Everybody has gone out their mind. You’re not the only one
Thumper
è una creatura strana. Una bestia indomabile che non si fa troppi problemi a rapirti, maltrattarti, rubarti un rene e lasciarti al bordo della strada.
Thumper è un gioco cattivo e accattivante, ti cattura con una direzione artistica da capogiro e ti colpisce sotto la cintura con un gameplay che non perdona e che chiede al giocatore il massimo impegno e la massima costanza. L’esperienza più forte, e convincente, che ho avuto con il gioco è stata quando al termine di un livello mi sono ritrovato mezzo intontito, sudato e stremato.
Drool ha confezionato un gioco che definisce come un violento rhythm game: al giocatore viene semplicemente chiesto di effettuare pochissime mosse: premere un tasto d’azione al momento giusto, piegare lo stick analogico, o i tasti direzionali, a destra e sinistra in corrispondenza di ogni curva e di non sbagliare una mossa. Il titolo è suddiviso in livelli ognuno dei quali è diviso in una trentina di sessioni, tra l’una e l’altra ci sono dei comodi checkpoint e di tanto in tanto ci si troverà a dover affrontare un boss.
In queste fase il gioco da il meglio di sé perché per riuscire a colpire un boss è necessario eseguire senza sbagliare un certo numero di mosse. L’allarmante semplicità della struttura del titolo, stiamo parlando di un rythmn game, è accompagnata però da un comparto artistico davvero azzeccato.
La prima cosa che mi è venuta in mente nell’avviare il titolo per la prima volta è una delle scene finali di “2001: odissea nello spazio”: una roba che a vedere il film mette alla prova tutti i sensi dello spettatore e che in Thumper è replicata e riproposta, magistralmente, per tutte le ore di gioco necessarie a completarlo. Un miscuglio di colori sempre diversi, shader che replicano cromature scintillanti, neon tanto colorati quasi da dar fastidio, simmetria perfetta degli sfondi di gioco che si dispiegano man mano che si macinano metri e metri di percorso che si riflettono sul corpo scintillante dell’astronave del giocatore. Davvero, davvero eccezionale.
Se l’aspetto grafico del gioco ricorda vagamente le opere di Kubrick, l’aspetto sonoro è chiaramente quanto di più vicino possa esistere alla colonna sonora di Mad Max Fury Road. Thumper è il figlio ibrido tra l’identità visiva della scena dello star gate del capolavoro di Kubrick e l’identità sonora del film di Miller.
La colonna sonora è violenta, potente, truce, martellante e soverchiante. Quando si inizia ad entrare nel groove del titolo si entra quasi in uno stato di trance in cui le mani si muovono meccanicamente dopo aver memorizzato i tasti da premere ad ogni corrispondente suono.
Ora, a tratti, almeno nei primissimi livelli, sembra che più che rispondere a input sonori del gioco per progredire si risponda a input grafici, ma quando il gioco ingrana davvero, dal sesto capitolo in poi, Thumper trasforma il giocatore, se ha un buon orecchio, in un vero e proprio performer. La colonna sonora diventa una creature malleabile nelle mani del giocatore che inizia ad essere parte di una meravigliosa orchestra. La potenza dell’impianto artistico si accompagna a un feedback dei comandi davvero perfetto: non solo in modalità portatile i controlli sono privi di qualsivoglia ritardo, qualcuno è presente con la console inserita nel dock, ma l’HD rumble del gioco contribuisce a trasmettere al giocatore la violenza che scorre nel titolo.
Tanta bellezza però si accompagna a un livello di difficoltà estremamente elevato: a tratti frustrante ma che regala soddisfazioni una volta padroneggiato il sistema di gioco. Certo ci vuole tempo, un sacco di pazienza e disciplina: la voglia di lanciare console e Joy-Con fuori dalla finestra potrebbe travolgervi da un giorno all’altro, ma se riuscirete a domare i vostri bollenti spiriti allora vi ritroverete tra le mani una perla di rara bellezza.
Il gioco nasce come un’esperienza per la realtà virtuale e l’impatto scenico risente un po’ dell’adattamento su Nintendo Switch ma il porting è realizzato con maestria: è stata studiata una nuova telecamere, l’HD rumble è ben implementato, il gioco gira fluidissimo sia in modalità portatile che in modalità fissa e consuma davvero poco in termini di batteria.
L’unico appunto forse, a voler trovare il pelo nell’uovo, si può fare alle opzioni di personalizzazione dell’audio: si può solo alzare il livello complessivo del suono ma non manipolare quello delle singole componenti. Da segnalare un sistema di ranking che si appoggia anche alle classifiche online.
Un must have per tutti gli amanti dei rhythm game che non hanno paura della difficoltà.