Non meritiamo forse noi un’esperienza più genuina?
L’uscita di un nuovo Mario “main” (discorso infinito questo, non riprendiamolo) è un evento a dir poco clamoroso per quel che concerne il mondo videoludico, a volte percepito in modo non proporzionale alla sua portata.
Stiamo sempre parlando di Mario, forse l’icona più rappresentativa di questo meraviglioso mondo fatto di joypad e pixel. L’unico nome in grado di attraversare le generazioni ed essere chiaramente riconoscibile e veicoli, attraverso i suoi titoli, dello sviluppo del videogioco a 360°. Esagero? Riprendete in mano Super Mario Bros. e guardate cosa girava nello stesso periodo sugli altri hardware: dopo non sarà neanche necessario scomodare sua maestà Super Mario 64.

Un evento di tale portata è permeato inevitabilmente di aspettative e speranze: siano queste dovute ad un personale desiderio di rivivere ancora una volta la magia del passato o una più razionale curiosità di ammirare nuovamente i maestri Nintendo alla prova, si tratta comunque di sentimenti che meritano di essere espressi ed elaborati nelle migliori condizioni.
Perché allora rovinarsi con gli spoiler questo crescendo emotivo che ci ha portato negli anni da Super Mario 3D World ad oggi? Perché svilire della sua importanza la granitica pazienza con cui abbiamo guardato trailer e direct per poi segnare sul calendario quanti giorni mancassero alla release? Perché vi volete così male?

Sappiamo che si può sbagliare e cadere in tentazione: per colpa di qualche redattore, youtuber o influencer incauto che sia – spalleggiato in questa assurda missione da chi è riuscito a rompere il D1 – le piattaforme di condivisione video si stanno riempiendo gradualmente di video gameplay di Super Mario Odyssey, video che vanno oltre la semplice dimostrazione del titolo e si collocano invece nel pericoloso calderone dello spoiler selvaggio, quello che non vorresti mai trovarti sotto il naso neanche sotto tortura…. Piuttosto staccatemi le unghie con le pinze.
Ma c’è invece chi se la gode, si diverte e se li guarda tutti questi spoiler. Che “Tanto è Mario, che spoiler vuoi che ci siano?”. Che peccato. Si può dire di ottenere la stessa resa da un Breath of the Wild se ci viene svelato l’aspetto di Ganon? Le fasi finali di Mario 64 avrebbero avuto lo stesso impatto se ci avessero svelato la struttura del livello e l’incredibile colonna sonora?
In questa epoca in cui i giochi sono tanti e continui, anche i grandi classici vengono masticati e rigurgitati in favore del prossimo titolo da spacchettare o sull’altare di una discussione social per cui vuoi avere il prima possibile gli strumenti utili a partecipare e dire la tua.
E pensare che c’è chi come il sottoscritto si è guardato ogni video ufficiale di Nintendo una sola volta – giusto in diretta per NintendOn – così da non concentrarsi troppo su dettagli e ridurre al minimo l’impressione dell’immagine sulla retina, impedendole di trasmettere immagini nitide e permanenti al cervello. Perché la differenza tra la meraviglia della scoperta e un molto meno emozionante senso di già visto può passare anche da questo, da un’analisi troppo maniacale dei dettagli, che non lascia spazio all’immaginazione.
Può anche essere vero che la bellezza passi dal fantasticare su ogni dettaglio disponibile, così da verificare poi con mano se le nostre previsioni avessero un fondo di verità o meno… ma quanto può essere invece appagante svelare l’opera poco alla volta, come a seguire un’artista che crea la sua opera pezzo dopo pezzo proprio davanti ai suoi occhi?

Spesso Nintendo negli ultimi anni è stata accusata di aver mostrato “troppo” nei suoi video, come ci avesse finito il gioco davanti agli occhi: un affronto, una mancanza di rispetto, un tradimento.
“A questo punto fateci vedere pure i boss e i segreti”, tuona uno. “Allora mi guardavo un let’s play su YouTube”, ironizza un altro. Possiamo con certezza dargli torto? Siamo sinceramente sicuri che ogni volta sia stato mostrato solo quanto necessario e non di più?
È vero, in passato avevamo i manuali da leggere prima di giocare che mostravano tutte le abilità e gran parte dei nemici, ma erano passaggio indispensabile per non sbattere la testa e avere una graduale introduzione. Oggi i giochi sono molto più chiari, identificabili, leggibili… e pieni di tutorial; ma se perfino l’apprendimento delle nozioni viene guidato a tavolino, possiamo davvero essere contenti di avere sempre meno contenuti di cui stupirci in prima persona?

La realtà è che Nintendo da sempre un po’ ci prende in giro, facendoci credere di averci svelato buona parte dei suoi giochi per poi regalarci un numero di sorprese davvero clamoroso. Rimane un dubbio, un cruccio vero a questo punto: come potremo mai noi sapere se quello che abbiamo tra le mani è un titolo che avrebbe giovato da un silenzio radio come si deve? Purtroppo la dispensazione di informazioni l’ha decisa qualcun altro per noi… e se non avessimo saputo niente? Se avessimo seguito solo level design e le normali istruzioni elargite a schermo?
Forse la nostra esperienza sarebbe cambiata radicalmente, o forse no, di certo è sempre più difficile riuscire a ricreare un’esperienza nostalgicamente genuina, in cui il giocatore e il videogioco si incontrano e fanno conoscenza, si studiano e si rispettano, per poi coreografare insieme il fantastico spettacolo che si genera quando mano del fruitore e medium si muovono in sinergia.
Auguro a tutti noi che per Super Mario Odyssey stiamo mantenendo il silenzio radio di poter vivere questa sensazione. Sarebbe un regalo favoloso, davvero irripetibile e irrinunciabile, che ci permetterà di condividere un evento che si prospetta davvero unico nella storia di Nintendo. Manca poco, ce la possiamo fare!