Sta’ un po’ fermo… ecco, così! BOOM.
Gettati nel mezzo di un’arena, circondati da nemici e amici di varia natura e senza particolari interessi se non quello di farvi fuori in un sol colpo: questo è Rocket Fist, un titolo prettamente improntato all’azione e sviluppato dai ragazzi dello studio indipendente Bitten Toast Games, ora disponibile anche su Nintendo Switch. Il gioco si presenta con due modalità, dedicate una al giocatore singolo e l’altra mirata a coinvolgere amici e parenti. Prima di tuffarsi nella mischia multiplayer dunque è possibile affrontare una campagna single player in cui impersonare un robot dalle sembianze di una simpatica sfera metallica, personalizzabile a piacimento tramite la scelta di colori e sgargianti outfit – che daranno un pizzico di personalità al vostro alter ego.
Il tutorial parte con un banale accenno di trama: c’è un virus e bisogna sterminarlo. Come, vi starete chiedendo. La risposta è semplice: a suon di pugni! Rocket Fist, infatti, basa il suo gameplay intorno ad una sola meccanica (e un unico tasto): distruggere i vostri nemici con pugni dotati di razzi che partiranno veloci e implacabili, rimbalzando impazziti lungo le pareti e le varie piattaforme collocate sapientemente in ogni stage fino a quando la spinta non andrà a scemare. Un’idea semplice, ma che si rivela vincente e soprattutto intuitiva, facile da mettere in pratica. Spogliati dell’unico equipaggiamento in grado di arrecare danno, il resto del gameplay ruota tutto attorno all’intercettazione dei pugni-razzo scagliatici contro (azione che richiede non poca prontezza) ed allo scatto caricato, utile per parallizare momentaneamente i nemici, schivare i loro colpi o per riarmarsi in fretta.
Quando i pugni perdono potenza si fermano e rimangono in attesa di un nuovo utilizzo, di un nuovo bersaglio. Bersaglio che potremmo anche essere noi; i nemici infatti sono in grado di colpirci usando il nostro stesso armamento. Alcuni di loro inoltre fanno uso di armi ancor più pericolose, come bombe pronte a esplodere o l’autodistruzione; altri ancora, una volta colpiti la prima volta, finiscono col moltiplicarsi, dividendo quindi la loro forza ma aumentando di numero e riducendo in parte la libertà di movimento. La visuale dall’alto si rivela una scelta vincente, in quanto permette di tenere sotto controllo i movimenti dei nemici e il miglior riparo da sfruttare.
In tutto i settori sono cinque e l’azione, via via che si avanza negli stage, si fa sempre più concitata. Il giocatore viene obbligato a mettere in campo riflessi e una buona dose di precisione al fine di eliminare nei tempi giusti tutte le robo-creature presenti a schermo; queste non si faranno mai pregare e cercheranno di metterci alle strette continuamente. Un singolo errore lo si paga a caro prezzo: con la morte. Basterà infatti essere colpiti una sola volta per veder svanire nel nulla tutti gli sforzi compiuti e ricominciare da capo uno stage. Tale elemento è talvolta fonte di frustrazione, soprattutto quando il caos la fa da padrone.
Terminati tutti i livelli di un settore, si arriva alla battaglia col boss. Quest’ultimo solitamente riprende le caratteristiche offensive dei nemici affrontati in quello specifico settore, esasperandole e presentandone di nuove ancora, spesso ancor più temibili. In generale tali scontri si sono rivelati sufficientemente impegnativi, soprattuto alla difficoltà più alta.
Il cuore di Rocket Fist, tuttavia, è la sua natura multigiocatore in locale. Con un massimo di altri tre amici (quattro giocatori in totale) il gioco permette di sfidarsi in battaglie a suon di pugni senza esclusione di colpi. Le modalità offerte sono due: la prima è il classico Deathmatch, dove vince chi riesce a compiere il maggior numero di “uccisioni”, mentre la seconda prende il nome di Sopravvivenza e constringe ogni giocatore a tenersi ben strette un numero prefissato di vite per evitare la sconfitta. Il tutto condito dalla presenza di power up (dalla frequenza regolabile dagli stessi giocatori), dal replay dell’ultima uccisione e dalla possibilità degli sconfitti di ritornare in campo sotto forma di robo-cannoni in grado di sparare globi elettrici che paralizzano gli sfidanti ancora in campo. Un modo simpatico per vendicarsi, insomma. Selezionando avatar con lo stesso colore ci si può inoltre organizzare in squadre, facendo coppia (perché tre contro uno non sarebbe molto leale) e unendo le forze contro un altro gruppo di avversari.
Giocato in compagnia il gioco acquisisce un valore tutto nuovo e, come tanti altri giochi di questo tipo, mette a dura prova legami di parentela e amicizie. Peccato per l’assenza di altre modalità che avrebbero senza alcun dubbio arricchito l’offerta ludica, soprattutto a fronte di una meccanica di gioco discretamente interessante. Sarebbe stata apprezzata, ad esempio, una sfida al bersaglio a tempo, ma anche una modalità cooperativa in puro stile “orda zombie”. Per non parlare di una modalità multigiocatore online, quella sì, avrebbe fatto la differenza.
Dal punto di vista tecnico il gioco si sarebbe potuto presentare meglio. Nonostante l’azione scorra quasi sempre fluida a schermo, nei momenti più concitati e in generale quando un gran numero di esplosioni riempie l’arena, è possibile notare qualche breve rallentamento, non tanto grave da guastare il ritmo, ma che certo non aiuta a tenerlo alto. Inoltre, in ben più di un’occasione, il gioco è andato incontro a freeze senza alcuna causa apparente e in tutte le occasioni al completamento di uno stage durante la campagna singleplayer, cosa che ha costretto al rifacimento dell’intero settore.
Dal punto di vista estetico Rocket Fist si presenta pulito, essenziale, senza elementi degni di essere menzionati. I nemici non brillano per originalità, così come i boss, e in generale gli stage appaiono piuttosto monotematici. Tutto funzionale alla natura del titolo, che ricordiamo comunque essere un indie, ma una maggiore caratterizzazione non avrebbe guastato. Anche gli effetti sonori e le musiche si limitano al compitino, accompagnando sì il giocatore nel corso delle sfide, ma senza riuscire a cadenzare il ritmo che ne avrebbe certamente giovato.
Tirando le somme, Rocket Fist è consigliato a chi cerca una sfida tutto sommato divertente, offerta dalla seppur breve campagna singleplayer (parliamo di non più di un paio d’ore selezionando la difficoltà normale e qualcosina in più per quella difficile) e dalla modalità multigiocatore locale. Quest’ultima in particolare rappresenta la parte più succosa del gioco e saprà intrattenere le cerchie di amici e parenti a seguito di una pizza o in compagnia di una birra, a patto che sia in quantità moderata.