasi mai, anche alla difficoltà più elevata, il livello di sfida si mantiene costante durante tutto il prosieguo della campagna, complice una miriade di situazioni imprevedibili e di boss fight fuori di testa.
Gli scontri hanno inizio quando il novellino viene a contatto con i nemici: da solo o in compagnia del Procione ed i suoi amici (occhio a chiamarli gli amici del Procione) il protagonista viene catapultato nel mezzo di una scacchiera virtuale. A seconda della classe, che può far prediligere attacchi fisici, elementali, gadgettistici e chi più ne ha più ne metta, il giocatore deve scegliere la mossa da sferrare tra le tre disponibili per ogni eroe. Ogni attacco si diversifica per danno, area ed effetto ed è in stretta correlazione con la classe di appartenenza. Il Procione, per esempio, infligge danni da sanguinamento e può muoversi (nonostante la stazza) di molte caselle grazie alla sua portentosa velocità; Aquilon Man è a tutti gli effetti l’healer del gruppo, cura, fornisce uno scudo protettivo e può attaccare dalla lunga distanza; Brico Boy attacca in diagonale, da ambo i lati ed è in grado di curare più di un compagno alla volta. Non solo, quando si viene attaccati dai nemici è possibile effettuare una sorta di contrattacco: premendo il tasto A al momento giusto, infatti, il danno viene smorzato e una barra posta nella parte superiore dell’interfaccia va pian piano riempendosi. Quest’ultima, raggiunto il culmine, darà modo di scagliare un terribile attacco speciale.

Il novellino, a differenza dei compagni, sembra possedere abilità innate e tanto potenti da permettergli di fondere insieme più classi. Tali opzioni non sono disponibili sin da subito, ma una volta a disposizione del giocatore aumentano a dismisura le combinazioni di mosse e poteri speciali del protagonista. A rincarare la dose ci si mette il potere della… flatulenza. Gas intestinali e peristalsi del novellino sono tanto potenti da piegare lo spaziotempo e fermare per dieci secondi esseri viventi e non. Libero dai vincoli della fisica, il nostro eroe può annullare il turno di un nemico o prenderlo a pugni senza che abbia la possibilità di reagire.
Più si avanza nella trama e maggiore è il numero di eroi con i quali si ha il piacere di combattere. Al termine della campagna si avrà avuto a che fare con un numero davvero invidiabile di pedine da muovere e di strategie da adottare. Una volta padroneggiato, insomma, il sistema di combattimento sa offrire un intrattenimento sano e vario, oltre che divertentissimo da vedere in azione.
Come se tutto questo non fosse abbastanza, abilità e poteri dei nostri eroi possono essere influenzati dai misteriosi manufatti. Vi è un albero della progressione dedicato esclusivamente ad essi e, con l’avanzare del livello, sblocca nuovi slot pronti per essere riempiti da manufatti sempre più devastanti. Questi oggetti vanno ad influenzare direttamente le statistiche dei combattenti e la durata/efficacia degli effetti secondari, come il sanguinamento, lo schifo e lo shock.

Come ogni buon gioco di ruolo che si rispetti, South Park: Scontri Di-Retti dedica buona parte dell’esperienza anche all’esplorazione. La cittadina, fedelmente traposta sul grande — e all’occorrenza piccolo — schermo, non è liberamente esplorabile fin da subito: tante e di vario genere sono le barriere che il novellino si trova di fronte, ma la speranza è sempre l’ultima a morire, soprattutto in un gioco basato sui supereroi. Grazie ai suoi fidati compagni, infatti, il protagonista può volteggiare sui tetti, oltrepassare incadescenti fiumi di lava e sradicare sportelli del bancomat. L’interazione con l’ambiente, seppur limitata, beneficia di un sistema di analisi — talvolta un po’ macchinoso, soprattutto quando ci sono più azioni da compiere in successione — che permette di individuare oggetti, collezionabili (come le evocative immagini yaoi di Graig e Tweek) e aree degli scenari distruttibili. South Park è pregna di oggetti da raccogliere e di piccoli enigmi ambientali da risolvere; a questo si aggiunge il sempre onnipresente potere della flatulenza che il novellino può sfruttare per paralizzare il tempo e far tornare allo stato originario specifici oggetti.
La città è ampiamente navigabile per merito di una mappa ben congegnata, dotata di pochi ma efficienti segnalini, e del sistema di viaggi rapidi. Ogni missione è ben visibile, ogni percorso facile da seguire e ogni edificio ben riconoscibile. Tra l’altro, scorazzando di vicolo in vicolo, imbattersi in personaggi che danno inizio a nuove e inaspettate missioni è quantomeno frequente e la sensazione di trovarsi in una città viva, abitata da individui un po’ matti, lunatici e stravaganti è davvero forte: sotto questo punto di vista il lavoro svolto è stato egregio nonostante l’interattività molto basilare.

