Giocare con gli attacchini ha implicazioni psicologiche
Tre anni or sono ho recensito Stick it to the Man nella sua versione Wii U. La versione per Nintendo Switch non differisce di molto da quell’esperienza, indi per cui il testo a seguire è una attualizzazione di quella recensione. Personalmente considero questo gioco una delle perle migliori della mia ludoteca da videogiocatore e ne consiglio a tutti l’acquisto. Ovviamente seguo con attenzione il prossimo progetto di Zoink, ovvero Flipping Death, che sembra avere punti in comune con questo titolo, cosa che mi esalta anziché contrariarmi, proprio per la qualità di scrittura del gioco che mi appresto a rievocare nelle vostre menti, invitandovi alla lettura.
Mi sono innamorato di Stick It To The Man a prima vista. Le casse diffondevano “I Just Dropped In (To See What Condition My Condition Was In)” di Kenny Rogers, un campanello che mi avvertiva di quanto di lisergico sarei andato a incontrare, non per niente è un pezzo forte nella colonna sonora de “Il Grande Lebowski”, film cult dei fratelli Cohen che vi invito a recuperare, magari con voci originali. Fun fact: abbastanza straniante vedere la scritta Sony tra i titoli di coda, ma del resto ne detengono i diritti per la pubblicazione/distribuzione.
Ray è un collaudatore di caschetti di protezione per il lavoro in un mondo di cartone. La sua vita subisce una brusca virata quando un oggetto non meglio identificato e proveniente dal cielo piomba su di lui. Da allora riesce a leggere i pensieri della gente, che talvolta si materializzeranno sotto forma di adesivi da poter staccare e riattaccare altrove. Magari a un uomo. Stick it to the man. Titolo esemplificativo, non trovate? Mentre Ray cerca di riappropriarsi della propria vita, andando in giro a risolvere i problemi della gente (o i vari puzzle se preferite), un misterioso uomo in nero cospira per appropriarsi del potere di Ray e conquistare il mondo.
Stick It To The Man (SITTM da qui in poi) è un abile trasformista. All’inizio vi sembrerà un platform che combina le invenzioni di Paper Mario alla stranezza in acido di Psychonauts con deviazioni stealth in cui sfuggire dagli scagnozzi dell’uomo in nero. In realtà è una riproposizione molto arguta della formula avventura grafica LucasArts, per cui se avete amato alla follia titoli come Zak McCracken o Maniac Mansion potete smettere di leggere qui e andare a ricaricare la vostra carta.
Ray, infatti, andrà in giro raccogliendo oggetti di cui inizialmente non saprete che farvene ma che sapete già saranno indispensabili nel prosieguo dell’avventura, e durante i dialoghi la rottura della quarta parete è sempre dietro l’angolo. C’è da vederci Tim Schafer ovunque ma basta leggere i credits per capire a chi dovete una sceneggiatura così brillante in un gioco così piccolo: Ryan North, vincitore di un Eisner Award per i fumetti di Adventure Time (pubblicati in Italia da Panini Comics).
Quel coacervo di storielle bizzarre che Ryan North è abituato a creare fluisce nello stile grafico di Klaus Lyngeled, tramite personaggi animati splendidamente e con una personalità assolutamente distinta. Vi faranno venire in mente dei Simpson colorati in maniera sporca e che parlano come un canadese qualsiasi nella serie di South Park, ovviamente mi riferisco al tipo di animazione, non al linguaggio utilizzato.
Anzi, non troverete una parolaccia che sia una in SITTM, solo un sacco di personaggi, ognuno con il suo background, con il suo problema da risolvere per poter andare oltre. Questa è la parte più interessante della scrittura di North: la critica sociale. L’universo di SITTM è popolato da gente piccola, con problemi che visti dall’esterno sembrano ancora più miseri di chi li indossa, calati in un mondo gretto e materialista. Una vera e propria carrellata di casi umani che inizia già dal primo incontro, un aspirante suicida appena mollato dalla sua (superficiale?) ragazza, fanatica dei denti bianchi, passando per uno psicologo che ha scoperto che basta chiedere al cliente “e questo come ti fa sentire?” ed è il mestiere più semplice al mondo, per proseguire con Babbo Natale imprigionato per concorrenza sleale (“Non volevo far crollare il mercato, volevo solo portare regali ai bimbi buoni”), a robot rincretiniti dalle trasmissioni televisive e altre mille bizzarrie, che diventano minacciosamente concrete trasposte nel contesto meno etereo della nostra vita. Avremo modo di renderci conto in svariate occasione di come la fantasia si avvicini pericolosamente alla realtà.
