Eroi, Dei, Riti d’arcaiche civiltà perse alla memoria dimorano nel mito e diventano leggenda
Sin da quando si è bambini, la fantasia ci accompagna nel costruire mondi immaginari in cui ci si trasforma in epici condottieri che salvano l’umanità da draghi sputa fuoco in ambientazioni mozzafiato. Così come nomi che sembrano usciti da un tomo di Tolkien affibbiati a personaggi di fantasia partoriti dalle nostre giovani e ingenue menti per rallegrarci la giornata.
Deve essere stata questa l’intuizione dietro a tutta la saga di The Elder Scrolls, che con Skyrim giunge al suo quinto capitolo. Guidato dal buon Todd Howard, che il suddetto gioco lo ha venduto su decine di piattaforme diverse, finalmente arriva su Nintendo Switch per la sua prima vera iterazione portatile, e su cartuccia, a sei anni dalla sua release originale.
The Elder Scrolls V: Skyrim, che da qui in avanti chiameremo con il toponimo del mondo di gioco, è sbalorditivo. Un gioco che ancora oggi non ha perso lo smalto che lo ha fatto diventare un cult della generazione come i titoli che lo hanno preceduto. I ragazzi di Bethesda, per questa versione affiancati dai canadesi di Iron Galaxy, hanno creato un mondo di gioco vivissimo, pieno di eventi, città, grotte e forti da esplorare. Un mondo che si esplora con un gusto che ti rapisce e non ti restituisce alla realtà con molta facilità.
Il mondo di Skyrim è un mondo pieno di razze diverse, con meccanismi sociali credibili e plasmati sulla realtà, si pensi alla segregazione raziale degli Elfi Oscuri o al “fiero nazionalismo” dei Nord, che racconta un po’ la contemporaneità immergendola in un mondo fantastico. Un mondo fantastico che praticamente, e ludicamente, si dispiega in un’infinita, letteralmente, quantità di missioni. Le primarie sono legate al percorso del Dragonborn: il giocatore è il sangue di drago l’unico del suo genere in grado di dominare il “Thu’um”, gli urli prodigiosi che possono mettere fuori combattimento ogni creatura – lucertoloni volanti compresi. I draghi sono tornati in vita dopo tantissimo tempo a minacciare Skyrim e sarà nostro compito sterminarli tutti… anche quello doppiato (sorpresa) da Charles Martinet, la voce di Mario.
La bellezza di Skyrim sta nel fatto che le missioni primarie non siano solo quelle legate al percorso del Dragonborn, tutt’altro: è possibile fare quello che si vuole, come lo si vuole, quando lo si vuole. Non avete nessun interesse ad uccidere i draghi perché siete vegani? Benissimo, potete dedicarvi alla gilda dei guerrieri. Non vi piace menare le mani ma volete diventare ricchi e temuti? A Riften la gilda dei ladri vi aspetta a braccia aperte tra tiri mancini e coltellate alle spalle. L’oscurità e gli omicidi fanno per voi? La setta oscura prima cercherà di ammazzarvi poi potrete dominarla come un signore oscuro. Non vi interessa niente di tutto ciò e volete aiutare i Nord a riconquistare la Pada…. Skyrim? Niente di più facile, Ulfric Manto della Tempesta vi aspetta per liberare la pianura.
Una quantità infinita di contenuti, anche grazie all’algoritmo che genera automaticamente le missioni secondarie, il quale vi terrà impegnati alla peggio per almeno, e dico poco, una cinquantina di ore. Certo, non ci sono momenti eccezionalmente memorabili, non ci sono cutscene che vi rimarranno impresse nella mente, e la storia principale è forse il filone narrativo più dimenticabile di tutto il pacchetto, ma è la rete sociale e di azioni che creerete in game che vi rimarrà impressa. Il gioco si trascina non tanto per veder cadere la testa dell’ultimo drago rimasto sulla terra quanto per la volontà del giocatore di scoprire nuove città e ambientazioni. Per scoprire cosa ha ancora da svelare Skyrim in termini di costruzione dell’ambientazione e delle relazioni tra i personaggi.
Il bello è che tutto questo lo potrete affrontare con un personaggio customizzabile sin dall’inizio a vostro piacimento. Personalmente ho scelto di creare un elfo dei boschi arciere-assassino-illusionista per portare a termine più facilmente la gilda dei ladri, quella dei maghi e quella oscura. Qualcuno potrebbe voler creare un mago guerriero, o un guerriero puro. Fate quello che vi pare che in Skyrim ce ne è per tutti.
La personalizzazione del personaggio passa attraverso un semplice skill tree: utilizzare delle abilità vi farà guadagnare dei punti e salire di livello, a ogni livello ci viene assegnato un punto bonus che si può spendere per sbloccare un’abilità. Usare l’arco vi permetterà di ottenere bonus di danni quando si scocca una freccia, muoversi in modalità furtiva vi permetterà di sbloccare abilità per essere eccezionalmente silenzioso e così via. Virtualmente ogni personaggio e ogni playtrought è diversa dall’altra. Divertentissimo il fatto che gli NPC reagiscano in real time alle nostre abilità: avere un alto livello di oratoria, l’abilità che vi permetterà di persuadere NPC del gioco, farà fare dei commenti ammaliati ai personaggi sparsi per il gioco. Essere membro della gilda dei ladri e indossare la loro iconica armatura farà fare dei commenti spregevoli alle guardie e così via. Insomma, cura nei dettagli del mondo di gioco ce ne è tantissima.
