NBA Playgrounds – Recensione

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Genere: Sport arcade
Multiplayer: 1-4 giocatori (locale)
Lingua/e: Francese, Tedesco, Italiano, Spagnolo, Russo, Inglese

BOOMSHAKALAKA! NBA JAM È TORNAT… NO?

È tempo di afferrare con fermezza il nostro Nintendo Switch, prendere una rincorsa e tuffarsi con prepotenza nei nostalgici anni ’90: l’arrivo di NBA Playgrounds è una manna per tutti gli amanti del gioco arcade vecchio stampo, fatto di dedizione, entusiasmo e improperi contro l’intelligenza artificiale. L’appeal verso il pubblico è chiaramente dovuto alle memorie del leggendario NBA Jam, titolo Acclaim che furoreggiava nelle sale giochi e con cui questa produzione Saber Interactive sembra condividere davvero molto, a cominciare dalle sfide 2vs2 per arrivare all’estrema spettacolarizzazione delle partite. Ma sappiamo bene che nel 2017 non è sufficiente recuperare un vecchio franchise di successo, o emularne gli aspetti migliori, per avere la certezza di riempire lo stadio e lasciare il segno sull’eShop Nintendo. Abbiamo tra le mani un vero talentino strappato alla concorrenza durante un draft fortunato o un semplice free agent per riempire le nostre fila?



NBA Playgrounds si presenta in modo molto onesto e conciso: non ci sono velleità di dare vita al gioco arcade definitivo che possa occuparvi giornate su giornate con una modalità storia specifica o una progressione su più stagioni: il nostro compito è quello di collezionare i grandi campioni del presente e del passato dell’NBA allo stesso modo di come facevamo da bambini, ovvero aprendo dei pacchetti di figurine. Dopo il primo “regalo” del gioco, che ci consente dunque di schierare dei giocatori in campo e provarli in un tutorial non troppo efficace, la pagnotta va guadagnata ottenendo successi sul campo, siamo essi conseguiti nelle singole patite di esibizione o ci vedano conquistare la vetta di uno dei tornei disponibili.

Questo alza il nostro livello giocatore e le statistiche dei personaggi (bronzo, argento o oro), consentendoci ad ogni traguardo specifico di ottenere nuove bustine. Fa quasi sorridere il pensiero che questo NBA Playgrounds possa essere visto come un’incarnazione digitale delle fantasie di un ragazzino, che colleziona figurine e immagina i propri eroi esibirsi nelle partite più spettacolari che la storia abbia mai visto

Si inizia così, tantando la fortuna.
Si inizia così, tentando la fortuna.

Il gameplay di base è effettivamente molto semplice nei suoi controlli, proprio come si addice ad un titolo di questo genere: c’è un tasto specifico per lo scatto, per il passaggio, il tiro, la stoppata, etc. e le nostre azioni sono regolate da una stamina che limita i nostri slanci atletici se abusata (facendocelo notare con una vibrazione a tratti fastidiosa, soprattutto in modalità portatile). È quindi relativamente facile mettere mano al gioco e incominciare a entrare nel vivo, a patto di tenere ben presente come la natura assolutamente arcade si traduce in personaggi reattivi al 100% e privi a ogni automatismo di posizionamento in fase difensiva: la marcatura è a totale appannaggio del giocatore, senza possibilità di dare le spalle al canestro per seguire l’attaccante come succede nei titoli simulativi.

Verrebbe quasi da dire che è decisamente più cruciale, all’inizio, imparare a gestire la retroguardia che l’attacco. Armati di pazienza ci si accorge presto dell’importanza del rubare palla per spezzare il ritmo avversario anche se, curiosamente ma comprensibilmente, il gioco prova a favorire sempre l’attacco e le palle tolte dalle mani del portatore avranno la curiosa tendenza di dirigersi molto spesso verso il suo compagno.

Che bell'ometto, non trovate?
Che bell’ometto, non trovate?

In fase offensiva aumentano in modo consistente i virtuosismi a nostra disposizione, ma al tempo stesso il titolo prova ad alzare l’asticella richiedendoci un discreto grado di padronanza delle tempistiche in fase di tiro. Non importa che si parli di un semplice piazzato dal campo o una schiacciata, tutto viene ricondotto ad un corretto rilascio del tasto di tiro e l’effettivo canestro dipende dall’abilità del giocatore di eseguire quella determinata azione e dalla nostra capacità di effettuarla al momento giusto, non in ritardo né in anticipo.

A schermo vengono sempre visualizzati degli “hint” che confermano la bontà o meno del nostro tiro, così da poterci regolare successivamente e adattare le tempistiche, ma l’assenza di una modalità di allenamento in cui esercitarsi costringe a fare pratica sul campo, rischiando di fare brutte figure in match importanti perché si fatica a capire il tempismo di un nuovo giocatore appena aggiunto al team. Considerato che un tiro “perfetto” regala un punto in più, si capisce quanto sia cruciale questa meccanica.

Pronti ad essere bombardati di tiri da 3 punti?
Pronti ad essere bombardati di tiri da 3 punti?