La forza della scrittura di North agisce a livello subconscio azionando il meccanismo della sospensione dell’incredulità e impedendo che il giocattolo si rompa. Non c’è fine alle assurdità catodiche propinate dallo schermo e tuttavia sarete sempre pronti a recepire il concetto delle microstorie dei personaggi celato dietro l’ammaliante strato umoristico di superficie.
A questo punto SITTM avrà già vinto. Non potrete fare a meno di leggere la mente di tutti gli NPC, umani, animali, o cose – vivi o morti che siano. Resterete delusi quando scoprirete che gli scagnozzi spesso ripetono alcune battute e sarete appagati alla scoperta di una nuova invenzione. Il fatto che Ray poi non sia un supereroe senza macchia, ma l’uomo qualunque della strada, spalanca le porte al raggiungimento del climax finale e il tutto nell’estasi artistica del disegno a mano di Klaus Lyngeled e dell’ottimo smooth jazz di Joel Bille.
Pur essendo una creazione di un team dal personale esiguo il gioco non dà mai l’impressione di essere “guasto”, pur concedendo un po’ troppa scivolosità al salto del protagonista e qualche sbavatura grafica. Nulla che influisca sulla giocabilità in ogni caso. Le feature aggiuntive in questa conversione non sono pervenute, la mappa, prima visibile sul gamepad, adesso è solo richiamabile con la pressione di un tasto (non poteva essere altrimenti), abbandonato anche il touch, presente su Wii U e PSVita, senza alcun dispiacere. Il gioco invece risplende della sua grandiosità dei 720p dello schermo di Switch, che restituisce ogni graffio di matita dell’autore con efficacia, così come ogni vivace mistura di colore.
Ora che vi ho ammorbato con i doverosi dettagli tecnici mi preme fare un passo indietro perché forse avrete gradito l’aspetto della casa, la sua accoglienza, ma non avete bene in mente qual’è il materiale utilizzato per la casa, le fondamenta. Qui non siamo semplicemente davanti a un indie game ben riuscito, abbiamo fra le mani uno di quei giochi moderni che alzano l’asticella dello standard di un piolo in su e che entra di diritto in quel treno che le case dai grossi nomi stanno cercando di inseguire, col fiatone, e gran parte di esse senza neanche saperne il motivo.
Ed il motivo è che siamo davanti a un bivio nella storia dei videogiochi. Il medium ludico continuerà solo a sfornare blockbuster usa e getta annuali o c’è anche la speranza che si evolva in qualcos’altro? SITTM risponde a quella domanda a modo suo, coerentemente con le contraddizioni insite del fare parte di un mercato così grande ed avere dei fondi di sviluppo così piccoli, ovvero fare poco e farlo bene. Ci sono tante idee di gameplay che avrebbero potuto essere introdotte per aggiungere più pepe alla pietanza ed è stato deciso di non farlo, non perché lo sviluppatore non ci abbia pensato, ma perché ha preferito proporre un prodotto rifinito con tutti i crismi. Ci si chiede come sarebbe stato avere capitoli aggiuntivi con protagonista Ted, l’alieno comprimario di Ray, o avere la possibilità di combinare gli adesivi, o ancora di poterli modificare. Magari puzzle più complessi avrebbero giovato all’esperienza offerta, soprattutto tenendo conto del già ottimo level design di partenza e di una difficoltà non troppo impegnativa se non negli ultimi due capitoli. Avere un po’ più di quantità oltre alla qualità insomma. A peggiorare la situazione segnalo anche la mancanza di extra sbloccabili e di trofei.
Quindi vi avverto: il vero problema e la vera delusione di SITTM è che finirà. Magari penserete che dieci capitoli non siano abbastanza, nonostante la qualità altissima. Forse è così, ma ricordatevi che Flipping Death è dietro l’angolo, basta aspettare. Nel frattempo godetevi Stick it to the man.