Prepare to… shut up!
Lo sapete come sono fatto: sono un vecchio nintendaro talmente innamorato della casa di Kyoto da soprassedere spesso sulle sue mancanze, pur conscio di dover confinare la cosa ad una sfera personale in quanto la critica ha come primo compito quello di mettersi al servizio del lettore. Un parere estremamente biased serve a ben poco, se non ad alimentare il fuoco dell’autoconvincimento del fanboy.
Non posso negare dunque in alcun modo le difficoltà in cui mi trovo nel comunicare come l’offerta di Nintendo Switch in questo inizio 2018 sia effettivamente non entusiasmante ma al tempo stesso molto valida. Già, perché lo è davvero.
Inutile girarci intorno, perché gli occhi li abbiamo tutti e frequentiamo giornalmente social e forum di discussione videoludica: questo 2018 è iniziato nel segno della concorrenza, che ha visto gonfiarsi le proprie librerie tra titoli multipiattaforma ed esclusive, spesso molto interessanti. Questi primi mesi su Nintendo Switch sono invece partiti con inerzia verrebbe da dire, seguendo l’onda di un 2017 a cui ancora è difficile credere: che una console potesse ospitare nel giro di 9 mesi ben due esclusive candidate a gioco dell’anno – anche per via di un Metacritic stellare mai visto in tempi recenti – era una speranza sì, sostenuta dalla fiducia nei propri mezzi, ma non necessariamente un risultato atteso.
Sul finire del primo anno di vita e all’inizio del secondo, non c’è stato però un vero squillo di tromba che potesse rassicurare il pubblico su come la festosa parate fosse ben lontana dal concludersi. Vuoi le feste appena passate che hanno portato Nintendo Switch nelle mani di giocatori con tutta la libreria ancora da recuperare, vuoi il normale effetto elastico che si genera quando lanci bombe a profusione, l’impressione è che Nintendo abbia tirato il freno, o che qualcosa si sia rotto. O magari no.
Furi, Lost Sphear, Celeste, Dragon Quest Builders, Owlboy, Bayonetta 1 e 2, Fe, PAYDAY 2, Outlast 1 e 2, Fear Effect Sedna, Kirby Star Allies, Attack on Titan 2, Gekido Kintaro’s Revenge, Atelier Lydie & Suelle, Football Maager Touch 2018 e Wild Guns Reloaded sono i titoli più rilevanti tra gli oltre 200 titoli apparsi su eShop dall’inizio dell’anno. Tutte produzioni interessanti, valide, complete e in grado di occupare positivamente il tempo del giocatore, 16 giochi senza considerare i sequel (per Bayonetta e Outlast), gli aggiornamenti e le espansioni dei titoli già usciti (Super Mario Odyssey e Pokkén) e gli sconti primaverili che hanno permesso di mettere la mani su grandi blockbuster o piccole gemme che ci eravamo lasciati alle spalle.
Da qui a breve inoltre potremo tuffarci nell’avventura unica e irreplicabile di Nintendo Labo, togliere il freno alle nostre inibizioni morali con South Park Scontri Di-Retti, ricercare il Valhalla con Jotun, scacciare i raggelanti invasori in Donkey Kong Country Tropical Freeze, grindare con Battle Chasers, preservare le linee temporali con Hyrule Warriors Definitive Edition, ingozzarci di prelibatezze giapponesi con Sushi Strikers per giungere al termine dei primi 6 mesi con l’attesissimo Mario Tennis Aces. Wow.
Quella che in senso assoluto è una line-up ricchissima e adattissima ad una console ibrida come Nintendo Switch sembra invece non riuscotere grande successo nel pubblico: perché? Principalmente viene chiamata in causa sul banco degli imputanti la “riproposizione” di titoli già apparsi su console Nintendo come Wii U o già visti sui competitor o pc. Visione onesta e condivisibile ad una prima analisi, peccato che a livello puramente razionale la cosa trovi veramente poco senso su una piattaforma totalmente distante dalle altre quale è Nintendo Switch.
Parliamo di un prodotto nuovo, differente, che raccoglie la pesante eredita di una console che ci siamo filati in quattro gatti (Wii U). Il primo compito in questi casi è ricreare un’offerta completa e ricca dei più grossi nomi tra i first party, mentre si lavora in modo instancabile con le terze allo scopo di garantire che ci sia qualcosa da giocare per tutti. Lo scopo è ricercare cosa sia meglio per un nuovo utente che voglia fare la sua scelta ponendo la praticità e l’adattabilità di Nintendo Switch rispetto a ciò che è presente sul mercato.