Le situazioni di gioco poi sono estremamente varie: se è vero che la routine del gioco si riassume facilmente in dungeon da esplorare, fortini da ripulire o oggetti da trovare, le situazioni sono quanto mai più disparate. Nel corso dell’avventura di Skyrim vi troverete a mandare in bancarotta distillerie, salvare la gilda dei maghi da una “bomba nucleare magica”, infiltrarvi in un’ambasciata, entrare nella mente di un vecchio pazzo, risolvere efferati omicidi e trasformarvi in licantropo.
È un gioco che ancora oggi lascia a bocca aperta per la varietà di situazioni e che in più di una volta vi farà dire: “Ma davvero?”
I sottosistemi di gioco sono tantissimi: in game è possibile creare dal nulla le proprie pozioni personalizzate cercando nel mondo di gioco gli ingredienti giusti, così come forgiare le proprie armi e armature o incantare la nostra arma preferita. Ogni sistema è profondo e pieno di implicazioni per il sistema di combattimento e di ingaggio dei nemici.
E il mondo di gioco, mamma il mondo di gioco, quanto è bello. Quanti panorami ho fotografato, quante volte sono rimasto a bocca aperta dinnanzi alla volta celeste caratterizzata in maniera stupefacente dagli artisti di Bethesda. Rovine, prigioni, castelli decaduti, montagne innevate, cittadelle sotterranee naniche con automi assassini, una quantità immensa di ambientazioni. Ma non solo in termini grafici, poiché tutto si regge su una impalcatura narrativa che si muove in background da fare spavento: il mondo di gioco è disseminato di libri, diari, manoscritti che descrivono tutta la mitologia di Skyrim delle sue fazioni e dei suoi culti. Si perché ci sono anche le religioni che possono dare delle abilità diverse una volta venerata una statua.
Tutta questa abbondanza è accompagnata da un gameplay, strettamente detto, un po’ goffo e sterile. Se si impugna un arco le azioni di ingaggio in combattimento altre non possono essere che quello di mirare e scoccare una freccia. Se si impugnano una spada e uno scudo tutto il gioco si limiterà, in termini di combattimento, ad un’alternanza di fendenti con il tasto ZR e scudate con ZL. I maghi con due magie per mano ad alternare le proprie preferite. Manca un po’ di profondità in termini di combinazioni, ma è una piccola ammaccatura in un sistema globale che oggi come nel 2011 è ancora ottimo.
Tecnicamente il gioco mostra il fianco: si vede che è un titolo concepito in un era in cui furoreggiavano PlayStation 3 e Xbox 360. La mole poligonale non è elevatissima e lo stile scelto non è certo quello di Breath of the Wild e la ricerca di un certo foto realismo stride un po’ con i limiti del motore grafico. Ma comunque stiamo parlando di un free roaming enorme con caricamenti praticamente inesistenti (eccezion fatta per quello iniziale), un frame rate solidissimo e una pulizia encomiabile. Il gioco gira ad una risoluzione dinamica sia in modalità dock che portatile: 900p quando si è attaccati alla TV, 720p in modalità portatile. L’unico vero difetto è il pop in che si nota su una TV abbastanza grande. In modalità portatile il gioco sbalordisce per pulizia e fluidità.
Mi fa un effetto straniante parlare così bene di Skyrim che su PlayStation 3 sei anni fa, dopo ben 73 ore, mi aveva lasciato con un gusto amarognolo in bocca: ma la rinnovata solidità del comparto tecnico, la portabilità disponibile su Nintendo Switch e i DLC mi hanno fatto innamorare di nuovo del fantastico universo di Bethesda: Dawnguard introduce una nuova campagna a caccia di vampiri, Heatfire la possibilità di costruire una casa da zero e metter su famiglia, Dragonborn una nuova isola tutta da esplorare.
Iron Galaxy per Nintendo Switch ha introdotto le funzionalità con gli amiibo, che aggiungono degli oggetti a tema Zelda, la possibilità di utilizzare i sensori di movimento per muovere fendenti con le armi o mirare con l’arco: la mira non mi ha per niente soddisfatto e si è rivelata molto imprecisa. Nelle impostazioni è anche possibile customizzare interamente il layout dei comandi. Da segnalare qualche ovvio bug, per l’orizzonte vasto del gioco, che personalmente non si è rivelato grave. Qualche drago che si è generato morto nel mezzo di Solitude e qualche porta che non si apriva correttamente. Con un riavvio del gioco tutto si è sistemato.
Skyrim su Nintendo Switch è tornato ed è più in forma che mai, un titolo imperdibile per chi non si è mai avvicinato alla serie e per chi cerca una lunga avventura dai tratti occidentali su Nintendo Switch. Da evitare solo se non si è disposti a scendere a patti con la formula del gioco.