Non giudicare un cubo dalla sua texture
Non stessimo parlando del franchise attualmente più popolare nella fascia d’eta compresa tra i Paw Patrol e FIFA su PS4 credo mi girerei dall’altro lato e continuerei a dormire piuttosto che recensire una qualsiasi iterazione di “Minecraft“: vuoi per personale incompatibilità con il genere, vuoi per l’allergia verso i prodotti che diventano fenomeni dalla penetrazione capillare e ti vengono proposti in ogni situazione e in ogni salsa, ma il paradiso cubettoso creato da Notch mai è riuscito a stuzzicare il mio interesse. Fino ad ora. Fino a Minecraft: Story Mode – L’Avventura Completa.

Telltale Games è un nome non troppo in simpatia ad una grossa fetta di giocatori, quelli per cui il paradigma videoludico passa da un’interazione costante con l’universo virtuale attraverso meccaniche convenzionali, veicolo della crescita del nostro avatar e al tempo stesso dello sviluppo narrativo. Gameplay classico, movimento in ambienti 2D/3D, missioni, sfide, reward, backtracking… tante delle cose assenti nei titoli sviluppati sotto il marchio della società Californiana, specializzata nella creazione di veri e propri film interattivi zeppi di QTE che solo saltuariamente ci concedono il controllo in sezioni stile “punta e clicca“.
Questi titoli però rappresentano attualmente la massima forma in cui un qualsiasi franchise – anche esterno al mondo videoludico – può raggiungere una grossa fetta di utenza comprendente anche chi non ha troppa dimestichezza con joypad e combinazioni di tasti. Il ritmo compassato, i comandi semplici e la grande capacità degli sceneggiatori di reinterpretare contesti già esistenti sono garanzia di un’esperienza in grado di soddisfare i più. Ci saranno riusciti anche in questa occasione, avendo a disposizione il celebre marchio di Mojang dall’universo conosciuto ma privo di personaggi consolidati e persistenti?

La sfida più grande da affrontare per Minecraft: Story Mode – L’Avventura Completa risiede infatti nel ricreare personaggi e storia realmente interessanti pur avendo a disposizione solo un universo enorme e collaudato: regole, mondi, mostri, un po’ di lore… ma nessun personaggio realmente iconico o comunque caratteristico della serie. Una situazione ben diversa da quanto visto, per dire, nei titoli dedicati a The Walking Dead o a Batman. E qui entra in gioco l’enorme talento degli scrittori, capaci davvero in pochi minuti di consolidare i protagonisti, tratteggiandone le personalità, e dare il via alla più classica delle storie di “rivincita degli sfigati” anni ’80 – senza però annoiare.
Il mood è quello delle serie TV di Cartoon Network, ibridato con l’humor simile a quello presente nei titoli della serie LEGO – sempre sul pezzo – e dunque molto piacevole ed efficace nel trascinarci all’interno degli eventi. Appare però palese come questo “cammino dell’eroe” sia tratteggiato in modo a dir poco scontato, seguendo il passo dettato da stereotipi degni delle peggiori commercialate televisive, e il gioco dunque per compensare decide di metterci alla prova piuttosto presto (e con una certa severità) attraverso la meccanica principe dei titoli Telletale, ovvero le scelte multiple che portano a ramificazioni degli eventi e cambiamenti nella trama stessa. Ti sembra davvero così superfluo prendere le parti di questo o quel personaggio in quello che è solo un bisticcio? Ne riparliamo fra qualche ora, quando qualcuno rischierà la vita proprio per quella tua precedente presa di posizione.

Diventa dunque molto intrigante seguire le avventure di Jessie e del suo fedele can-ehm, maialino Reuben, accompagnati dal burbero dal cuore d’oro Axel e dalla geniale ma insicura Olivia, i quali passo dopo passo conquisteranno la fiducia della “tostissima” Petra e dell’amico/rivale Lukas per poi trovarsi ad affrontare un’incredibile minaccia legata al leggendario Ordine della Pietra: cosa succede quando la nemesi di questo quartetto di eroi del passato, ricordato con tutti gli onori per aver sconfitto l’Ender Dragon, decide di avere la propria vendetta scatenando una Wither Storm su tutti i partecipanti all’Endercon? Questa sequela di termini fino ai ieri a me oscuri si traduce in un vero e proprio cataclisma che sfugge al controllo di paladini e malfattori, diventando un’inarrestabile forza pronta a demolire l’intero mondo.
Wow, che questo non sia troppo per i nostri giovani eroi i quali, fino a poche ore prima, erano considerati imbranati e incapaci di fare una cosa dall’inizio alla fine? Starà a noi e alla nostra capacità di mediare e interagire con i vari personaggi trovare il modo migliore per sfruttare le forze a disposizione e superare così le avversità – invero mai davvero impervie all’atto pratico – in un percorso in cui però non mancheranno gli inevitabili “build-up” narrativi susseguiti da profonde delusioni o grandi rivelazioni, con l’obiettivo finale spostato ogni volta di qualche centimetro più in avanti al naso del giocatore.

