Si stava meglio quando si stava meglio
A volte mentre racconto una barzelletta mi dimentico il finale. A volte penso ad uno scherzo e quando lo preparo mi accorgo che alla fine non era tanto divertente. A volte penso che una battuta malriuscita sia peggio di un silenzio. Questo è Coffin Dodgers: una gag incompleta. Un potenziale sprecato che un po’ ci è ed un po’ ci fa.
La premessa del gioco è indubbiamente interessante: un gruppo di anziani riceve la visita della morte, che li avverte dell’imminente decesso. Gli arzilli vecchietti decidono quindi di sfidare il tristo mietitore in una gara di corse, nella quale solo i vincitori potranno sopravvivere. Questo è un soggetto che di base ha una certa potenzialità, insomma non è Cocoon ma non è nemmeno Coccon: The Return.

Dopo questa introduzione, il gioco mette a disposizione un tutorial in cui diventa subito chiaro che l’intento è quello di imitare i giochi di corse arcade come Mario Kart, senza però aggiungere niente di nuovo. Si accelera, si curva e si usano gli oggetti. L’unica meccanica derivante dalla gag di fondo è l’utilizzo del bastone da passeggio come arma, che ha come unico effetto l’aumento della confusione nelle fasi concitate. Sempre che ce ne siano…
La semplicità del gioco infatti è da subito disarmante, tanto che mi sentirei di consigliarlo come sonnifero negli ospizi. Non c’è un utilizzo tattico delle derapate, non c’è la possibilità di pensare a una strategia, basta tenere premuto l’acceleratore e, come il tipico vecchio col cappello, guidare verso l’ignoto. Attenzione però, questo non significa che arrivare primi sia una passeggiata, semplicemente il gioco sembra andare avanti per la sua strada ignorando il giocatore.

Quante volte in Mario Kart siete passati dall’ultima posizione al podio grazie al bilanciamento del gioco? Forse troppe, è vero (maledetti voi e i vostri gusci blu) ma indubbiamente l’intelligenza artificiale e l’assegnazione degli oggetti ricoprono un ruolo fondamentale in questo genere di videogame. Purtroppo Coffin Dodgers sembra ignorare tale regola, lasciando al giocatore un senso di ingiustizia sia egli arrivato primo o ultimo.
Per quanto la caratterizzazione dei vari personaggi sia buona, non si sente una differenza tra l’utilizzo dell’arzillo colonnello o della timida casalinga; l’unico modo per variare un po’ la situazione è spendere i soldi guadagnati dalle gare nel garage, dove è possibile migliorare le statistiche dello scooter elettrico arrivando anche a portare più oggetti insieme. Una meccanica carina che però non riesce a migliorare i gravi difetti di fondo.

Oltre alla modalità storia, che non è altro che un susseguirsi di gare, è possibile giocare in multiplayer per passare una bella serata in preda alla sonnolenza. Nemmeno le prove a tempo o la modalità esplorazione (una sorta di Crazy Taxi senza divertimento) riescono a risollevare il titolo: per qualche minuto divertono, poi tutto torna come prima. Insomma, tolta la simpatica premessa, il gioco non mette alcun impegno nel risultare accattivante o originale.
Il lato tecnico di Coffin Dodgers è un altro punto a sfavore. I modelli poligonali sono grezzi per scelta ma le animazioni non hanno motivo di essere così macchinose, se non per una possibile artrosi dei protagonisti. La scelta dei colori e delle texture ricorda quella di un cartone animato di bassa lega e si rivela da subito sbagliata in un contesto in cui è necessario distinguere tra strade, muri e nemici. La colonna sonora invece è simpatica ma troppo ristretta, come il numero di piste che accompagna.

In definitiva Coffin Dodgers è una gag che non fa ridere né piangere, lascia soltanto indifferenti. I controlli sono macchinosi, il gameplay è scialbo e l’idea di fondo non sembra sfruttata per niente. Sarebbe stato bello vedere più coraggio ed ispirazione, invece il gioco si limita ad essere una sbiadita imitazione del genere “kart”. Se volete passare qualche ora divertente in compagnia degli anziani, andate a fare un giro al bar o ancora meglio, all’ospizio. I nostri nonni sono meglio di così.