Il target principale non sono i giocatori multipiatta con PC e tutte le console né tanto meno lo sono i nintendari che hanno comprato tutto e di più su Wii U: bisogna provare un attimo ad osservare la situazione da una posizione diversa, che non collimi necessariamente con le necessità individuali. Il mercato siamo noi, sì, ma non presi singolarmente, bensì nell’insieme. Un insieme fatto di giocatori hardcore che si spaccano di FIFA e Fortnite così come da famiglie che cercano un gioco rilassato o un dispositivo da affidare con tranquillità ai più giovani. Ovviamente ci sono anche gli espertoni che amano le esclusive Nintendo o quelli meno invaghiti di Mario che però traggono giovamento dalla portabilità, che gli consente di tenere viva la propria passione anche nei ritagli di tempo che non possono essere coperti in alcun modo da Xbox e PlayStation.
Nintendo Swtich è qualcosa di DIVERSO, eppure c’è un moto di giocatori/consumatori che continua a riversarci sopra aspettative da semplice console casalinga (no, se continuate a ripetere che Nintendo ha presentato la console come “home” non sostenete adeguatamente la vostra tesi ma ANZI dimostrate di essere opportunisti della parola e di non capire i contesti in cui queste vengono espresse), lamentando l’assenza di alcuni software, evidenziando i limiti tecnici (e grazie tante, la board di Nintendo Switch è grande la metà di un blu-ray che inserite nella PlayStation…) e offendendosi quasi a livello personale se in questi primi mesi dell’anno a coprire la libreria ci stanno pensando le nuove versioni di titoli già visti su Wii U. Un dramma per tanti sostenitori della grande N che hanno riempito gli scaffali di custodie blu – il mio tono è sarcastico, ma da un certo punto di vista posso capirli.
Mi incuriosisce sempre lo strano approccio del consumatore videoludico, che decide di portarsi a casa un prodotto sull’onda dell’entusiasmo e poi pretende che il produttore soddisfi le sue necessità per filo e per segno, pena essere ritenuto chiaramente inadeguato. Da lì partono mature reazioni quali le minacce di vendere la console, le poderose critiche sulla libreria fino al giorno prima clamorosa e ora improvvisamente carente e inadeguata o l’irridente compiacimento nel sottolineare che altrove si sta meglio.
Buffo. Perché un consumatore consapevole sa bene come l’acquisto vada fatto quando si è davvero convinti, quando i dubbi e le incertezze sono inferiori a quanto di buono ci possiamo portare a casa nell’immediato e a breve termine. Lo so che è più semplice lamentarsi, ma una volta comprata la console… ha davvero senso farlo? A conti fatti avete accettato un contratto non scritto con il produttore, confermando con i vostri soldi che vi fidate di lui. E finché la console funziona e i giochi escono, il produttore sta facendo il suo dovere. Finché la mia macchina funziona, non mi lamento con la FIAT (sì, ho una FIAT…). Finché il mio televisore funziona, non mi lamento con la Samsung. Finché il mio… beh, avete capito.
Vero che il ciclo di una console dovrebbe garantire una serie di contenuti, come in un patto di fiducia tra produttore e consumatore, ma possiamo davvero recitare ogni volta il ruolo del cliente tradito, che si aspettava di più e prende come riferimento ciò che accade altrove per evideniare le (presunte) lacune di ciò che ha consapevolmente acquistato? No, non ha senso, e si fa la figura di quelli che frignano più per abitudine che per reale insoddisfazione. Perché è più facile esternare sentimenti negativi verso qualcuno piuttosto che ponderare in maniera razionale cosa ci ha portato in quella situazione. Un po’ come chi, camminando sul marciapiede, ti sbatte la spalla con la sua e si lamenta perché non gli hai lasciato spazio: ci sono un milione di motivi diversi – razionali e sociali – per cui sei un emerito cretino se ti comporti in tal modo. E pure in altri settori sarebbe bello fare propria saggezza, autocritica e consapevolezza.
Perché se rimandano Dark Souls di due/tre mesi non è che si può partire all’arrembaggio con la solita tiritera sui limiti tecnici, di infrastruttura, di utenza e menate varie. Se Wolfenstein 2 non gira a 30 fps è inutile ricordarci ancora una volta che certi titoli rendono meglio in altri contesti o piattaforme. Se esce una riedizione di un titoli Wii U, sapevatelo, ci interessa davvero poco che ci ricordiate di come l’abbiate già comprato e vi sentiate delusi perché non esce niente (falso) e reclamate il diritto di una fantomatica funzione che dovrebbe consentirvi di scaricare la versione Nintendo Switch gratuitamente.
