Ma gli eroi non erano finiti?
Alle volte certe dichiarazioni lasciano più dubbi che certezze. E quando un concetto viene ribadito più volte le perplessità aumentano soprattutto se mancano video che spieghino realmente la natura di tale presa di posizione.
Tutti abbiamo applaudito l’annuncio durante E3 del ritorno di Travis Touchdown e tutti ci siamo esaltati quando durante Nindies Showcase abbiamo visto il trailer di Travis Strikes Again: No More Heroes. Tutti a preparare i risparmi, tutti ad attendere annunci. Ma da qualche giorno un dubbio si annida nella mia mente. Negli anni abbiamo imparato a intercettare e comprendere le dichiarazioni di facciata che nascondo molti, molti sottintesi. Ecco quindi che alcune scelte e affermazioni di Suda51, ideatore della serie No More Heroes, mi hanno spiazzato oltre che fatto balenare un ventaglio di perplessità, al punto da domandarmi Suda-san dove voglia andare a parare.

A monte di tutta questa considerazione, c’è la volontà dello sviluppatore di ritornare alle sue origini da studio indipendente, condita dalla location di presentazione del progetto: Nindie@Night, un evento dedicato agli indie. Sembrerebbe questo un bene pensando a come molti indie siano sviluppati con passione e liberi molto spesso dalle regole del mercato, eppure la scelta fatta apre a scenari variegati e di difficile interpretazione, anche perché nei suoi primi anni il designer nipponico ha lavorato su progetti molti diversificati. Basti pensare che nella lista dei titoli compaiono RPG e adventure dalle tinte molto meno splatter di quanto si è visto in tempi recenti.
Del resto lo stesso designer ha chiarito che Travis Strikes Again non è un seguito di No More Heroes 2, né uno spin-off, ma un nuovo punto di partenza. Come tutti sappiamo questo è un sottinteso che spesse volte significa che non si vuole rovinare l’immagine di una serie con un titolo quantomeno diverso, ma si vuole allo stesso modo provare a dare prestigio al gioco non etichettandolo come spin-off, appellativo che sovente convince l’utenza che sia difronte ad un titolo di serie B. Molti spin-off si sono dimostrati valevoli tanto quanto la serie principale di cui erano costola, ma vallo a spiegare a chi aspetta sempre e solo di vedere un nuovo numero progressivo accanto al titolo del proprio gioco preferito.

Proprio la “nuova direzione” verso cui punta la spada laser di Travis è il nodo attorno a cui si potrebbe dibattere per giorni. Se si pensa alle mezze delusioni di Suda in tempi recenti, con i vari Shadows of the Damned, Lollipop Chainsaw e Let It Die che non hanno certo esaltato la sua immagine da game designer, il sentore, appena percettibile, è che la fonte alle quali attingere idee sia leggermente a secco e ci sia bisogno di un periodo di transizione, in attesa di un No More Heroes 3 che, nonostante le dichiarazioni di facciata, reputo molto probabile se le vendite di Nintendo Switch andranno secondo le proiezioni.
Nelle ultime ora Suda ha un po’ aggiustato il tiro, ma che rimpinguato il serbatoio delle mie perplessità. Il gioco pare manterrà quella atmosfera cruda, maleducata e irriverente che tanto ho (abbiamo) apprezzato nei primi due capitoli così come l’anima da hack-n-slash puro e semplice. A questo però si aggiunge quella dichiarazione di un possibile multiplayer locale che mi spaventa: coma fa un Travis a condividere lo spazio a schermo e di tasti sui controller con un altro PG?
Passi per lo split screen, anche se per un gioco di questo genere richiederebbe di avere un po’ più di spazio, ma se davvero basterà un solo Joy-Con per controllare tutti i movimenti dei personaggi a me pare davvero molto limitante sopratutto considerato le mosse speciali che nei primi due si potevano realizzare con i controlli di movimento. Certo, come i Wii Remote anche i controller separati di Nintendo Switch hanno i giroscopi (e infrarossi), ma questo tipo di affermazioni paiono andare verso una direzione minimalista che lascia tanti dubbi.
Alla fine di tutto credo che questo Travis Strikes Agains: No More Heroes sia la maniera migliore che Suda abbia trovato per celebrare il decimo anniversario della serie, anche se potenzialmente un po’ forzata dalla impellente avvicinarsi della ricorrenza. Lasciare scoperto questo evento sarebbe stato probabilmente negativo per l’immagine del brand oltre che di Grasshopper Manufacture, di cui ricorre anche il 20° anniversario dalla sua fondazione.
Molto probabilmente Suda ha messo le fondamenta per trovare ispirazione (e supporto) da altri studi per poi sparare tra un annetto o due un nuovo titolo degno della eredità dei primi due episodi. Del resto fare qualche passo indietro è essenziale per calciare la palla lontano oltre la meta.
Personalmente, tuttavia, non vorrei che la fretta e le idee alternative di Goichi Suda tramutino la saga di No More Heroes in un ricordo sbiadito dei tempi che furono. Perché i primi due episodi, in un epoca in cui l’immagine di Nintendo Wii era popolarmente associata al casual gaming e al passatempo da bambini, titoli come No More Heroes e Mad World (Dio, quanto aspetto un secondo episodio!) hanno aiutato molti possessori della console a superare quella invalidante sensazione da giocatore di serie B.
Travis Strikes Again deve essere il Killer 7 di Nintendo Swtich: abbastanza profondo da entrare nell’olimpo dei titoli must have, ma allo stesso tempo abbastanza indie da diventare un cult per estimatori. Con questo target ultimi potremmo vedere certamente un prodotto di peso che non aspira a essere un trampolino per il prossimo “vero” No More Heroes. Diversamente se le mie paure si rivelassero fondate, credo che TSA: No More Heroes rischi di diventare per Travis Touchdown quello che per Dorian Grey è il suo personale ritratto.