Regaz, diciamocelo: la situazione era un po’ sfuggita di mano. Il consueto treno dell’hype è riuscito nell’impresa di deragliare pochi secondi dopo il fischio del capostazione, e di ciò siamo tutti colpevoli. Il sottoscritto in primis, con un articolo a cavallo tra il ragionamento e il ricovero forzato. D’altronde cosa ci si può aspettare, quando ci si lascia sopraffare da Chibi-Robo? Chibi-Robo, signori. Misericordia.
Il Nintendo Direct Mini è comunque passato, succhiando senza scampo 15 minuti circa delle nostre esistenze, e non solo. Io ho pranzato tardi oggi, e l’ho guardato davanti ad un’insalata di finocchi.
La cosa fantastica è che pare ci sia più confusione ora che prima, quando ondeggiavamo tra le previsioni e i sogni.
Prendiamo allora gli argomenti sollevati con maggiore ricorrenza dalla comunità NintendOn e videoludica tutta, e cerchiamo di analizzarli a mente lucida.
P.S. Se prima volete rileggere il sunto degli annunci, questo è il nostro articolo.
È un Direct vero e proprio, o l’assaggio di uno più corposo?
È ambo le cose. La chiave di comprensione risiede nello scaltro utilizzo dell’aggiunta Mini al titolo: mini in quanto breve, e ancora più diretto del solito; mini perché probabilmente ci sarà dell’altro: Metroid Prime 4, Bayonetta 3 e Pokémon non saranno mica svaniti nel nulla.
Non ci sono giochi nuovi per il 2018.
I tre titoli sopra citati potrebbero benissimo uscire nel 2019. E allora? Quale sarebbe il problema? La fretta è nemica dell’arte (e del piacere). Breath Of The Wild non avrebbe raggiunto gli stessi grandiosi risultati, se fosse stato sviluppato nella metà del tempo. E poi, immaginiamo: una console che in due anni esaurisce il meglio della sua line-up. E dopo? Quella che si staglierebbe all’orizzonte è una dicotomia di prospettive distopiche: nuovi episodi sviluppati con cadenza regolare alla Call Of Duty, tecnicamente validi ma privi di identità e poesia; oppure direttamente una nuova console, trionfo dell’obsolescenza programmata. Dobbiamo stare attenti a ciò che desideriamo. E coltivare la pazienza, che è una virtù nobile e preziosa, specie in questi tempi deboli che poggiano sulla superficialità, sul tutto e subito.
Ad ogni modo, i giochi nuovi ci sono, e sono stati mostrati, alcuni nel momento stesso in cui venivano annunciati per la prima volta.
Kirby Star Allies è praticamente dietro l’angolo, nuovo episodio di una delle saghe più longeve di Nintendo. Mario Tennis Aces ha presentato una stuzzicante modalità storia, e se saprà giocarsi bene la carta del multiplayer anche in modalità portatile potrebbe diventare un must have. SNK Heroines: Tag Team Frenzy arriverà su Nintendo Switch e Playstation 4 in tutta la sua giapponesità, così come Fe, onirico platform di EA vicino per atmosfere a Ori e Unravel.
Da giocare non manca insomma, anche perché ci sono le remaster e i porting.
Ci sono solo remaster e porting.
Mi sorprende trovarmi a prendere le difese di questi due fenomeni del mercato videoludico sui quali ho pareri differenti. Se trovo alle volte senso ai porting, lo stesso non si può dire per il concetto in sé di remaster, che nella maggior parte dei casi addittura aborro.
Ma qui dobbiamo farci un esame di coscienza. Quelli che, come il vostro redattore qui, hanno in passato accusato Nintendo di isolarsi dal mondo dei videogiochi, di offrire solo i propri titoli, di ignorare i movimenti in atto e le terze parti, devono ammettere che le proprie richieste sono state esaudite dalla Grande N.
Se escludiamo il clamoroso 2017, col suo bagaglio impressionante di titoli nuovi di qualità, la generazione in corso è stata caratterizzata da una sconfortante mancanza di idee e originalità. Le aziende, ruffiane loro, ci ripropongono minestre riscaldate (spesso di questo si tratta) sull’onda di fattori come la nostalgia o il miglioramento tecnico. Volevamo Nintendo al passo coi tempi? Ecco che Nintendo propina le remaster e i porting.
La differenza è che questa volta l’offerta presenta punti di fruizione esclusiva. Dark Souls in portatile, ma scherziamo? Un sogno. Lo stesso potrebbe essere detto delle altre edizioni migliorate in arrivo, quelle di Hyrule Warriors: Definitive Edition e Donkey Kong Country: Tropical Freeze, delle quali tuttavia non credo si sentisse il bisogno, mancando il fattore novità del titolo From Software ed essendo entrambi prodotti piuttosto recenti. Discorso magari diverso per The World Ends With You Final Remix, che riprende un titolo acclamatissimo che potrebbe essere interessante recuperare su console dopo 11 anni (ma che è anche presente da tempo sugli store degli smartphone).
È stato il Nintendo Direct dei DLC.
Ma il DLC è la prova della cura dello sviluppatore verso la sua creazione e chi ne usufruisce, ossia noi videogiocatori. Donkey Kong in Mario+Rabbids Battle Kingdom è una figata, poche storie. I palloncini di Super Mario Odyssey non mi hanno fatto ballare la rumba dall’emozione, ma ampliano ulteriormente le vedute del gioco con le sfide su scala globale. Pokkén non lo gioco, ma so che qualcuno si sarà bagnato alla vista di Blastoise (è pur sempre un pokémon d’acqua).
Ben vengano sempre i DLC, ciò che è da chiedere è che non manchino mai di qualità, che non siano mai dei semplici riempitivi.
Dove sono i premi Switch di My Nintendo e la Virtual Console?
Non lo so, ma ce lo devono dire subito, maremma impestata.
Questo è il punto della situazione. Qual è il vostro pensiero al riguardo? Ditecelo, come sempre <3