Scontri Di-Retti implementa anche un interessante sistema di crafting: nella sezione Costruzione è possibile dare vita a manufatti, costumi e oggetti utilizzabili in battaglia, come le esilaranti e devastanti evocazioni. Per ogni costruzione è tuttavia necessario possedere le materie prime, acquistabili presso i punti vendita dedicati o navigando con le mani tra sacchetti della spazzatura e zaini abbandonati. Più oggetti si creano e più aumenta l’abilità nel realizzarne di sempre più complessi e potenti. Tra una missione e l’altra la costruzione si è rivelata un bel passatempo in grado di spezzare il ritmo della narrazione e di valorizzare al meglio l’attenzione all’esplorazione ed alla risoluzione degli enigmi.
Grande cura anche per il lato social del gioco: Procinstagram — ogni riferimento non è affatto casuale — è il social network di Scontri Di-Retti, utilizzato dalla totalità dei cittadini di South Park. Il novellino può approcciare ognuno di loro e chiedergli un selfie, in modo tale da farsi seguire e informare la popolazione delle sue incredibili gesta. Non tutti i cittadini possono essere aggiunti dall’inizio: alcuni di essi saranno disposti a seguire il novellino solo dopo il completamento di specifiche missioni o dopo aver ottenuto un livello di popolarità sufficientemente alto.

Dal punto di vista audiovisivo, South Park: Scontri Di-Retti è ottimo. La sensazione, complice anche la semplicità delle figure mostrate a schermo, è quella di guardare una puntata della serie, anche in modalità Portatile. Le musiche e gli effetti ambientali riprendono i temi classici e propongono tracce create apposta per l’occasione. I più pignoli potranno notare un leggerissimo aliasing, soprattutto a contorno delle sagome più tonde: dettagli che, comunque, non scalfiscono il lavoro degli sviluppatori.
Ben meno curato è il gioco sotto l’aspetto tecnico: pur beneficiando di un’ottima modalità portatile, con tanto di controlli touch, il gioco soffre di caricamenti talvolta davvero troppo prolungati, di sporadici freeze e cali di frame rate, soprattutto tra un loading e l’altro e nel corso degli scontri. Inoltre, un bug ha impedito l’accesso ad una missione secondaria che prometteva faville; un vero peccato, perché storia e personaggi sono uno dei punti di forza del titolo e non poterne godere appieno potrebbe scalfire — anche se in minima parte — l’esperienza di gioco. Il port su Switch, quindi, non è stato del tutto indolore. La speranza è di vedere Ubisoft all’opera il prima possibile con l’applicazione di una patch.

Pur non riscrivendo i canoni del genere ed a fronte di una campagna che necessiterà di almeno 17-18 ore di gioco per concludersi, South Park: Scontri Di-Retti è, a conti fatti, un must have per tutti i fan, ma anche un’occasione imperdibile per chi ancora non ha avuto il piacere di conoscere Cartman e compagni. Il titolo omaggia i tratti distintivi della serie tv con una storia ben scritta, un comparto estetico/sonoro curato e un sistema di combattimento profondo e divertente da padroneggiare; qualità che riescono a far chiudere un occhio su qualche erroraccio palesatosi sul lato tecnico. La storia del novellino scivola via fino ai titoli di coda con stile, sadico umorismo e la giusta dose di scorregge.