Dal punto di vista prettamente ludico ci troviamo di fronte ad un andamento piuttosto rilassato, in cui buona parte del tempo lo passiamo a seguire cutscene in cui intraprendere dialoghi a risposta multipla per poi dedicarci a fasi di esplorazione necessarie per venire a capo di qualche enigma che coinvolga elementi del fondale con cui interagire o semplicemente venire a capo della soluzione dei problemi nello stile classico di un Monkey Island. Non poteva mancare OVVIAMENTE il piano di lavoro tipico della serie, su cui creare gli iconici oggetti utilizzando tra l’altro le medesime ricette presenti nel gioco originale utilizzando i materiali trovati durante la nostra avventura.
Sebbene l’azione si affidi principalmente ai QTE, troviamo interessante l’inserimento (saltuario) di un rudimentale combattimento in terza persona: muovendoci avanti e indietro possiamo gestire la distanza dai nemici e passare da uno all’altro lockandoli con destra e sinistra, per colpirli con ZL quando riteniamo opportuno – con la spada e con l’arco. Nel complesso tutto funziona in maniera decisamente adeguata, non fosse che i prompt dei tasti a schermo non sono “distinguibili” all’istante come potrebbero essere su una console con un pad dai tasti colorati o con simboli iconici fregiati di tinte variegate: bisogna quindi prestare molta attenzione ai “tastoni” grigi per capire se si debba premere B o A, così come X o Y. Qualche piccola difficoltà si ritrova anche nei QTE in cui ci è richiesto di posizionare un mirino in un punto specifico usando la leva analogica destra, in quanto sebbene sia presente un minimo “autolock”, c’è da prendere confidenza con la zona morta della levetta del controller switch e la sua reattività.

Minecraft: Story Mode – L’Avventura Completa su Nintendo Switch è un altro di quei titoli che meglio mettono in mostra la duttilità del nuovo hardware della casa di Kyoto: far girare un prodotto così curato e rifinito sullo schermo portatile (con la possibilità di giocare interamente con i controlli touch) mentre si è su un mezzo pubblico o semplicemente lontani dalla dock ci permette di apprezzare ancora una volta come tra le nostre mani sia condensata una dose di potenza contenuta ma adeguata a offrirci esperienze molto varie. Tecnicamente solido e pulito, mai troppo incerto nel gestire il framerate, il gioco è davvero affascinante da osservare sullo schermo integrato della console.
In modalità dock non riscontriamo un grosso aumento della definizione video, ma possiamo apprezzare un consistente boost al framerate che eleva sensibilmente la resa dell’esperienza. C’è poco da fare: stilizzato o meno, un comparto grafico che tocca più volte la soglia dei 60fps fa sempre la sua degna figura, contribuendo anche a rendere più godibile la caricaturale espressività dei protagonisti, capaci di dare corpo (cubettoso) al fantastico voice acting. Da notare un paio di incertezze qua e là: quando una texture che sfarfalla, quando un’animazione facciale in ritardo così come una linea di dialogo interrotta bruscamente, ma si tratta di piccoli e brevi incidenti di percorso su un’esperienza che complessivamente sfonda le 10 ore di gioco.

Il vero successo di questa produzione risiede nel coinvolgimento emotivo da parte del giocatore, che inizia il suo viaggio tra figure sconosciute e a tratti prive di mordente per affezionarsi al punto da sentirsi in colpa quando, nel compiere una scelta, capisce che quel determinato personaggio verrà a mancare – pur sperando fino all’ultimo che i tuoi nefasti presagi non si avverino. Plauso anche all’autoironia e alla capacità di oltrepassare la quarta parete senza risultare pacchiani – lo fanno tutti ormai, il rischio è quello – con linee di dialogo che tengono conto di quanto tempo ci metta il giocatore a rispondere e che “ironizzano” in maniera evidente quando l’indecisione porta a non scegliere alcuna opzione. Tutti elementi che alla fine, riguardando titoli di coda o screenshot catturati sulla console, restituiscono quella lieve nostalgia di chi ripercorre con la mente una piacevole avventura piena di eventi e ricordi.
Minecraft: Story Mode – L’Avventura Completa non farà cambiare idea sul cubettoso mondo open world, ma di certo conferma ancora una volta il talento di Telltale Games nel raccontare storie e creare dialoghi coinvolgenti, siano inseriti in un contesto serioso o in uno più leggero come questo. Il viaggio è gradevole e ben scandito, con diverse sorprese nell’incedere e interessanti plot twist che vanno ad articolarsi di episodio in episodio. Forse manca la sfida – elemento imprescindibile per alcuni videogicoatori – ma tutto il resto è talmente ben confezionato da faticare a trovare altre criticità nella produzione, non fosse giusto l’assenza della lingua italiana e per il costo di 39.99€ richiesto su eShop, che si eleva a 49.99€ in versione retail. Nel complesso comunque si tratta di un prezzo giustificato dalla durata dell’esperienza e dall’estrema rigiocabilità per via di tutte le scelte e varianti previste. Pronti a iniziare il viaggio?