La natura di NBA Playgrounds è però piena di follia e non sono certo le azioni “di base” a rappresentare l’appeal principale, bensì tutto ciò che può essere pirotecnico ed esagerato: le schiacciate al rallentatore e in due fasi, con tanto di canestro usato come trampolino, ci consentono di umiliare il nostro avversario nel modo più stiloso possibile. Anche le Alley-oop trasmettono un gran senso di (pre)potenza atletica e sono anche molto semplici da eseguire – a patto di trovare il giusto tempismo nel passaggio. Non bastasse questo, ci pensa la barra speciale che si riempie ad ogni azione “spettacolare” (schiacciate, stoppate o palle rubate) che eseguiamo: una volta colma, regala alla squadra un bonus random che può aumentare la velocità dei giocatori, raddoppiare il punteggio delle schiacciate o dei tiri da 3, aumentare il salto delle schiacciate o garantire un canestro sicuro con un tiro dalla metà campo in su.

Utilissimi nei momenti cruciali, sebbene la loro randomicità possa portare ad un certo sbilanciamento – ma dopo tutto è un gioco arcade, che ci vogliamo fare? Ogni azione sul campo viene poi sottolineata da dei cronisti un po’ ripetitivi ma molto simpatici (che possiamo vedere a bordo campo), con licenza di sfondare la quarta parete: rappresentano sicuramente la parte migliore dell’accompagnamento audio, condannato all’anonimato da un tema principale poco ispirato e utilizzato in ogni schermata, diventando alla lunga noioso – disattivato in tempo zero dal sottoscritto.

Progressione, avanzamento e via, verso il prossimo torneo.
Progressione, avanzamento e via, verso il prossimo torneo.

Non è solo il richiamo ad NBA Jam a qualificare questo titolo come valido raccordo tra le differenti generazioni di giocatori, in quanto il sistema di collezione di carte ci offre una vera e propria enciclopedia del mondo del basket NBA, al netto di qualche defezione comprensibile come Jordan o Bird, ma ricca di talenti che spaziano dalla prima era al basket moderno: Magic Johnson, Scottie Pippen, Allen Iverson o LeBron James… c’è davvero una star per tutti, attuali appassionati o tifosi nostalgici, ed è possibile per ognuno leggere una biografia che riassume le curiosità della carriera, nonché le statistiche della stessa.

Superata la fase di ricerca del proprio campione preferito, si passa il tempo sperando di pescare un giocatore “Epico” o “Leggendario”, in quanto nettamente superiori alla media per abilità, che si adatti anche al nostro stile di gioco: affiancare un grandissimo tiratore da 3 punti, capace di segnare praticamente ogni tiro al di là della lunetta, con un maestro dei rimbalzi può essere una delle tante tattiche vincenti per portare a casa i vari tornei presenti, che in ogni partita ci propongono condizioni speciali (es. “Segna tre volte con un tiro da tre punti”) mirate a diversificare il nostro team e stile di gioco.

La grafica in modalità dock è un po' deludente.
La grafica in modalità portatile è un po’ deludente per definizione, sebbene fluida e comunque efficace.

Essendo NBA Playgrounds uno dei tanti titoli multipiattaforma in arrivo su Switch c’era tanta curiosità in merito alla bontà della trasposizione da macchine decisamente più performanti. Il risultato nel complesso non è certo deludente – sebbene non entusiasmi – per via di una resa video sicuramente definita ma un po’ piatta in modalità dock e una versione portatile decisamente sottotono per qualità di immagine e gravata da tempi di caricamento ancora più lunghi di quelli, già di base, non proprio fulminei. Il modo migliore per godersi il titolo attualmente è in casa, davanti alla tv, con gli amici: un vero peccato visto il potenziale del multiplayer portatile. Senza contare poi che il team di sviluppo non ha inserito dal lancio il gioco online, rinviando l’introduzione di questa modalità ad una patch futura che dovrebbe anche migliorare i tempi di caricamento in senso assoluto. Il lavoro svolto è sicuramente interessante dunque, ma mostra palesi limiti realizzativi.

Tempo di tirare le somme... come ce la siamo cavata?
Tempo di tirare le somme… come ce la siamo cavata?

NBA Playgrounds è un titolo che spinge molto sulla leggendaria dinastia di NBA Jam, che aveva già provato qualche anno addietro una manovra di rilancio per mano di EA, ma senza successo. In questo pacchetto molto conciso, senza troppe modalità aggiuntive e privo attualmente del gioco online su Switch, riesce comunque a restituire un buon feeling e a consegnare sufficienti dosi di divertimento a tutti coloro che sentono la mancanza di un titolo sportivo su Nintendo Switch. Per la modesta cifra di 20€ si possono perdonare le diverse lacune nei contenuti, soprattutto se il gameplay di base è comunque sufficientemente solido. All’arrivo della patch per il multiplayer online scopriremo se il titolo avrà vita lunga e un maggiore appeal, ma al momento potrebbe rivelarsi un titolo imperdibile per alcuni e al tempo stesso decisamente dimenticabile per altri. Nostalgia e amore per gli sport “estremi” faranno la differenza in fase d’acquisto.

Giocato una copia fornita dallo sviluppatore, in modalità dock e portatile in egual misura.
Pro: Titolo molto divertente, carico di nostalgia e ottimo nel multplayer
Contro: Caricamenti troppo lunghi, poche modalità e online attualmente non disponibile
7.5

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