Troppo rosa, troppo semplice, troppa concorrenza…
ma troppo troppo bello e curato
Quando si tratta del genere platform il viso di noi giocatori Nintendo si illumina di una luce mistica come se avessimo ricevuto da una entità divina una manna salvifica e un verbo da tramandare nel mondo. Non possiamo infatti negare che i giochi basati su ostacoli e salti siano pane quotidiano per tutti quelli che hanno seguito negli anni il lavoro di Miyamoto e dell’azienda giapponese.
Eppure esiste una zona sul palco di Nintendo meno illuminata dalle luci della ribalta nella quale recitano alcuni personaggi a metà strada tra la comparsa e l’attore non protagonista. Abbia già detto che Nintendo pare abbia riservato un posto quasi da spettatore ad alcune sue icone vecchie e nuove (Captain Falcon in testa), ma c’è anche chi non ha mai perso occasione di mostrarsi al pubblico pur restando in leggera penombra. Parliamo di Kirby, che dopo 25 anni continua a tenere botta nonostante la forte concorrenza dei suoi competitor interni. Lo dimostra l’uscita di Kirby Star Allies su Nintendo Switch a pochissima distanza da Super Mario Odyssey, ravvicinatissimo al porting Donkey Kong Country: Tropical Freeze e incombente il prossimo titolo già annunciato dedicato a Yoshi. Una battaglia adura e tangibile già in questi mesi, insomma.
Dobbiamo ammettere che la rosea palla di Nintendo ha un rapporto complesso con gli utenti della grande N, soprattutto occidentali, a causa di alcuni fattori che ne segnano innegabilmente l’immagine generale. Una immagine che paga paragoni con i suoi colleghi, scelte di design, di sviluppo e di target d’utenza.

Iniziamo con il dire che il rosa non aiuta, soprattutto tra gli utenti uomini occidentali che hanno difficoltà ad accettare di trasportare la propria essenza in un personaggio maschile con delle tonalità convenzionalmente assimilate al sesso opposto. A questo si aggiunge il fatto che la sua immagine sia spesso erroneamente sovrapposta a quella del Pokémon Jigglyuff. Una analogia di forma e colore che in alcuni casi crea confusione sul suo reale ruolo e sulla sua identità. Un altro fattore da non sottovalutare è la doppia anima di Kirby: tenero e “puccioso” a prima vista, ma con un cuore da guerriero combattivo e ardente. Una coesistenza che può confondere il giocatore che non ne riesce a comprendere il solido dualismo.
Ovviamente il rovescio positivo della medaglia è che tra le donne e i più giovani Kirby è leggermente più popolare e gradito. Non ha i baffi mascolini di Mario, né la rozzezza erculea di DK ma la semplicità dei suoi lineamenti e del suo mondo ha quella familiarità che gli permette di ritagliarsi un piccolo spazio nei gusti di alcuni utenti che amano i colori e l’allegria.
La parola semplicità è un leitmotiv del gioco in quanto anche il livello di sfida strizza l’occhi ad un pubblico meno pratico di combo, lunghe liste di comandi e tempismo. Ogni titolo di Kirby ha sempre avuto un sistema di combattimento basilare che permette di essere affrontato anche senza avere una decennale esperienza nel mondo del gaming. Chiamarlo casual game è comunque un po’ riduttivo visto che la serie ha sempre offerto una più che soddisfacente esperienza di gioco. Allo stesso modo è innegabile che un giovanissimo giocatore o una amica lontana dal mondo dei videogame troveranno immediato e semplice perdere parte alle avventure dell’abitante di Dream Land (Meta Knight è sempre un piccolo spina nel fianco).

Questo si riflette innegabilmente sul livello di difficoltà il quale in molti dei titoli propone poteri e abilità davvero “pompate” rispetto alla IA dei nemici molto “leggera”. Questo permette di affrontare il gioco con la spensieratezza e tranquillità di un colorato passatempo, forse un po’ troppo passatempo. Tutto ciò non deve però far dimenticare che in alcuni giochi alcuni boss abbiamo comunque dato filo da torcere anche a giocatori più esperti.
Ultimo aspetto, quello meno legato all’essenza di Kirby, è la concorrenza. La popolarità (e per alcuni perfezione) di Super Mario, il livello di sfida di Donkey Kong e la sperimentazione di Yoshi sono tre declinazioni del platform che lasciano poco spazio sul mercato a questo personaggio. Eppure le abilità multiformi assorbibili da Kirby lo hanno portato comunque a non perdere il suo posto tra i preferiti degli sviluppatori e utenti Nintendo. Proprio in questo paragone con il resto della produzione Nintendo Kirby ha dimostrato di essere riuscito a non farsi fagocitare o contaminare e a restare abbastanza indipendente rispetto al Regno dei Funghi.
Cercando di sintetizzare l’essenza di Kirby, egli come un bravo ciclista gregario tiene il ritmo del suo caposquadra dettando il ritmo quando i suoi compagni devono prender fiato in attesa dello sprint successivo. “Una vita da mediano” canterebbe Luciano Ligabue sempre lì nel mezzo, sempre presente, sempre a disposizione per riempire, sempre offuscato dal fuoriclasse Super Mario e dal bomber Donkey Kong. Questo accade certamente più in Europa mentre in Giappone, complice una cultura molto diversa e meno legata al dogmi di presunta maturità, Kirby è comunque un po’ più in vista, ma non certo quanto la cura messa in campo da Nintendo meriterebbe. Kirby sarà sempre lì dietro a Super Mario a spingere sui pedali in attesa di qualche attimo da protagonista concesso dalle pause dell’idraulico, sempre pronto a seminare la sua dose di cammei e scazzottate fuori dalla sua serie principale.