L’insoddisfazione può essere comprensibile fino ad un certo punto, non fosse che lamentarsi di qualcosa di cui non si è convinti in partenza o di cui non si vuole cogliere l’approccio differente non dona alla propria immagine. Ho perso il conto di quante persone abbiano continuato a confrontare (seriamente, eh!) un hardware di natura portatile con console studiate per sfruttare al massimo il gioco casalingo, come se la presenza di una batteria e di uno schermo integrati nella scocca non impattassero in alcun modo sulle prestazioni finali. Ho perso il conto anche di chi continua a dire che Nintendo è “una generazione indietro” limitandosi a parlare di potenza bruta, ignorando tutta la serie di tecnologie chiamate in causa – E.g. l’HD Rumble funziona attraverso l’utilizzo di onde sonore, lo sapevate? Il Joy-Con destro ha una telecamera infrarossi integrata che funziona con una precisione altissima… lo sapevate? (etc.)
Nel valutare l’acquisto di un prodotto è giusto verificare se questo corrisponda effettivamente alle nostre necessità, ma una volta fatta la “follia” e portato a casa il gioiellino, lamentarsi di quello che NON FA è veramente da vecchi lamentoni (sì, ho già usato questa formula) che non sanno come riempire il tempo tra il TG4 e Quinta Colonna.
Non siete il centro del mondo, Nintendo non sta tentando di fregarvi: semplicemente si sta rivolgendo ad un pubblico diverso, più complesso, che potreste anche non essere voi.
Perché una versione Deluxe non è sempre “faciloneria per fare soldi”: abbiamo un Donkey Kong Country Tropical Freeze uscito nel 2013 su Wii U e nel 2018 su Nintendo Switch, oppure Bayonetta, Captain Toad e Hyrule Warriors nel 2014 su Wii U e 2018 su Nintendo Switch. Se provate a fare due semplici conti, potete vedere che il lasso di tempo tra il titolo originale e la riedizione spazia tra i 4 e i 5 anni. In questa fascia di tempo possono essere entrati tutta una serie di nuovi giocatori che originariamente non conoscevano o non potevano godere dei software originali.
Perché Wii U ce l’avevano davvero in pochi (dei 13.500.000 di pezzi ca. è veramente ridotta la fetta di giocatori effettivi) e c’è tutta una schiera di giocatori per cui questi titoli sono nuovi, perché i bambini di allora adesso magari hanno 10-11 anni e possono finalmente essere più indipendenti davanti allo schermo, perché è giusto che un’azienda dia una nuova chance a produzioni che hanno trovato poco spazio, soprattutto se il risultato è un hardware che può soddisfare tanti nuovi utenti – magari distanti dai videogiochi – e fornire tante possibilità di gioco.
Perché non sempre il vostro stomaco parla nel nome del bene comune e a volte fate la figura delle comparse di “Dalla vostra parte” che si indignano alle spalle del povero inviato di turno.
Dopo aver steso tutto questo papiro ammetto di essermi chiesto quanto potrà essere utile alla discussione. Sintentizzando in maniera quasi “becera”, sono profondamente stufo delle lamentele basate sui propri gusti e le proprie esigenze. Davo per scontato che la maggiore età e una visione più ampia e realista del mondo insegnasse come nessuno ti debba niente, mai, e come il consumatore sia il primo responsabile della propria soddisfazione. Gli insofferenti leoni da social li metterei davanti allo specchio, così da vedere gli unici e i soli responsabili della loro frustrazione.
Inutile elencare e ricordare il valore della libreria – non perfetta ma sicuramente molto valida – perché tanto ognuno troverà da ridire in merito, ma nel momento in cui impegnamo il nostro acquisto su una piattaforma ibrida che consente di giocare sul treno, in metro, sul bus o sulla tazza, davvero sentiamo il bisogno di paragonarla a macchine che fanno tutt’altro? Capisco sia molto semplice lamentarsi, fare quelli “che non hanno i prosicutti sugli occhi” e raggranellare il consenso del popolino criticone, ma la credibilità delle proprie idee va sostenuta con i fatti. Perché poi altrimenti, quando ti danno la parola e ti chiedono come faresti tu le cose, ti limiti a elencare quelli che secondo te sono gli errori, senza cavare fuori dal buco nessuna proposta d̶i̶ ̶g̶o̶v̶e̶r̶n̶o̶ utile